La Sacra Bibbia Antico Testamento Genesi.

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LA SACRA BIBBIA - ANTICO TESTAMENTO - GENESI

INTRODUZIONE AL LIBRO DELLA GENESI

Caratteristiche principali.

La Genesi è il primo dei cinque libri che gli Ebrei chiamano la «Legge» e i cristiani, di solito, Pentateuco.

Quest'ultima parola deriva dal greco e significa appunto «cinque rotoli» o libri.

Anche Genesi è una parola derivata dal greco, che vuol dire inizio, origine.

Questo libro fu intitolato così nelle antiche traduzioni greche e latine perché parla delle origini del mondo, dell'umanità, del popolo di Dio.

Il libro si può dividere in due parti.

La prima parte (capitoli 1-11) presenta la creazione del mondo e dell'uomo e l'origine del peccato e della sofferenza; poi racconta di Caino e Abele, di Noè e del diluvio, della torre di Babele.

La seconda parte (capitoli 12-50) racconta le vicende dei patriarchi, cioè degli antenati del popolo ebraico: Abramo (12-25), Isacco, Giacobbe che fu chiamato Israele (26-36) e, infine, Giuseppe, il quale fu al centro degli avvenimenti che portarono Giacobbe e i suoi figli a vivere in Egitto (37-50).

La Genesi parla dell'inizio dell'azione di Dio tra gli uomini.

Con la sua parola egli crea l'universo e, ancora con la sua parola, sceglie nell'umanità, ormai caduta nel peccato, Abramo, colui che darà origine al popolo ebraico, chiamato a servirlo nell'ubbidienza e nella fedeltà.

E' Dio il protagonista della Genesi:

da lui il mondo ha origine e in lui trova un senso; da lui è guidata la storia e da lui viene ogni promessa di salvezza.

Abramo è il modello della fede e dell'ubbidienza con la quale ogni uomo è chiamato a rispondere alla azione di Dio; come scrive l'apostolo Paolo (Romani 4, 11), «Abramo diventato padre di tutti quelli che credono in Dio», anche se non appartengono a popolo d'Israele, al quale per primo Dio ha rivolto la sua chiamata.

Autore e ambiente storico.

Quanto è narrato in questo libro, prima di essere scritto, fu trasmesso oralmente, da una generazione all'altra.

In queste tradizioni, infatti, il popolo ebraico vedeva le radici della sua storia, della sua cultura, della sua fede.

Il ricordo del passato era custodito con amore e fedeltà e veniva continuamente confrontato con il presente, sempre rivissuto e attualizzato in ogni epoca.

Per questo, nel corso della storia d'Israele, diversi gruppi o persone valorizzarono e misero in risalto, di volta in volta, aspetti particolari di talune vicende del ricco patrimonio della tradizione.

Per questo, la narrazione, anche se talvolta è complessa, risulta sempre molto ricca e ci fa comprendere come il popolo di Dio ha vissuto la sua fede e come essa può essere mantenuta continuamente viva.

Schema.

- In principio 1,1-5,32
- Il diluvio 6,1-11,32
- Abramo 12,1-23,20
- Isacco 24,1-25,18
- Giacobbe 25,19-36,43
- La storia di Giuseppe 37,1-50,26

IN PRINCIPIO

CAPITOLO 1

INNO A DIO CREATORE

1 In principio Dio creò il cielo e la terra.
2 Il mondo era vuoto e deserto, le tenebre coprivano gli abissi e un vento impetuoso soffiava su tutte le acque.
3 Dio disse: «Vi sia la luce!». E apparve la luce.
4 Dio vide che la luce era bella e separò la luce dalle tenebre.
5 Dio chiamò la luce Giorno e le tenebre Notte. Venne la sera, poi venne il mattino: primo giorno.
6 Dio disse: «Vi sia una grande volta Divida la massa delle acque».
7 E così avvenne. Dio fece una grande volta e separò le acque di sotto dalle acque di sopra.
8 Dio chiamò la grande volta Cielo. Venne la sera, poi venne il mattino: secondo giorno
9 Dio disse: «Siano raccolte in un sol luogo le acque che sono sotto il cielo e appaia l'asciutto». E così avvenne.
10 Dio chiamò l'asciutto Terra e chiamò le acque Mare. E Dio vide che era bello.
11 Dio disse: «La terra si copra di verde, produca piante con il proprio seme e ogni specie di albero da frutta con il proprio seme!». E così avvenne.
12 La terra produsse erba verde, ogni specie di piante con il proprio seme e ogni specie di alberi da frutta con il proprio seme. E Dio vide che era bello.
13 Venne la sera, poi venne il mattino: terzo giorno.
14 Dio disse: «Vi siano luci nella volta del cielo per distinguere il giorno dalla notte: saranno segni per le feste, i giorni e gli anni.
15 Risplendano nel cielo per far luce sulla terra». E così avvenne.
16 Dio fece due grosse luci: la più grande per il giorno, la più piccola per la notte. E poi le stelle.
17-18 Dalla volta del cielo esse rischiarano la terra. Dio le mise lassù per regolare il giorno e la notte e separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era bello.
19 Venne la sera, poi venne il mattino: quarto giorno.
20 Dio disse: «Le acque producano animali che guizzano, e sulla terra e nel cielo volino gli uccelli».
21 Dio creò i grandi mostri del mare e tutto quel che vive e guizza nelle acque. E Dio vide che era bello.
22 Dio li benedisse: «Siate fecondi, diventate numerosi e popolate le acque dei mari. E anche gli uccelli si riproducano sulla terra».
23 Venne la sera, poi venne il mattino: quinto giorno.
24 Dio disse: «Produca la terra varie specie di animali: domestici, selvatici e quelli che strisciano». E così avvenne.
25 Dio fece questi animali secondo la loro specie: quelli selvatici, quelli domestici e quelli che strisciano al suolo. E Dio vide che era bello.
26 Dio disse: «Facciamo l'uomo: sia simile a noi, sia la nostra immagine. Dominerà sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, sugli animali selvatici e su quelli che strisciano al suolo».
27 Dio creò l'uomo simile a sé, lo creò a immagine di Dio, maschio e femmina li creò.
28 Li benedisse con queste parole: «Siate fecondi, diventate numerosi, popolate la terra. Governatela e dominate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e su tutti gli animali che si muovono sulla terra».
29 Dio disse: «Vi do tutte le piante con il proprio seme, tutti gli alberi da frutta con il proprio seme. Così avrete il vostro cibo.
30 Tutti gli animali selvatici, tutti gli uccelli del cielo e tutti gli altri viventi che si muovono sulla terra mangeranno l'erba tenera». E così avvenne.
31 E Dio vide che tutto quel che aveva fatto era davvero molto bello. Venne la sera, poi venne il mattino: sesto giorno.

CAPITOLO 2

1 Così Dio completò il cielo e la terra e ciò che vi si trova: tutto era in ordine.
2 Il settimo giorno, terminata la sua opera, Dio si riposò. il settimo giorno aveva finito il suo lavoro.
3 Dio benedisse il settimo giorno e disse: «E' mio!». Quel giorno si riposò dal suo lavoro:
tutto era creato.
4 Questo è il racconto delle origini del cielo e della terra quando Dio li creò.

CREAZIONE DELL'UOMO

Quando Dio, il Signore, fece il cielo e la terra,

5 sulla terra non c'era ancora nemmeno un cespuglio e nei campi non germogliava l'erba. Dio, il Signore, non aveva ancora mandato la pioggia e non c'era l'uomo per lavorare la terra.

6 Vi era solamente vapore che saliva dal suolo e ne inumidiva tutta la superficie.

7 Allora Dio, il Signore, prese dal suolo un po' di terra e, con quella, plasmò l'uomo. Gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo diventò una creatura vivente.

8 Poi Dio, il Signore, piantò un giardino a oriente, nella regione di Eden e vi mise l'uomo che egli aveva plasmato.

9 Fece spuntare dal suolo alberi di ogni specie: erano belli a vedersi e i loro frutti squisiti. Nel mezzo del giardino piantò due alberi: uno per dare la vita e l'altro per infondere la conoscenza di tutto

10 Nell'Eden scorreva un fiume che irrigava il giardino e poi si divideva in quattro corsi.

11 Il primo corso si chiamava Pison e circondava tutta la regione di Avila dove vi è oro,

12 e quell'oro è buono. Là ci sono anche resina e pietra onice.

13 Il secondo si chiama Ghicon e scorre intorno a tutta l'Etiopia.

14 Il terzo si chiama Tigri e corre a oriente di Assur. Il quarto Eufrate.

15 Dio, il Signore, prese l'uomo e lo mise nel giardino di Eden per coltivare la terra e custodirla.

16 E gli ordinò: «Puoi mangiare il frutto di qualsiasi albero del giardino,

17 ma non quello dell'albero che infonde la conoscenza di tutto. Se ne mangerai sarai destinato a morire!».

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CREAZIONE DELLA DONNA

18 Poi Dio, il Signore, disse: «Non è bene che l'uomo sia solo. Gli farò un aiuto, adatto a lui».
19 Con un po' di terra Dio, il Signore, fece tutti gli animali della campagna e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati. Ognuno di questi animali avrebbe avuto il nome datogli dall'uomo.
20 L'uomo diede dunque un nome a tutti gli animali domestici, a quelli selvatici e agli uccelli. Ma di essi, nessuno era un aiuto adatto all'uomo.
21 Allora Dio, il Signore, fece scendere un sonno profondo sull'uomo, che si addormentò; poi gli tolse una costola e richiuse la carne al suo posto.
22 Con quella costola Dio, il Signore, formò la donna e la condusse all'uomo.
23 Allora egli esclamò:
«Questa sì!
E' osso delle mie ossa,
carne della mia carne.
Si chiamerà: Donna
perché è stata tratta dall'uomo».
24 Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre, si unirà alla sua donna e i due saranno una cosa sola.
25 L'uomo e la sua donna, tutti e due, erano nudi, ma non avevano vergogna.

Formazione di Eva

Formazione di Eva

CAPITOLO 3

LA DISUBBIDIENZA

1 Il serpente era più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio, il Signore, aveva fatto. Disse alla donna:
- Così Dio vi ha detto di non mangiare nessun frutto degli alberi del giardino!
2 La donna rispose al serpente:
- No, noi possiamo mangiare i frutti degli alberi del giardino!
3 Soltanto dell'albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: Non mangiatene il frutto, anzi non toccatelo, altrimenti morirete!
4 - Non è vero che morirete, - disse il serpente, -
5 anzi, Dio sa bene che se ne mangerete i vostri occhi si apriranno, diventerete come lui: avrete la conoscenza di tutto.
6 La donna osservò l'albero: i suoi frutti erano certo buoni da mangiare; era una delizia per gli occhi, era affascinante per avere quella conoscenza. Allora prese un frutto e ne mangiò. Lo diede anche a suo marito ed egli lo mangiò.
7 I loro occhi si aprirono e si resero conto di essere nudi. Perciò intrecciarono foglie di fico intorno ai fianchi.
8 Verso sera l'uomo e la donna sentirono che Dio, il Signore, passeggiava nel giardino. Allora, per non incontrarlo, si nascosero tra gli alberi del giardino.
9 Ma Dio, il Signore, chiamò l'uomo e gli disse:
- Dove sei?
10 L'uomo rispose:
- Ho udito i tuoi passi nel giardino. Ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto.
11 Gli chiese:
- Ma chi ti ha fatto sapere che sei nudo? hai mangiato il frutto che ti avevo proibito di mangiare?
12 L'uomo gli rispose:
- La donna che mi hai messo a fianco mi h offerto quel frutto e io l'ho mangiato.
13 Dio, il Signore, si rivolse alla donna: - Che cosa hai fatto?
Rispose la donna:
- Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato.

IL CASTIGO

14 Allora Dio, il Signore, disse al serpente: «Per quel che hai fatto tu porterai questa maledizione fra tutti gli animali e fra tutte le bestie selvatiche: Striscerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita.
15 Metterò inimicizia fra te e la donna, fra la tua e la sua discendenza. Questa discendenza ti colpirà al capo e tu la colpirai al calcagno».
16 Poi disse alla donna: «Moltiplicherò la sofferenza delle tue gravidanze e tu partorirai figli con dolore. Eppure il tuo istinto ti spingerà verso il tuo uomo, ma egli ti dominerà!».
17 Infine disse all'uomo: «Tu hai dato ascolto alla tua donna e hai mangiato il frutto che ti avevo proibito. Ora, per colpa tua, la terra sarà maledetta: con fatica ne ricaverai il cibo tutti i giorni della tua vita.
18 Essa produrrà spine e cardi, e tu dovrai mangiare le erbe che crescono nei campi.
19 Ti procurerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tornerai alla terra dalla quale sei stato tratto: perché tu sei polvere e alla polvere tornerai».

CACCIATI VIA DALL'EDEN

20 L'uomo chiamò la sua donna con il nome di "Eva" (Vita) perché è la madre di tutta l'umanità.
21 Allora Dio, il Signore, fece per Adamo e la sua donna tuniche di pelle e li vestì.
22 Poi Dio, il Signore, disse: «Ecco, l'uomo è diventato come un dio che ha la conoscenza di tutto. Ora bisogna proibirgli di raggiungere anche l'albero della vita: non ne mangerà e così non vivrà per sempre».
23 Dio, il Signore, scacciò via l'uomo dal giardino dell'Eden e lo mandò a lavorare la terra dalla quale era stato tratto.
24 Così egli scacciò l'uomo e collocò cherubini di sentinella ad oriente del giardino dell'Eden con una spada infiammata e scintillante: dovevano impedire l'accesso all'albero della vita.

CAPITOLO 4

CAINO E ABELE

1 Adamo si unì a Eva sua moglie che rimase incinta e partorì Caino (l'Acquistato ), «Perché, - disse, - grazie a Dio ho acquistato un figlio».
2 Poi diede alla luce anche il fratello di Caino, Abele. Abele divenne pastore di greggi e Caino coltivatore della terra.
3 Qualche tempo dopo, Caino portò come offerta al Signore alcuni prodotti della terra.
4 Abele, a sua volta, portò primogeniti del suo gregge e ne offrì al Signore le parti migliori. Il Signore guardò con favore Abele e la sua offerta,
5 ma non prestò attenzione a Caino e alla sua offerta. Caino si irritò e rimase col volto abbattuto.
6 Il Signore disse: «Perché ti sei abbattuto? Perché sei tanto scuro in volto?
7 Se agisci bene il tuo volto tornerà sereno, se no, il peccato, che sta accovacciato alla tua porta, vorrà avere il sopravvento su di te. Ma tu devi dominarlo».
8 Un giorno, mentre Caino e Abele stavano parlando insieme nei campi, Caino si scagliò contro Abele suo fratello e lo uccise.
9 Il Signore chiese a Caino: - Dov'è tuo fratello? - Non so, - rispose Caino. - Sono forse io il custode di mio fratello?
10 - Ma che hai fatto? - riprese il Signore; - dalla terra il sangue di tuo fratello mi chiede giustizia.
11 Ora tu sei maledetto, respinto dalla terra bagnata dal sangue di tuo fratello che hai ucciso.
12 Quando la coltiverai non ti darà più le sue ricchezze. Sarai vagabondo e fuggiasco sulla terra.
13 Caino disse al Signore: - Il mio castigo è troppo grande; come potrò sopportarlo?
14 Oggi tu mi scacci dalla terra fertile e io dovrò nascondermi lontano da te! Sarò vagabondo e fuggiasco, e chiunque mi troverà potrà uccidermi.
15 Ma il Signore gli rispose: - No, chi ucciderà Caino sarà punito sette volte più severamente.
E il Signore mise un segno su Caino: se qualcuno l'incontrava non doveva ucciderlo.
16 Caino andò ad abitare nella terra di Nod, a oriente di Eden, lontano dal Signore.

Assassinio di Abele

Assassinio di Abele

LA FAMIGLIA DI CAINO

17 Caino si unì a sua moglie che rimase incinta e diede alla luce Enoc. Poi Caino costruì una città alla quale diede il nome di suo figlio: Enoc.
18 A Enoc nacque Irad, che fu padre di Mecuiael. A Mecuiael nacque Metusael che fu padre di Lamech.
19 Lamech si prese due mogli: una si chiamava Ada, l'altra Zilla.
20 Ada partorì Iabal, padre dei nomadi allevatori di bestiame.
21 Suo fratello, di nome Iubal, fu il padre dei suonatori di cetra e di flauto.
22 Zilla a sua volta partorì Tubalkain, fabbro di attrezzi in bronzo e in ferro. Sorella di Tubalkain fu Naama.
23 Lamech disse alle sue mogli: «Ada, Zilla, ascoltatemi. Mogli di Lamech, fate bene attenzione: per una ferita ricevuta io ho ucciso un uomo e per una scalfittura un ragazzo.
24 Se Caino dev'essere vendicato sette volte Lamech lo sarà settantasette volte».

UN ALTRO FIGLIO PER ADAMO

25 Adamo si unì ancora a sua moglie che gli partorì un figlio. Lo chiamò Set e disse: «Dio mi ha concesso un altro figli o al posto di Abele ucciso da Caino».
26 Anche Set ebbe un figlio e lo chiamò Enos. Allora si incominciò a invocare il nome del Signore.

CAPITOLO 5

ELENCO DEI PATRIARCHI DA ADAMO A NOE'

1-2 Quando Dio creò l'uomo, lo fece simile a sé. Lo creò maschio e femmina, li benedisse, e quando furono creati pose loro il nome UOMO.
Questo è l'elenco dei discendenti del primo uomo:
3 Adamo all'età di centotrent'anni generò un figlio simile a lui, a sua immagine. Lo chiamò Set.
4 Dopo la nascita di Set, Adamo visse altri ottocento anni ed ebbe ancora figli e figlie.
5 Adamo visse novecentotrent'anni, poi morì.
6 Set all'età di centocinque anni generò Enos.
7 Dopo la nascita di Enos, Set visse altri ottocentosette anni ed ebbe ancora figli e figlie.
8 Set visse novecentododici anni, poi morì.
9 Enos all'età di novant'anni generò Kenan.
10 Dopo la nascita di Kenan, Enos visse altri ottocentoquindici anni ed ebbe ancora figli e figlie.
11 Enos visse novecentocinque anni, poi morì.
12 Kenan all'età di settant'anni generò Maalaleel.
13 Dopo la nascita di Maalaleel, Kenan visse altri ottocentoquarant'anni ed ebbe ancora figli e figlie.
14 Kenan visse novecentodieci anni, poi morì.
15 Maalaleel all'età di sessantacinque anni generò Iared.
16 Dopo la nascita di Iared, Maalaleel visse altri ottocentotrent'anni ed ebbe ancora figli e figlie.
17 Maalaleel visse ottocentonovantacinque anni, poi morì.
18 Iared all'età di centosessantadue anni generò Enoc.
19 Dopo la nascita di Enoc, Iared visse altri ottocento anni ed ebbe ancora figli e figlie.
20 Iared visse novecentosessantadue anni poi morì.
21 Enoc all'età di sessantacinque anni generò Matusalemme.
22 Enoc visse sempre come piace a Dio. Dopo la nascita di Matusalemme, Enoc visse altri trecento anni ed ebbe ancora figli e figlie.
23-24 Enoc dunque visse come piace a Dio per trecentosessantacinque anni, poi scomparve perché Dio lo portò via con sé.
25 Matusalemme all'età di centottantasette anni generò Lamech.
26 Dopo la nascita di Lamech, Matusalemme visse altri settecentottantadue anni ed ebbe ancora figli e figlie
27 Matusalemme visse novecentosessantanove anni, poi morì.
28 Lamech all'età di centottantadue anni generò un figlio
29 che chiamò Noè. «Questo figlio, - disse, - ci consolerà nella durissima fatica di lavorare la terra maledetta dal Signore».
30 Dopo la nascita di Noè, Lamech visse altri cinquecentonovantacinque anni ed ebbe ancora figli e figlie.
31 Lamech visse settecentosettantasette anni, poi morì.
32 All'età di cinquecento anni Noè generò Sem, Cam e Iafet.

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IL DILUVIO

CAPITOLO 6

CORRUZIONE GENERALE

1 Gli uomini incominciarono a moltiplicarsi sulla terra. Nacquero loro delle figlie.
2 I figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e si scelsero quelle che vollero.
3 Allora il Signore disse: «Non lascerò che il mio alito vitale rimanga per sempre nell'uomo perché egli è fragile. La sua vita avrà un limite: centovent'anni».
4 Quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini ed esse partorirono figli, sulla terra vi erano anche dei giganti. E ci furono anche dopo. Sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.
5 Il Signore vide che nel mondo gli uomini erano sempre più malvagi e i loro pensieri erano di continuo rivolti al male.
6-7 Si pentì di aver fatto l'uomo e fu tanto addolorato che disse: «Sterminerò dalla terra quest'uomo da me creato, e insieme con lui anche il bestiame, i rettili e gli uccelli del cielo».
8 Ma Noè incontrò il favore del Signore.

NOE' COSTRUISCE L'ARCA

9 Questa è la storia di Noè.
Diversamente dai suoi contemporanei, Noè era un uomo giusto e senza difetti, e si comportava come piace a Dio.
10 Aveva tre figli: Sem, Cam e Iafet.
11 Il mondo era corrotto, dappertutto c'era violenza.
12 Dio guardò il mondo e vide che tutti avevano imboccato la via del male.
13 Allora Dio disse a Noè:
«Ho deciso di farla finita con gli uomini! Per colpa loro infatti il mondo è pieno di violenza. Voglio distruggere loro e anche la terra.
14 «Costruisciti un'arca, una grande imbarcazione in legno robusto. La farai con molti locali e la spalmerai di pece dentro e fuori.
15 L'arca dovrà essere di queste dimensioni: lunga centocinquanta metri, larga venticinque, alta quindici.
16 La coprirai con un tetto a spiovente, inclinato di mezzo metro. L'arca dovrà avere tre piani, e su di una fiancata farai la porta.
17 «Io farò venire una grande inondazione per distruggere tutti gli esseri viventi. Tutto ciò che si muove sulla terra, perirà.
18 Tu invece ti salverai, io mi impegno con te. Devi entrare nell'arca, tu con tua moglie, i tuoi figli e le tue nuore.
19 Dovrai farvi entrare anche una coppia di ogni essere vivente, un maschio e una femmina, per conservarli in vita con te.
20 Di ogni specie di uccelli, di ogni specie di bestie e di ogni specie di rettili verrà con te una coppia per aver salva la vita.
21 Procurati ogni genere di viveri e prepara una scorta: servirà di cibo per te e per loro».
22 Noè eseguì tutto quel che Dio gli aveva comandato.

CAPITOLO 7

NOE' ENTRA NELL'ARCA

1 Il Signore disse a Noè: «Entra nell'arca con tutta la tua famiglia. Ho visto che di tutta questa generazione tu solo sei giusto.
2 Prendi con te sette coppie di tutti gli animali non impuri: sette maschi e sette femmine. Di tutti gli altri prendi invece una sola coppia: un maschio e la sua femmina.
3 Devi anche prendere sette coppie di ogni tipo di uccelli: maschi e femmine, per conservare la loro specie sulla terra,
4 perché fra una settimana io farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti ininterrottamente. Così farò scomparire dalla faccia della terra tutti gli esseri viventi che ho fatto».
5 Noè eseguì quel che il Signore gli aveva comandato.
6 Aveva seicento anni quando venne il diluvio e le acque inondarono la terra.
7 Per sfuggire al diluvio Noè entrò nell'arca con i suoi figli, la moglie e le nuore,
8 con gli animali puri e impuri, gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra.
9 Come Dio aveva comandato a Noè, gli animali andarono da lui nell'arca, a coppie: maschi e femmine.
10 Dopo una settimana venne il diluvio sulla terra.

IL DILUVIO

11 Quando Noè compiva seicento anni, il giorno diciassette del secondo mese, le acque sotterranee uscirono con violenza da tutte le sorgenti e le riserve del cielo si spalancarono.
12 Piovve sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti.
13 Fu proprio in quel giorno che Noè entrò nell'arca con i figli Sem, Cam e Iafet, con sua moglie e le mogli dei suoi figli.
14 Con loro entrarono ogni specie di animali selvatici e domestici, ogni genere di rettili che strisciano al suolo e ogni razza di uccelli e di volatili.
15 Vennero dunque nell'arca con Noè coppie di ogni essere vivente.
16 Maschio e femmina di ogni specie entrarono, come Dio aveva comandato. Poi il Signore chiuse la porta dell'arca dietro a Noè.
17 Il diluvio continuò per quaranta giorni sulla terra. Le acque aumentarono e sollevarono l'arca dal suolo.
18 Acquistarono forza, crebbero ancora e su di esse l'arca andava alla deriva.
19-20 Con maggior violenza le acque continuarono ad aumentare sulla terra finché sommersero tutti i monti. Li coprirono completamente; superarono di oltre sette metri le più alte cime.
21 Morì tutto ciò che aveva vita sulla terra: uccelli, animali domestici e selvatici, tutte le piccole bestie che si muovono sul suolo, e anche tutti gli uomini.
22 Morì tutto quel che prima aveva vita sulla terra asciutta.
23 Fu distrutta ogni forma di vita sulla superficie della terra: furono sterminati uomini e bestie, rettili e uccelli. Sopravvissero solamente Noè quelli che erano con lui nell'arca.

FINE DEL DILUVIO

24 Sulla terra il livello delle acque rimase alta per centocinquanta giorni.

CAPITOLO 8
1 Dio non si dimenticò di Noè e di tutti gli animali selvatici e domestici che si trovavano con lui nell'arca. Fece soffiare un vento sulla terra e le acque cominciarono ad abbassarsi.
2 Vennero fermate le sorgenti, chiuse le riserve del cielo, e fu trattenuta la pioggia.
3 Così, dopo centocinquanta giorni, le acque cominciarono a calare
4 e il diciassettesimo giorno del settimo mese l'arca si posò su un monte della catena dell'Ararat.
5 Le acque continuarono a calare fino al decimo mese: il primo giorno di quel mese apparvero le cime dei monti.
6 Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto nell'arca
7 e lasciò andare un corvo. Il corvo usciva e tornava indietro ogni volta, finché le acque scomparvero dal suolo.
8 Per vedere se le acque si erano ritirate dalla superficie della terra, Noè mandò fuori una colomba.
9 Essa non trovò alcun luogo dove posarsi perché l'acqua ricopriva ancora tutta la terra. Tornò allora verso l'arca e Noè stese la mano e la portò dentro con lui.
10 Noè aspettò ancora una settimana e mandò di nuovo la colomba fuori dell'arca
11 Verso sera essa tornò da lui: aveva nel becco un ramoscello verde di ulivo. Noè capì che le acque si erano ritirate dalla terra.
12 Aspettò ancora un'altra settimana. Lasciò di nuovo andare la colomba la quale non tornò più da lui.
13 Il primo giorno del primo mese, quando Noè aveva seicentun anni, le acque si erano ritirate dal suolo. Noè tolse il tetto dell'arca, guardò intorno e vide che la superficie della terra stava asciugandosi.
14 Il ventisettesimo giorno del secondo mese la terra era completamente asciutta.
15 Allora Dio ordinò a Noè:
16 «Esci dall'arca con tua moglie, i tuoi figli e le tue nuore.
17 Fa' uscire anche gli animali che hai con te, di qualsiasi specie: uccelli, bestiame e tutti gli animali che strisciano al suolo: si diffondano sulla terra, siano fecondi e diventino numerosi».
18 Noè uscì dunque dall'arca con i figli, la moglie e le nuore.
19 Poi uscirono anche tutte le bestie secondo la loro specie: tutti i rettili, tutti gli uccelli e tutti gli animali che si muovono sulla terra.

NOE' OFFRE UN SACRIFICIO A DIO

20 Noè costruì un altare per il Signore. Tra gli animali e gli uccelli puri ne prese uno di ogni specie e li bruciò sull'altare come sacrificio completo offerto al Signore.
21 Il Signore gradì quel sacrificio dal piacevole odore e disse fra sé: «Non maledirò mai più il mondo a causa dell'uomo. E' vero che fin dalla sua giovinezza egli ha in cuor suo solo inclinazioni malvagie. Tuttavia io non distruggerò mai più tutti gli esseri viventi come ho fatto questa volta.
22 Finché durerà il mondo,
semina e mietitura,
freddo e caldo,
estate e inverno,
giorno e notte
non cesseranno mai».

CAPITOLO 9

DIO FA ALLEANZA CON NOE'

1 Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: «Siate fecondi, diventate numerosi e popolate la terra.
2 Tutti gli animali: il bestiame, gli uccelli, gli animali selvatici e i pesci, avranno timore e paura di voi. Di tutti potrete disporre:
3 vi do per cibo tutto ciò che si muove e ha vita, come vi ho dato le piante.
4 «Non dovrete però mangiare la carne con il sangue: perché nel sangue c'è la vita.
5 Se sarà versato il sangue di un uomo, ossia la sua vita, io interverrò per punire: punirò ogni animale che avrà ucciso un uomo e punirò ogni uomo che avrà ucciso un altro uomo.
6 Chi uccide un uomo
verrà ucciso dall'uomo,
perché Dio ha fatto l'uomo
a sua immagine.
7 Quanto a voi, siate fecondi,
diventate numerosi,
diffondetevi sulla terra,
popolatela».
8 Poi Dio disse a Noè e ai suoi figli:
9 «Io stabilisco un'alleanza con voi e con tutti i vostri discendenti
10 e con gli esseri viventi intorno a voi: uccelli, bestie selvatiche, animali domestici, quelli usciti con voi dall'arca e quelli che vivranno in futuro sulla terra.
11 M'impegno a questo con voi: nessun essere verrà mai più coperto dalle acque del diluvio; esse non allagheranno mai più la terra per distruggerla».

L'ARCOBALENO

12 Dio aggiunse:
«Vi do un segno
dell'alleanza che ho stabilito
fra me e voi
e tutti gli esseri viventi
che sono con voi
e per tutte le loro generazioni
in futuro:
13 ho messo il mio arco
tra le nubi..
Sarà il segno dell'impegno
che ho preso verso il mondo.
14 «Quando io accumulerò nubi sopra la terra, apparirà l'arcobaleno
15 e io mi ricorderò della promessa fatta per voi e per tutti i viventi, a qualunque specie appartengano: le acque non scateneranno più il diluvio e non distruggerò mai più ogni vivente.
16 Vedrò apparire l'arcobaleno nelle nubi e non dimenticherò il patto stabilito per sempre tra me e tutti gli esseri viventi nel mondo, di ogni specie».
17 Dio disse a Noè:«E' questo, dunque, il segno del patto che io ho stabilito tra me e ogni vivente nel mondo».

NOE' E I SUOI FIGLI

18 Con Noè uscirono dall'arca i suoi figli: Sem, Cam, che fu il padre di Canaan, e Iafet.
19 Da quei tre figli di Noè ha avuto origine tutta la popolazione della terra.
20 Noè fu agricoltore e fu il primo a piantare una vigna.
21 Un giorno bevve il vino, si ubriacò e si addormentò nudo nella sua tenda.
22 Cam, padre di Canaan, vide suo padre nudo e uscì a dirlo ai suoi due fratelli.
23 Ma Sem e Iafet presero un mantello, se lo gettarono tutti e due sulle spalle e, camminando all'indietro, coprirono il loro padre che era nudo. Poiché voltavano la faccia dall'altra parte essi non videro il padre nudo.
24 Quando Noè non fu più ubriaco venne a sapere quel che aveva fatto suo figlio minore.
25 Allora disse:
«Canaan sia maledetto,
sia lo schiavo degli schiavi
dei suoi fratelli!».
26 Poi disse ancora:
«Il Signore, il Dio di Sem,
sia benedetto.
Canaan sia lo schiavo di Sem!
27 E Dio conceda spazio a Iafet!
Possa egli abitare nelle tende di Sem
e Canaan sia lo schiavo di Iafet!».
28 Dopo il diluvio Noè visse ancora trecentocinquant'anni.
29 Quando morì aveva novecentocinquant'anni.

CAPITOLO 10

I POPOLI DELLA TERRA

(vedi 1 Cronache 1, 5-23)
1 Noè aveva tre figli: Sem, Cam e Iafet. Dopo il diluvio nacquero loro figli. Questa è la lista.
2 I figli di Iafet: Gomer, Magog, Madai, Iavan, Tubai, Mesech e Tiras.
3 I figli di Gomer: Aschenaz, Rifat e Togarma.
4 I figli di Iavan: Elisa, Tarsis, gli abitanti delle isole di Cipro e di Rodi.
5 Da Iavan discendono gli abitanti delle isole: essi divennero popoli, ognuno dei quali ha un proprio territorio che corrisponde alla sua stirpe, lingua e nazione.
6 I figli di Cam: Cus, Egitto, Put e Canaan.
7 I figli di Cus: Seba, Avila, Sabta, Raama e Sabteca.
I figli di Raama: Saba e Dedan.
8 Cus generò Nimrod: questi fu il primo guerriero.
9 Fu anche un bravissimo cacciatore, e ancora oggi si dice: essere uno straordinario cacciatore, come Nimrod.
10 Incominciò a regnare sulle città di Babele, Uruch, Accad e Calne, tutte situate nella regione di Sennaar.
11 Da questa terra si portò in quella di Assur dove costruì le città di Ninive, di Recobot-Ir, di Calach
12 e, fra Ninive e Calach, la grande città di Resen.
13 Egitto generò Lud, Anam, Laab, Naftuch,
14 Patros, Casluch e Caftor dal quale hanno origine i Filistei
15 Canaan generò Sidone, il primogenito, e Chet.
16 Inoltre traggono origine da lui: Gebusei, Amorrei, Gergesei,
17 Evei e i popoli Archita, Sineo,
18 Arvadita, Semarita e Camatita. In seguito le famiglie dei Cananei si dispersero.
19 Il territorio dei Cananei si estendeva da Sidone in direzione di Gerar fino a Gaza, poi in direzione di Sodoma, Gomorra, Adma e Zeboim fino a Lesa.
20 Sono questi i discendenti di Cam, che diventarono popoli, ognuno dei quali ha un proprio territorio che corrisponde alla sua stirpe, lingua e nazione.
21 Anche Sem, fratello maggiore di Iafet capostipite di tutti i discendenti di Eber, ebbe figli.
22 I figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsad, Lud e Aram.
23 I figli di Aram: Uz, Ul, Gheter e Mas.
24 Arpacsad generò Selach e Selach generò Eber.
25 Eber ebbe due figli: chiamò uno Peleg (Divisione), perché è da quel tempo che gli uomini furono divisi nel mondo, e chiamò l'altro Ioktan.
26 Ioktan generò Almodad, Selef, Asarmavet, Ierach,
27 Adoram, Uzai, Dikla,
28 Obal Abimael, Saba,
29 Ofir, Avila e Iobab. Tutti questi furono i figli di Ioktan.
30 Il loro territorio si estendeva da Mesa in direzione di Sefar fino ai monti dell'oriente.
31 Questi sono discendenti di Sem, che divennero popoli ognuno dei quali ha un proprio territorio che corrisponde alla sua stirpe, lingua e nazione.
32 Le famiglie qui elencate hanno avuto origine dai figli di Noè e sono ordinate secondo la loro discendenza e le loro nazioni. Da esse, dopo il diluvio, sono sorte le nazioni sparse nel mondo.

CAPITOLO 11

LA TORRE DI BABELE

1 Un tempo tutta l'umanità parlava la stessa lingua e usava le stesse parole.
2 Emigrati dall'oriente gli uomini trovarono una pianura nella regione di Sennaar e vi si stabilirono.
3 Si dissero l'un l'altro: «Forza! Prepariamoci mattoni e cuociamoli al fuoco!». Pensarono di adoperare mattoni al posto delle pietre e bitume invece della calce.
4 Poi dissero: «Forza! Costruiamoci una città! Faremo una torre alta fino al cielo! Così diventeremo famosi e non saremo dispersi in ogni parte del mondo!».
5 Il Signore scese per osservare la città e la torre che gli uomini stavano costruendo.
6 Disse: «Ecco, tutti quanti formano un sol popolo e parlano la stessa lingua. E questo non è che il principio delle loro imprese! D'ora in poi saranno in grado di fare tutto quel che vogliono!
7 Andiamo a confondere la loro lingua: così non potranno più capirsi tra loro».
8 E il Signore li disperse di là in tutto il mondo; perciò furono costretti a interrompere la costruzione della città.
9 La città fu chiamata Babele (Confusione) perché fu lì che il Signore confuse la lingua degli uomini e li disperse in tutto il mondo.

La torre di Babele

La torre di Babele

I DISCENDENTI DI SEM FINO AD ABRAMO

(vedi 1 Cronache 1, 24-27)
10 Questa è la lista dei discendenti di Sem. Sem generò Arpacsad, due anni dopo il diluvio, all'età di cent'anni.
11 Dopo la nascita di Arpacsad, Sem visse altri cinquecento anni ed ebbe ancora figli e figlie.
12 Arpacsad generò Selach all'età di trentacinque anni.
13 Dopo la nascita di Selach, Arpacsad visse altri quattrocentotré anni ed ebbe ancora figli e figlie.
14 Selach generò Eber all'età di trent'anni.
15 Dopo la nascita di Eber, Selach visse altri quattrocentotré anni ed ebbe ancora figli e figlie.
16 Eber generò Peleg all'età di trentaquattro anni.
17 Dopo la nascita di Peleg, Eber visse altri quattrocentotrent'anni ed ebbe ancora figli e figlie.
18 Peleg generò Reu all'età di trent'anni.
19 Dopo la nascita di Reu, Peleg visse altri duecentonove anni ed ebbe ancora figli e figlie.
20 Reu generò Serug all'età di trentadue anni.
21 Dopo la nascita di Serug, Reu visse altri duecentosette anni ed ebbe ancora figli e figlie.
22 Serug generò Nacor all'età di trent'anni.
23 Dopo la nascita di Nacor, Serug visse altri duecento anni ed ebbe ancora figli e figlie.
24 Nacor generò Terach all'età di ventinove anni.
25 Dopo la nascita di Terach, Nacor visse altri centodiciannove anni ed ebbe ancora figli e figlie.
26 Dopo aver compiuto i settant'anni, Terach generò Abram, Nacor e Aran.
27 Questo è l'elenco dei discendenti di Terach: Terach generò Abram, Nacor e Aran. Aran generò Lot.
28 Aran morì nel suo paese natale, Ur dei Caldei, mentre suo padre Terach era ancora in vita.
29 Abram e Nacor presero moglie: la moglie di Abram si chiamava Sarai; quella di Nacor era Milca, figlia di Aran e sorella di Isca.
30 Sarai non aveva figli perché era sterile.
31 Terach prese con sé suo figlio Abram, Lot, figlio di suo fratello Aran, Sarai, moglie di suo figlio Abram, e lasciarono Ur dei Caldei per andare nella terra di Canaan. Arrivarono nella città di Carran e si stabilirono là.
32 Terach morì a Carran all'età di duecentocinque anni.

ABRAMO

CAPITOLO 12

IL SIGNORE CHIAMA ABRAMO

1 Il Signore disse ad Abram:
«Lascia la tua terra, la tua tribù,
la famiglia di tuo padre,
e va' nella terra che io ti indicherò.
2 Farò di te un popolo numeroso,
una grande nazione.
Il tuo nome diventerà famoso.
Ti benedirò.
Sarai fonte di benedizione.
3 Farò del bene a chi te ne farà.
Maledirò chi ti farà del male.
Per mezzo tuo io benedirò
tutti i popoli della terra».
4-5 Abram partì dalla località di Carran, secondo l'ordine del Signore. Aveva settantacinque anni. Partirono con lui la moglie Sarai e il nipote Lot, figlio di suo fratello. Portarono tutti i beni che avevano acquistato e gli schiavi comperati in Carran. Si diressero verso la terra di Canaan.

ABRAMO IN CANAAN

Giunsero in Canaan
6 e Abram attraversò quella regione fino a Sichem, alla Quercia di More. I Cananei erano allora gli abitanti di quella terra.
7 Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Questa è la terra che io darò ai tuoi discendenti». E in quel luogo Abram costruì un altare per il Signore che gli era apparso.
8 Poi si trasferì verso la montagna che si trova a est di Betel. Piantò la sua tenda a mezza strada tra Betel a ovest e Ai a est. Costruì un altare invocò il Signore.
9 Poi, a tappe, si diresse verso il Negheb.

ABRAMO IN EGITTO

10 Una grave carestia colpì la terra di Canaan. Per evitarla Abram emigrò in Egitto
11 Prima di arrivarci disse a Sarai, sua moglie «Tu sei una donna molto bella.
12 Quando gli Egiziani ti vedranno penseranno che sei mia moglie, allora mi uccideranno e lasceranno in vita te.
13 Ti prego, di' a tutti che sei mia sorella. Così, grazie a te, invece di uccidermi, mi tratteranno bene».
14 Infatti, appena giunsero in Egitto, gli Egiziani videro che Sarai era bellissima.
15 Alcuni funzionari la notarono e lodarono la sua bellezza parlandone con il faraone. Così fu portata al palazzo reale
16 e a causa sua trattarono molto bene Abram: gli regalarono pecore buoi, asini e asine, serve e servi e cammelli.
17 Ma il Signore colpì il faraone e la sua casa con gravi malattie perché aveva preso Sarai, la moglie di Abram.
18 Il faraone allora chiamò Abram e gli disse: «Che cosa mi hai combinato? Perché non mi hai fatto sapere che è tua moglie?
19 Mi ha raccontato che era tua sorella e hai lasciato chi io la prendessi per moglie! Ora riprenditela vattene!».
20 Il faraone diede ordine di far partire Abram con sua moglie e tutto quel che possedeva.

CAPITOLO 13

1 Quindi Abram lasciò l'Egitto e si avviò verso il Negheb con sua moglie, tutti suoi beni e Lot che l'accompagnava.

ABRAMO E IL NIPOTE LOT

2 Abram era assai ricco. Aveva molto bestiame, argento e oro.
3 Proseguì il suo viaggio dal Negheb fino a Betel, dove già una volta aveva piantato la sua tenda, tra Betel e Ai.
4 E là dove aveva già costruito un altare invocò il nome del Signore.
5 Anche Lot, che viaggiava con Abram, aveva pecore, buoi e tende.
6 E proprio per questa quantità di bestiame i pascoli non erano sufficienti per tutti e due
7 tanto più che, a quel tempo, anche i Cananei e i Perizziti abitavano quel territorio. Un giorno scoppiò una lite tra i pastori dei greggi di Abram e quelli di Lot.
8 Allora Abram disse a Lot: «Noi siamo come fratelli e quindi non ci devono essere liti tra me e te, né tra i miei e i tuoi pastori.
9 Dunque separiamoci: hai davanti a te tutta questa regione. Se tu andrai a sinistra, io andrò a destra; se invece tu andrai a destra, io andrò a sinistra».
10 Lot si guardò intorno e vide la pianura del Giordano. Prima che il Signore distruggesse le città di Sodoma e Gomorra, fino a Zoar era una valle tutta irrigata, come il giardino del Signore, come la terra d'Egitto.
11 Perciò Lot scelse per sé tutta la pianura del Giordano e se ne andò verso est. Così si divisero.
12 Abram abitò nella regione di Canaan, Lot invece nelle città della pianura e si spinse fino a Sodoma.
13 Ma gli abitanti di quella città erano perversi e peccavano contro il Signore.
14 Dopo che Lot se ne fu andato, il Signore disse ad Abram: «Guardati intorno, da questo luogo dove sei, volgi gli occhi a nord e a sud, a est e a ovest.
15 Io darò per sempre a te e ai tuoi discendenti tutta la terra che tu vedi.
16 Farò diventare i tuoi discendenti tanto numerosi che nessuno li potrà contare, come non si può contare la polvere sulla terra.
17 E ora va'. Percorri in lungo e in largo questa terra perché io te la darò».
18 Allora Abram spostò l'accampamento verso le Querce di Mamre che sono a Ebron e in quel luogo costruì un altare per il Signore.

CAPITOLO 14

ABRAMO LIBERA LOT

1 Ecco che cosa accadde ai tempi di Amrafel re di Sennaar, di Arioch re di Ellasar, di Chedorlaomer re di Elam, e di Tideal re di Goim.
2 Questi re fecero guerra a Bera re di Sodoma, a Birsa re di Gomorra, a Sinab re di Adma, a Semeber re di Zeboim, a Zoar re di Bela.
3 Questi ultimi si radunarono nella valle di Siddim, dove ora c'è il mar Morto
4 Essi erano rimasti sottomessi a Chedorlaomer per dodici anni, ma nel tredicesimo si ribellarono
5 L'anno dopo, il quattordicesimo, Chedorlaomer e i re suoi alleati avanzarono e sconfissero i Refaim ad Astarot-Karnaim gli Zuzim ad Am, gli Emim a Save-Kiriataim,
6 e gli Urriti sulle montagne di Seir fino a El-Paran, che è vicino al deserto.
7 Poi tornarono indietro, giunsero a En-Mispat, vale a dire a Kades. Sconfissero gli Amaleciti su tutto il territorio e persino gli Amorrei che abitavano ad Azazon-Tamar.
8 A questo punto si trovarono di fronte i re di Sodoma, di Gomorra, di Adma, di Zeboim e di Bela, cioè Zoar, i quali si schierarono in battaglia nella valle di Siddim
9 per combattere appunto Chedorlaomer, re di Elam, Tideam, re di Goim, Amrafel, re di Sennaar e Arioch, re di Ellasar. Erano cinque re contro quattro.
10 La valle di Siddim era piena di grandi pozze di bitume. I re di Sodoma e di Gomorra in fuga vi caddero dentro. Gli scampati invece si rifugiarono verso il monte.
11 I vincitori presero allora tutte le ricchezze e le vettovaglie di Sodoma e di Gomorra e se ne andarono.
12 Presero anche Lot, nipote di Abram, figlio di suo fratello, che abitava a Sodoma, e le sue ricchezze, e se ne andarono.
13 Uno degli scampati venne a riferire il fatto ad Abram, l'Ebreo, che abitava vicino alle querce che appartenevano a Mamre, l'Amorreo, fratello di Escol e di Aner, alleati di Abram.
14 Appena saputo che suo nipote era caduto prigioniero, Abram organizzò i suoi uomini: con trecentodiciotto servi tra i più fidati inseguì quei re fino a Dan.
15 Abram divise i suoi uomini in gruppi, e nella notte sconfisse i nemici e li inseguì fino a Coba, a nord di Damasco.
16 Ricuperò il bottino, liberò il nipote Lot con le sue ricchezze e tutta la popolazione, uomini e donne.

MELCHISEDEK BENEDICE ABRAMO

17 Dopo aver sconfitto Chedorlaomer e i re suoi alleati, Abram era sulla via del ritorno. Allora il re di Sodoma gli andò incontro nella valle di Save, chiamata anche la valle del Re.
18 In quell'occasione il re di Salem, Melchisedek, portò pane e vino. Egli era sacerdote del Dio Altissimo.
19 Benedisse Abram con queste parole:
«Dio, l'Altissimo, creatore del cielo e della terra, benedica te, Abram!
20 E sia benedetto il Dio Altissimo perché ti ha reso vittorioso sui tuoi nemici!». E Abram diede a Melchisedek la decima parte di ogni cosa.
21 Poi il re di Sodoma disse ad Abram:
- Restituiscimi i miei uomini e tieni per te il bottino di guerra.
22 Abram però gli rispose:
- Giuro dinanzi al Signore Altissimo, creatore del cielo e della terra,
23 che non prenderò neppure un filo di quel che è tuo, neanche un laccio di calzatura. Perché tu non possa dire: io ho arricchito Abram.
24 Non voglio niente per me, salvo quanto hanno mangiato i miei servi, e la parte che spetta ai miei uomini, cioè Aner, Escol e Mamre. Quelli si prenderanno quanto loro dovuto.

CAPITOLO 15

PROMESSA DEL SIGNORE AD ABRAMO

1 Dopo questi fatti il Signore parlò in visione ad Abram:
- Non temere, - gli disse, - io ti proteggo come uno scudo. La tua ricompensa sarà grandissima.
2 Ma Abram rispose:
- Signore, mio Dio, cosa mai potrai darmi, dal momento che non ho figli? Ormai sto per andarmene e l'erede in casa mia sarà Eliezer di Damasco.
3 Ecco, tu non mi hai dato nemmeno un figlio, - continuò a dire Abram, - e così un servo della mia famiglia sarà mio erede!
4 Il Signore rispose:
- No! Non il tuo servo, ma uno che nascerà da te sarà il tuo erede.
5 Poi lo condusse all'aperto e gli disse: «Contempla il cielo e conta le stelle, se le puoi contare!». E aggiunse: «I tuoi discendenti saranno altrettanto numerosi».
6 Abram ebbe fiducia nel Signore e per questo il Signore lo considerò giusto.

Patto del Signore con Abramo
7 Il Signore disse ad Abram:
- Io sono il Signore; io ti ho fatto uscire da Ur, città dei Caldei, per darti questa terra.
8 Signore, mio Dio! - rispose Abram. - Come posso sapere che questa terra sarà mia?
9 Il Signore gli rispose:
- Procurami una vitella, una capra, un montone, tutti di tre anni, una tortora e un piccione giovane.
10 Abram si procurò tutti questi animali, li tagliò in due e mise ogni metà di fronte all'altra. Ma non divise gli uccelli.
11 Alcuni rapaci si precipitarono su quelle bestie morte, ma Abram li scacciò.
12 Al tramonto del sole Abram si sentì afferrare da un sonno profondo e da una grande angoscia.
13 Allora il Signore gli disse: «I tuoi discendenti abiteranno come stranieri in una terra che non sarà la loro. Saranno ridotti in schiavitù e oppressi per quattrocento anni.
14 Ma io condannerò quel popolo che li terrà schiavi e allora usciranno da quella terra con molte ricchezze
15-16 Dopo quattro generazioni i tuoi discendenti torneranno. Solo allora infatti io scaccerò gli Amorrei, che abitano in questa terra, perché saranno tanto malvagi che meriteranno d'essere scacciati. Tu, invece, vivrai una felice vecchiaia, morirai in pace e riceverai degna sepoltura».
17 Dopo il tramonto seguì una notte molto buia. Ed ecco un braciere fumante e una torcia accesa passarono tra le metà degli animali uccisi
18 In quel giorno il Signore fece una promessa ad Abram. Gli disse: «Io prometto di dare a te e ai tuoi discendenti questa terra che si estende dal fiume confinante con l'Egitto sino al grande fiume, l'Eufrate.
19 Ora però è abitata da Keniti, Kenizziti, Kadmoniti,
20 Ittiti, Perizziti, Refaim,
21 Amorrei, Cananei, Gergesei e Gebusei».

CAPITOLO 16

SARAI E AGAR. NASCITA DI ISMAELE

1 Sarai moglie di Abram, non aveva potuto dargli dei figli. Aveva però una schiava egiziana, di nome Agar.
2 Perciò Sarai disse ad Abram: «Vedi bene che il Signore mi ha resa sterile. Va' dunque dalla mia schiava Forse lei potrà darti un figlio al mio posto». Abram accettò il suggerimento di Sarai.
3 Quando Sarai, moglie di Abram, diede al marito la propria schiava, Agar l'Egiziana, erano già dieci anni che essi abitavano nella terra di Canaan.
4 Abram andò dunque da Agar, che rimase incinta. Ma quando essa se ne rese conto, ne fu orgogliosa e cominciò a guardare con disprezzo la padrona
5 Sarai allora disse ad Abram: - Sei tu il responsabile di questo disprezzo. Io stessa ti ho messo tra le braccia la mia serva. Ma da quando sa di essere incinta mi considera inferiore a lei. Decida il Signore chi ha ragione fra noi due.
6 Le rispose Abram:
- La schiava è tua. Pensaci tu. Trattala come meglio ti pare!
E Sarai maltrattò Agar, che fuggì lontano da lei.
7 L'angelo del Signore la vide nel deserto, vicino a una sorgente, quella che si trova sulla via di Sur,
8 e le disse:
- Agar, schiava di Sarai, da dove vieni? E dove vai?
- Fuggo da Sarai, la mia padrona, - rispose Agar.
9 Torna invece da lei, - ordinò l'angelo del Signore, - e a lei ubbidisci.
10 Poi aggiunse:
- Io renderò così numerosi i tuoi discendenti, che non sarà possibile contarli.
11 Tu sei incinta e partorirai un figlio.
Lo dovrai chiamare Ismaele, perché il Signore ti ha ascoltato nella tua disperazione.
12 Egli vivrà come un puledro selvatico pronto a battersi con tutti, e tutti si batteranno con lui. Resterà separato da tutti i suoi fratelli.
13 Allora Agar esclamò: «Ho veramente visto colui che mi vede?». E diede al Signore che le aveva parlato questo nome: «Tu sei il Dio che mi vede».
14 Perciò è chiamato pozzo di Lacai-Roi (Vivente che mi vede). Esso si trova fra Kades e Bered.
15 Poi Agar partorì un figlio ad Abram e questi lo chiamò Ismaele.
16 Abram aveva ottantasei anni quando nacque Ismaele.

CAPITOLO 17

IL SIGNORE RINNOVA LA PROMESSA AD ABRAMO

1 Abram aveva novantanove anni quando il Signore gli apparve e gli disse:
«Io sono il Dio Onnipotente ubbidisci a me e agisci giustamente.
2 Io farò un patto tra me e te: i tuoi discendenti saranno sempre più numerosi.
3 Abram si prostrò con la faccia a terra e Dio continuò:
4 «Ecco la promessa che faccio a te:
Tu sarai il capostipite di molti popoli.
5 Il tuo nome non sarà più Abram,
ma Abramo,
perché io ti stabilisco come padre
di molti popoli.
6 Tu sarai grande, darai inizio a intere nazioni
e vi saranno dei re nella tua discendenza.
7 Io manterrò la mia promessa fatta a te
e ai tuoi discendenti,
di generazione in generazione.
Sarà una promessa valida per sempre:
io sarò il tuo Dio
e il Dio dei tuoi discendenti.
8 E a te, e a quelli che verranno dopo di te,
io darò in possesso perpetuo la terra
nella quale ora abiti come straniero:
tutta la terra di Canaan;
e io sarò il loro Dio».

LA CIRCONCISIONE, SEGNO DEL PATTO

9 Dio disse ad Abramo:
«Tu e i tuoi discendenti, di generazione in generazione, dovrete rispettare il mio patto,
10 vi impegnerete a circoncidere ogni maschio tra voi:
11 reciderete il vostro prepuzio come segno del patto tra me e voi.
12 Ogni vostro maschio, di ogni generazione, quando avrà otto giorni, verrà circonciso. E così pure ogni schiavo nato in casa o comprato dagli stranieri, che per questo non discende da te.
13 Dovrà assolutamente essere circonciso sia chi è nato in casa, sia chi avrai comperato con il tuo denaro; e così il mio patto perpetuo sarà segnato nel vostro corpo.
14 L'incirconciso invece, cioè il maschio che non porta il segno fisico della circoncisione, non sia più considerato parte del mio popolo, perché ha rotto il mio patto».

PRIMA PROMESSA DELLA NASCITA DI ISACCO

15 Dio disse ancora ad Abramo: «Non chiamare più tua moglie Sarai; d'ora in poi il suo nome è: Sara.
16 Per mezzo di lei ti darò un figlio. La benedirò e darà origine a intere nazioni e vi saranno re fra i suoi discendenti».
17 Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise. Pensò fra sé: «E' mai possibile che un uomo diventi padre a cent'anni e che all'età di novant'anni Sara possa partorire?».
18 Perciò Abramo disse a Dio:
- C'è già Ismaele. Potresti fare che sia lui il mio erede.
19 - No! - gli rispose Dio. - Tua moglie Sara ti partorirà un figlio e tu lo chiamerai Isacco. Con lui io manterrò la mia promessa: sarà una promessa che vale per sempre, anche dopo di lui, per i discendenti.
20 Ma anche per ciò che riguarda Ismaele, io ti ho ascoltato. Io lo benedirò: avrà molti figli, genererà dodici principi e sarà l'inizio di un grande popolo.
21 Quanto alla mia promessa io la manterrò con Isacco, il figlio che Sara ti partorirà l'anno prossimo, in questa stessa stagione.
22 Dopo aver detto questo ad Abramo, Dio si allontanò da lui e scomparve verso l'alto.
23 Abramo prese suo figlio Ismaele e tutti gli schiavi nati nella sua famiglia o comperati con il suo denaro, insomma tutti i maschi del suo clan, e in quello stesso giorno li circoncise, come Dio gli aveva comandato.
24 Abramo fu circonciso all'età di novantanove anni,
25 Ismaele, suo figlio, all'età di dodici;
26 tutti e due nello stesso giorno.
27 Con Abramo furono circoncisi tutti gli uomini della sua famiglia, sia quelli nati in casa sua, sia quelli comperati con denaro dagli stranieri.

CAPITOLO 18

SECONDA PROMESSA DELLA NASCITA DI ISACCO

1 Abramo abitava presso le Querce di Mamre. Un giorno, nell'ora più calda mentre stava seduto all'ingresso della sua tenda, gli apparve il Signore.
2 Abramo alzò gli occhi e vide tre uomini in piedi, davanti a lui. Appena li vide dall'ingresso della tenda, subito corse loro incontro, si inchinò fino a terra e
3 disse:
- Mio Signore, ti prego, non andare oltre. Fermati. Sono qui per servirti.
4 Vi farò subito portare dell'acqua per lavarvi i piedi. Intanto riposatevi sotto quest'albero.
5 Poi vi darò qualcosa da mangiare. Dopo esservi ristorati potrete continuare il vostro viaggio. Non dovete essere passati di qui inutilmente.
- Va bene, - risposerò, - fa' come hai detto.
6 Abramo entrò in fretta nella tenda, da Sara.
- Presto, - le disse, - impasta tre razioni di fior di farina e prepara alcune focacce.
7 Egli stesso corse dove teneva gli animali, scelse un vitello tenero e buono e lo diede un servitore che subito si mise a prepararlo.
8 Prese del burro, del latte, la carne che era stata preparata e portò tutto agli ospiti. Mentre essi mangiavano sotto l'albero, egli stava in piedi accanto a loro.
9 Alla fine gli chiesero: - Dov'è tua moglie Sara?
- Nella tenda, - rispose Abramo.
10 Il Signore disse:
- Io ritornerò sicuramente da te l'anno prossimo e allora tua moglie Sara avrà un figlio.
Sara stava ascoltando all'ingresso della tenda, dietro ad Abramo.
11-12 Essa rise fra sé, perché sia lei che il marito erano molto vecchi. Sara sapeva che il tempo di aver figli era passato, e si domandava: «Posso ancora mettermi a fare l'amore? E mio marito è vecchio anche lui».
13 Allora il Signore disse ad Abramo:
- Perché Sara ride? Pensa davvero di non poter aver figli nella sua vecchiaia?
14 Vi è forse qualche cosa di impossibile per il Signore? Quando tornerò da te, fra un anno, Sara avrà un figlio!
15 Sara ebbe paura e perciò disse una bugia:
- Non ho riso! - affermò.
- E invece sì, hai proprio riso, - le rispose l'altro.

ANNUNZIO DELLA DISTRUZIONE DI SODOMA

16 Poi quegli uomini si alzarono. Prima di salutarli Abramo volle accompagnarli per un tratto di strada. Guardavano Sodoma di fronte a loro.
17 Intanto il Signore si chiedeva: «Devo forse tenere nascosto ad Abramo quel che sto per fare?
18 Proprio a lui che deve essere il capostipite di un popolo grande e forte e una sorgente di benedizione per tutti i popoli?
19 Io infatti l'ho scelto perché insegni ai suoi figli, e ai suoi familiari dopo di lui, a seguire la via del Signore facendo ciò che è buono e giusto. E io, il Signore, manterrò per Abramo tutto quello che gli ho promesso».
20 Così il Signore disse ad Abramo:
«Le accuse contro Sodoma e Gomorra sono tremende. Il peccato di quelle città è troppo grave
21 Voglio andare a vedere se queste accuse sono proprio vere. Voglio saperlo».
22 Due di quegli uomini si avviarono verso Sodoma.

INTERCESSIONE DI ABRAMO

Abramo stava di fronte al Signore
23 Gli si avvicinò e disse:
- Davvero tu vuoi distruggere insieme il colpevole e l'innocente?
24 Forse in quella città vi sono cinquanta innocenti. Davvero tu li vuoi far morire? Perché invece non perdoni a quella città per amore di quei cinquanta?
25 Allontana da te l'idea di far morire insieme il colpevole e l'innocente! Il giudice del mondo eserciterà forse la giustizia in modo ingiusto?
26 Se trovo cinquanta innocenti nella città di Sodoma, - gli rispose il Signore, - per amor loro perdonerò a tutta la città.
27 Abramo riprese a dire:
- Ecco, io oso parlare al Signore anche se sono soltanto un povero mortale.
28 Può darsi che invece di cinquanta innocenti ve ne siano cinque di meno! E tu, per cinque di meno, distruggeresti tutta la città?
- No! - gli rispose il Signore, - non la distruggerò se in essa vi sono quarantacinque innocenti!
29 Abramo continuò:
- Può darsi che ve ne siano solamente quaranta!
- E io non la distruggerò per amore di quei quaranta! - rispose il Signore.
30 Non offenderti, mio Signore, - continuò Abramo, - non posso fare a meno di parlare ancora. Può darsi che ve ne siano soltanto trenta!
- Non distruggerò quel luogo se ne trovo trenta, - rispose il Signore.
31 Abramo riprese:
- Insisto ancora, Signore! Forse ce ne saranno venti.
- Non la distruggerò anche se ce ne sono venti! - rispose il Signore.
32 Non adirarti, Signore, - riprese Abramo, - parlerò per l'ultima volta. Forse ve ne saranno soltanto dieci.
- Per amor di quei dieci non la distruggerò, - rispose il Signore.
33 Quando ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo tornò alla sua tenda.

CAPITOLO 19

LOT OSPITA DUE ANGELI

1 Quando i due angeli giunsero a Sodoma, verso sera, Lot stava seduto alla porta di quella città. Appena li vide si alzò per andar loro incontro. Si inchinò faccia a terra,
2 poi disse:
- Io sono qui per servirvi. Vi prego, venite a casa mia questa notte. Vi potrete lavare i piedi e dormire. Domani di buon mattino vi alzerete e proseguirete il vostro viaggio.
- Non è il caso, - essi risposero, - possiamo benissimo trascorrere la notte qui all'aperto.
3 Lot però insisté tanto che essi si fermarono da lui ed entrarono in casa sua. Egli preparò la cena, fece cuocere dei pani non lievitati, ed essi mangiarono.
4 Ma prima ancora che fossero andati a dormire, tutti gli abitanti della città di Sodoma, giovani e vecchi, giunti anche dai quartieri più lontani, circondarono la casa.
5 Gridarono:
- Lot, dove sono quegli uomini che sono venuti da te questa notte? Falli uscire! - Dicevano così perché volevano violentarli.
6 Allora Lot uscì loro incontro, sulla soglia. Si chiuse la porta alle spalle
7 e disse:
- Fratelli miei, vi prego, non fate una simile malvagità.
8 Datemi ascolto! Io ho due figlie ancora vergini. Ve le porterò fuori e potrete farne quel che vorrete, ma non toccate gli uomini: sono miei ospiti.
9 -Togliti dai piedi, - gli risposero. E aggiunsero:
- Questo individuo, venuto a stare qui come straniero ora ci vuole insegnare quel che dobbiamo fare! Ti tratteremo peggio di loro.
Si precipitarono contro Lot e si avventarono per sfondare l'uscio.
10 Ma i due angeli allungarono le braccia, afferrarono Lot, lo trascinarono in casa e richiusero la porta.
11 Poi colpirono tutta la gente che stava sulla soglia della casa, giovani e vecchi, con un bagliore accecante. Così si affannarono inutilmente a cercare l'entrata.

DISTRUZIONE DI SODOMA

12-13 I due uomini dissero a Lot: «Il Signore ci ha mandato per distruggere questo luogo, perché tremenda è la protesta salita fino a lui contro i suoi abitanti. Perciò fa' uscire di qui i tuoi figli, le tue figlie, i tuoi futuri generi, tutti i tuoi che abitano in questa città e ogni altro parente, se ne hai ancora».
14 Lot andò ad avvertire i suoi futuri generi:
«Alzatevi, - disse loro, - lasciate questo luogo, perché il Signore sta per distruggerlo». Ma essi pensavano che Lot stesse scherzando.
15 L'alba stava appena sorgendo quando quegli uomini fecero premura a Lot. «Sbrigati, - gli dicevano, - prendi tua moglie e le tue due figlie che sono con te e parti, altrimenti morirete nella punizione di questa malvagia città!
16 Lot era ancora indeciso, ma poiché il Signore voleva risparmiarlo, quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le due figlie, li fecero uscire e li lasciarono fuori della città.
17 Nel condurli fuori uno di essi diceva a Lot: - Scappa! Ne va della tua vita! Non voltarti indietro. Non fermarti nella pianura! Fuggi in montagna, così non verrai travolto dal disastro.
18 Ma Lot rispose:
- No, mio Signore, ti prego!
19 Certo tu sei stato favorevole a me che sono tuo servo. Hai avuto verso di me grande benignità conservandomi in vita. Ma io non ce la faccio a salvarmi in montagna, per sfuggire al disastro e non morire.
20 Vedi quella piccola città? E' abbastanza vicina perché io possa raggiungerla. Ti prego, permettimi di rifugiarmi là: è tanto piccola! Così io vivrò.
21 - Ecco, - gli rispose il Signore, - ti concedo anche questo. Non distruggerò la città che hai indicato.
22 Presto, corri! Io non potrò agire finché tu non sarai arrivato laggiù.
Per questo la città è stata chiamata Zoar.
23 Il sole si era levato e Lot era giunto a Zoar
24 quando il Signore fece piovere dal cielo su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco.
25 Il Signore distrusse quelle città e tutti i loro abitanti, tutta la pianura e la vegetazione del territorio.
26 Ma la moglie di Lot si voltò indietro a guardare e divenne una statua di sale.
27 Abramo, alzatosi di buon mattino, andò al luogo dove si era fermato a parlare con il Signore.
28 Volse lo sguardo su Sodoma e Gomorra e su tutta l'estensione della valle. Vide alzarsi da terra un fumo simile a quello di una fornace.
29 Così, quando distrusse le città della valle dove Lot aveva abitato, Dio non si dimenticò di Abramo e salvò Lot da quel disastro.

ORIGINE DEI MOABITI E DEGLI AMMONITI

30 Poi Lot se ne andò da Zoar perché aveva paura di restare lì e si stabilì sulla montagna con le due figlie. Abitò con esse in una grotta.
31 La maggiore disse all'altra: «Nostro padre è vecchio e qui intorno non ci sono uomini per sposarci come si fa dappertutto.
32 Vieni, facciamo bere nostro padre e passiamo la notte con lui: così avremo figli da nostro padre».
33 E in quella stessa notte ubriacarono il padre, e la figlia maggiore andò con lui, ma egli non si rese conto di quel che succedeva.
34 Il giorno seguente la maggiore disse alla sorella: «La notte scorsa sono andata io con mio padre. Ubriachiamolo di nuovo e questa notte va' tu a dormire con lui: così avremo figli da nostro padre».
35 Quella notte ubriacarono ancora il padre, e la figlia minore andò con lui, ma egli non si rese conto di quel che succedeva.
36 Così le due figlie di Lot rimasero incinte del loro padre.
37 La maggiore partorì un figlio che chiamò Moab: egli è il capostipite degli odierni Moabiti.
38 Anche la sorella minore partorì un figlio, che chiamò Ben-Ammi: egli è il capostipite degli odierni Ammoniti.

CAPITOLO 20

ABRAMO, SARA E ABIMELECH

1 Abramo si mosse da Mamre verso il sud di Canaan e si fermò tra Kades e Sur. Abitò come straniero a Gerar.
2 Quando parlava di sua moglie diceva che era sua sorella. Perciò Abimelech, re di Gerar, mandò a prenderla per sé.
3 Di notte Dio apparve in sogno ad Abimelech e gli disse: «Tu devi morire perché ti sei presa questa donna che è già sposata».
4 Abimelech però non aveva ancora avuto alcun rapporto con lei. Perciò disse:
- Signore, sono innocente; perché vuoi colpire me e il mio popolo
5 Abramo stesso ha detto che era sua sorella e anche lei lo ha confermato. Io quindi ho agito in buona fede e con intenzioni oneste.
6 Allora, sempre nel sogno, Dio gli rispose: - Sì, lo so che hai agito in buona fede, perciò io ti ho impedito di peccare contro di me, e non ti ho permesso di avere rapporti con lei.
7 Ora, però, restituisci la donna a quell'uomo. E' un profeta: egli pregherà per te e tu vivrai. Ma se non la restituisci, sicuramente morrai, tu e tutti i tuoi.
8 Abimelech si alzò di buon mattino, chiamò tutti i suoi consiglieri e raccontò loro l'intera vicenda. Tutti furono spaventati
9 Allora Abimelech fece chiamare Abramo e gli disse:
- Che cosa mi hai combinato? Che cosa ti ho fatto di male, io, per esporre me e il mio popolo al rischio di un peccato così grave? Nessuno dovrebbe comportarsi così!
10 Abimelech disse ancora ad Abramo:
- Che intenzioni avevi quando hai fatto questo?
11 Abramo rispose:
- Mi sono detto: sicuramente in questo luogo non vi è alcun rispetto di Dio! Perciò mi uccideranno pur di avere mia moglie.
12 Inoltre Sara è veramente mia sorella: è figlia di mio padre, ma non di mia madre. Poi è divenuta mia moglie.
13 Così, quando dalla casa paterna Dio mi mandò in terra straniera, io le ho detto: In qualsiasi luogo andremo, fammi il favore di dire che io sono tuo fratello.
14 Allora Abimelech restituì Sara ad Abramo e insieme gli regalò pecore e buoi, schiavi e schiave.
15 E gli disse:
- Guarda, questo è il mio territorio. Va' a stabilirti dove preferisci.
16 A Sara disse:
- Ecco, io ho dato a tuo fratello mille pezzi d'argento. Questo dono dimostra ai tuoi e a tutti che sei innocente. Così tutti sapranno che non hai fatto nulla di male.
17-18 Per la faccenda di Sara Dio aveva fatto in modo che Abimelech, sua moglie e le sue schiave non potessero avere figli. Ma Abramo pregò Dio, e Dio guarì Abimelech, sua moglie e le sue schiave, e generarono di nuovo.

CAPITOLO 21

NASCITA DI ISACCO

1 Come aveva detto, il Signore agì in favore di Sara. Fece per lei quel che aveva promesso.
2 Anche se Abramo era già vecchio, Sara rimase incinta, e nel tempo che Dio le aveva annunziato diede alla luce un figlio.
3 Abramo chiamò Isacco, questo figlio avuto da Sara.
4 Quando ebbe otto giorni lo circoncise, come Dio aveva comandato.
5 Abramo aveva cento anni quando gli nacque Isacco.
6 Sara disse: «Dio mi ha dato la gioia di ridere. Chiunque verrà a saperlo riderà con me».
7 E aggiunse: «Chi avrebbe mai detto ad Abramo: Sara allatterà figli? Eppure io gli ho dato un figlio nella sua vecchiaia».

AGAR E ISMAELE

8 Isacco cresceva. Nel giorno del suo svezzamento Abramo organizzò una grande festa.
9 Sara notò il figlio che Abramo aveva avuto da Agar, l'Egiziana: stava scherzando con suo figlio Isacco.
10 Allora disse ad Abramo: «Manda via questa schiava e suo figlio. Egli non deve spartire l'eredità con mio figlio Isacco!».
11 Questo dispiacque molto ad Abramo, perché anche Ismaele era suo figlio.
12 Ma Dio gli disse: «Non rattristarti per la tua schiava e per il ragazzo. Accontenta Sara in tutto quello che ti chiederà, perché per mezzo di Isacco tu avrai discendenti.
13 Ma anche il figlio di questa tua schiava darà origine a un grande popolo, perché anche lui è tuo figlio».
14 Allora Abramo si alzò di buon mattino, prese del pane e un otre d'acqua, li pose sulle spalle di Agar, le diede pure il figlio e la mandò via. Essa se ne andò e si smarrì nel deserto di Bersabea
15 Quando non ci fu più acqua nell'otre, prese il figlio e lo lasciò sotto un cespuglio.
16 Si allontanò e si mise seduta di fronte a lui, a un centinaio di metri. Diceva fra sé: «Non voglio veder morire mio figlio». E standosene lì seduta si mise a piangere.
17 Dio udì il lamento del ragazzo, e l'angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: «Agar, che hai? Non temere perché Dio ha udito la voce del ragazzo.
18 Alzati, riprendi il ragazzo e abbi cura di lui, perché io lo farò diventare padre di un grande popolo».
19 Poi Dio le aprì gli occhi e Agar notò una sorgente d'acqua. Andò a riempire l'otre e diede da bere al ragazzo.
20-21 Dio protesse il ragazzo che cresceva e abitava nel deserto di Paran. Diventò un esperto cacciatore. Sua madre gli diede in moglie un'Egiziana.

ALLEANZA TRA ABRAMO E ABIMELECH

22 In quel tempo il re Abimelech, accompagnato da Picol, capo del suo esercito, disse ad Abramo:
- Dio è con te in tutto quello che fai.
23 Ebbene, giurami subito, davanti a Dio, che tu non tradirai né me, né i miei figli, né i miei discendenti. Io sono stato leale con te, così prometti che anche tu sarai leale con me e verso il paese che ti ospita.
24 Abramo rispose:
- Lo giuro!
25 Però Abramo protestò con Abimelech a proposito di un pozzo che i servi del re avevano preso con la forza.
26 Abimelech rispose: - Non so chi ha fatto questo. Tu non me ne avevi mai parlato. Lo sento per la prima volta
27 Allora Abramo donò pecore e buoi ad Abimelech. Così conclusero un'alleanza tra loro.
28 Inoltre Abramo mise da parte sette agnelle del gregge.
29 Abimelech gli chiese: - Che significato hanno le sette agnelle messe da parte?
30 Abramo rispose:
- Tu devi accettare direttamente dalle mie mani queste sette agnelle. In tal modo riconoscerai che sono stato io a scavare questo pozzo.
31 Quel pozzo fu chiamato "Bersabea", perché lì Abramo e Abimelech avevano fatto un patto.
32 Dopo aver concluso l'alleanza a Bersabea, Abimelech e Picol, capo del suo esercito, se ne tornarono nella regione dei Filistei.
33 Allora Abramo piantò un terebinto a Bersabea e adorò il Signore, il Dio eterno.
34 Per molto tempo Abramo abitò come straniero nel territorio dei Filistei.

CAPITOLO 22

IL SACRIFICIO DI ISACCO

1 Qualche tempo, dopo Dio mise alla prova Abramo. Lo chiamò: - Abramo!
Egli rispose:
- Eccomi!
2 Dio gli disse:
- Prendi il tuo figlio Isacco, il tuo unico figlio, che tu ami molto, e va' nel territorio di Moria. Là, su un monte che io ti indicherò, lo offrirai a me in sacrificio.
3 La mattina seguente di buon'ora Abramo spaccò la legna per il sacrificio e la caricò sull'asino. Prese con sé Isacco e due servi, e si avviarono verso il posto che Dio aveva indicato.
4 Il terzo giorno, Abramo, alzati gli occhi, vide il luogo lontano.
5 Allora disse ai suoi servitori: «Rimanete qui con l'asino. Io e il ragazzo andremo là per adorare Dio. Poi torneremo».
6 Abramo prese la legna per il sacrificio e la pose sulle spalle di suo figlio Isacco; egli stesso portava il coltello e carboni ardenti per accendere il fuoco. Mentre camminavano insieme l'uno accanto all'altro
7 Isacco disse:
- Padre!
- Sì, figlio mio, - gli rispose Abramo. E Isacco:
- Abbiamo il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per il sacrificio?
8 Abramo rispose:
- Ci penserà Dio stesso, figlio mio!
E i due proseguirono insieme il loro cammino.
9 Quando giunsero al luogo che Dio aveva indicato, Abramo costruì un altare e preparò la legna, poi legò Isacco e lo pose sull'altare sopra la legna.
10 Quindi allungò la mano e afferrò il coltello per sgozzare suo figlio.
11 Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo:
- Abramo, Abramo!
- Eccomi! - gli rispose Abramo.
12 E l'angelo:
- Non colpire il ragazzo. Non fargli alcun male! Ora ho la prova che tu ubbidisci a Dio, perché non gli hai rifiutato il tuo unico figlio.
13 Abramo alzò gli occhi, guardò attorno e vide dietro di lui un montone impigliato per le corna in un cespuglio. Andò a prenderlo e lo offrì in sacrificio al posto di suo figlio.
14 Abramo chiamò quel luogo "Il Signore provvede", e ancora oggi la gente dice: "Sul monte il Signore provvede".
15 Dal cielo l'angelo del Signore chiamò Abramo per la seconda volta
16 e gli disse: «Così parla il Signore: Perché ti sei comportato così, perché non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, giuro su me stesso:
17 io ti benedirò in modo straordinario e renderò i tuoi discendenti numerosi come le stelle del cielo, come i granelli di sabbia sulla spiaggia del mare. Essi si impadroniranno delle città dei loro nemici.
18 E per mezzo dei tuoi discendenti si diranno benedetti tutti i popoli della terra perché tu hai ubbidito alla mia parola».
19 Abramo quindi tornò dai suoi servitori e insieme se ne andarono a Bersabea dove Abramo si stabilì.

I PARENTI DI ABRAMO: REBECCA

20 Qualche tempo dopo Abramo venne a sapere che Milca aveva avuto otto figli da suo fratello Nacor:
21 Uz, il primogenito, Buz, suo fratello e Kamuel, il padre di Aram,
22 Chesed, Azo, Pildas, Idlaf e Betuel;
23 Betuel fu il padre di Rebecca. Milca ebbe questi otto figli da Nacor, fratello di Abramo.
24 Invece da un'altra donna, di nome Reuma, Nacor ebbe quattro figli: Tebach, Gacam, Tacas e Maaca.

CAPITOLO 23

MORTE E SEPOLTURA DI SARA

1 Sara visse fino a centoventisette anni.
2 Morì a Kiriat-Arba, cioè a Ebron, nella terra di Canaan. Abramo si mise in lutto per la sua morte.
3 Poi si allontanò dalla salma di Sara, andò dagli Ittiti e disse loro:
4 - Io sono qui in mezzo a voi come straniero. Vendetemi un po' di terra dove possa seppellire mia moglie.
5 Ma gli Ittiti gli risposero:
6 - Non è il caso, signore, ascoltaci invece tu. Dio ha fatto di te un capo in mezzo a noi. Seppellisci dunque tua moglie nel migliore dei nostri sepolcri. Nessuno di noi ti impedirà di seppellirla nel suo proprio sepolcro
7 Ma Abramo si inchinò davanti a loro e disse:
8 - Se davvero volete concedermi di seppellire qui mia moglie, fatemi questo favore: chiedete a Efron, figlio di Zocar,
9 di vendermi la grotta di Macpela, che si trova ai confini del suo campo. Me la ceda in proprietà al prezzo giusto, così avrò una tomba nel vostro territorio.
10 Efron si trovava là seduto in mezzo agli altri Ittiti, nella piazza, presso la porta della città. Egli rispose alla presenza di tutti:
11 - No, signor mio, dammi retta: io ti regalo la grotta e tutto il campo. Te la cedo alla presenza dei miei concittadini. Lì potrai seppellirvi tua moglie.
12 Ma Abramo s'inchinò fino a terra dinanzi agli Ittiti
13 e alla loro presenza disse a Efron:
- Dammi retta tu, piuttosto, te ne prego. Io voglio pagarti il prezzo del campo. Accetta, e io seppellirò lì mia moglie.
14 Efron rispose:
15 - Signore, ascoltami: il terreno vale quattrocento pezzi d'argento. Ti pare troppo caro? Seppellisci pure in quel luogo tua moglie.
16 Abramo acconsentì e pesò alla presenza del popolo, secondo la misura corrente del mercato, la somma che Efron aveva proposto: quattrocento pezzi d'argento.
17-18 Così, alla presenza degli Ittiti, di tutti quelli che entravano dalla porta della città, diventò proprietà di Abramo il campo di Efron, che si trova in Macpela, di fronte a Mamre. Comprendeva: il terreno, la grotta e tutti gli alberi che c'erano nel campo e sul confine.
19 Abramo seppellì sua moglie Sara nella grotta del campo di Macpela, che è di fronte a Mamre, ossia a Ebron, nella terra di Canaan.
20 Così la proprietà del campo e della grotta passò dagli Ittiti ad Abramo, che se ne servì come luogo di sepoltura.

ISACCO

CAPITOLO 24

SI CERCA UNA MOGLIE PER ISACCO

1 Abramo era ormai molto vecchio e il Signore l'aveva benedetto in tutto
2 Perciò Abramo disse al più anziano servitore di casa sua, quello che amministrava tutti i suoi beni: - Metti la tua mano sotto la mia coscia.
3 Devi giurarmi, per il Signore del cielo e della terra, che non farai sposare a mio figlio una donna dei Cananei, una del popolo in mezzo al quale ora abito.
4 Andrai invece nella terra dove sono nato e sceglierai fra i miei parenti una moglie per mio figlio Isacco.
5 Quel servitore obiettò:
- E se quella donna non vorrà seguirmi in questo paese, dovrò portare tuo figlio nella tua terra d'origine?
6 Rispose Abramo:
- No! Guardati bene dal portare là mio figlio.
7 Il Signore, il Dio del cielo e della terra, mi ha fatto uscire dalla mia casa paterna, dal mio paese. E' lui che mi ha parlato e mi ha fatto questa promessa: «Io darò questa terra ai tuoi discendenti». Perciò lui stesso manderà il suo angelo dinanzi a te, perché tu possa trovare là una moglie per mio figlio.
8 Se la donna non vorrà seguirti, sarai sciolto dal giuramento che mi hai fatto. In ogni caso non ricondurre là mio figlio.
9 Allora il servo pose la mano sotto la coscia di Abramo, suo padrone, e gli giurò di compiere questo incarico.

REBECCA, FIGLIA DI BETUEL

10 Il servo di Abramo prese dieci cammelli e alcune di tutte le cose migliori del suo padrone e andò nella città dov'era vissuto Nacor, nella Mesopotamia settentrionale.
11 Quando vi giunse fece riposare i cammelli fuori della città, presso il pozzo. Era verso sera, l'ora in cui le donne escono per attingere acqua
12 Si mise a pregare: «Signore, Dio del mio padrone Abramo, mostrati buono con lui: fammi oggi incontrare la persona giusta.
13 Io mi fermo vicino alla sorgente dove verranno le ragazze della città per attingere acqua.
14 Io dirò ad una di esse: Per favore, porgimi la tua anfora e fammi bere. Se risponderà: Bevi, anzi darò da bere anche ai tuoi cammelli, sia lei quella che tu hai scelto per il tuo servo Isacco. Così riconoscerò che hai mantenuto la promessa verso il mio padrone».
15 Prima ancora che avesse terminato di pregare, ecco giungere Rebecca con l'anfora sulla spalla. Essa era figlia di Betuel, che era figlio di Milca e di Nacor, fratello di Abramo.
16 Era una ragazza bellissima, vergine e non ancora sposata. Scese al pozzo, riempì l'anfora e risalì.
17 Il servitore di Abramo le corse incontro e le disse:
- Per favore, fammi bere dalla tua anfora.
18 - Bevi, mio signore! - rispose. - E prontamente abbassò l'anfora e gli porse da bere.
19 Quando ebbe finito, gli disse:
- Attingerò acqua anche per i tuoi cammelli, finché abbiano bevuto a sufficienza.
20 Vuotò subito la sua anfora nell'abbeveratoio e corse di nuovo al pozzo per prendere altra acqua. Ne attinse per tutti i suoi cammelli.
21 Intanto quell'uomo la osservava in silenzio. Si chiedeva se il Signore aveva già portato a buon fine il suo viaggio.
22 Quando tutti i cammelli furono abbeverati, quell'uomo tirò fuori un prezioso anello d'oro per il naso e due grossi braccialetti d'oro per i polsi. Li diede alla ragazza
23 e le domandò:
- Dimmi, per favore, chi è tuo padre? C'è posto in casa sua per i miei uomini e per me? Possiamo passarvi la notte?
24 - Mio padre è Betuel, figlio di Nacor e di Milca, - gli rispose Rebecca.
25 E aggiunse:
- Sì! Abbiamo una gran quantità di paglia e di foraggio e anche molto posto per dormire.
26 Allora quell'uomo si inginocchiò e adorò il Signore.
27 Disse: «Benedetto sia il Signore, Dio del mio padrone Abramo, che non ha smesso di essere buono e fedele verso di lui. Ha guidato i miei passi dai parenti del mio padrone».

TRATTATIVE DI MATRIMONIO

28 Intanto la ragazza era corsa in casa a raccontare l'accaduto a sua madre.
29-30 Rebecca aveva un fratello che si chiamava Labano. Egli vide l'anello e i braccialetti che sua sorella portava. L'ascoltò mentre raccontava ciò che quell'uomo le aveva detto. Poi corse fuori alla sorgente, incontro a lui. Egli se ne stava ancora vicino al pozzo, accanto ai cammelli.
31 Gli disse: «Perché te ne stai qui fuori? Vieni dentro, benedetto dal Signore. Ho già preparato la casa e anche il posto per i cammelli».
32 Labano tolse il carico ai cammelli e diede loro paglia e foraggio. Intanto l'uomo entrò in casa e recarono a lui e ai suoi compagni di viaggio l'acqua per lavarsi i piedi.
33 Poi gli fu portato da mangiare, ma egli disse:
- Prima di mangiare devo dirvi una cosa.
- Parla pure, - gli risposero.
34 - Io sono un servitore di Abramo, - disse. -
35 Il Signore ha largamente benedetto il mio padrone. Lo ha fatto potente, Io ha arricchito di pecore e buoi, argento e oro, servi e serve, cammelli e asini.
36 E Sara, la moglie del mio padrone, gli ha partorito nella sua vecchiaia un figlio al quale egli ha lasciato tutti i suoi beni.
37 Il mio padrone mi ha fatto fare questo giuramento: «A mio figlio non darai in moglie una Cananea, una donna di questa regione dove ora sto.
38 Piuttosto devi andare alla casa di mio padre, tra i miei parenti, e lì sceglierai una moglie per mio figlio».
39 Allora io ho detto al mio padrone: «E se quella donna non vuole seguirmi?».
40 Egli mi ha risposto: «Io ho sempre fatto la volontà del Signore, perciò egli manderà con te il suo angelo che condurrà a buon esito il tuo viaggio. Così potrai trovare per mio figlio una moglie tra i parenti della casa di mio padre.
41 Sarai sciolto dal giuramento solo dopo essere andato dai miei parenti. Se poi non vorranno darti una sposa, sarai ugualmente libero dal giuramento».
42 Ebbene oggi, quando sono arrivato alla sorgente, ho detto: «Signore, Dio del mio padrone Abramo, se veramente vuoi che il mio viaggio giunga a buon fine,
43 ascoltami: io mi metto qui vicino alla sorgente; quando una ragazza verrà per attingere acqua, io le dirò: "Dammi da bere un po' d'acqua dalla tua anfora".
44 Se mi risponderà: "Bevi pure; anzi, attingerò acqua anche per i tuoi cammelli", sia lei la moglie che tu, Signore, hai destinato al figlio del mio padrone».
45 Non avevo ancora finito questa preghiera quando esce Rebecca con l'anfora sulle spalle, scende alla sorgente e prende acqua. Io le dico: «Per favore, dammi da bere».
46 Subito lei si toglie l'anfora dalla spalla e mi dice: «Bevi! Anzi, darò da bere anche ai tuoi cammelli». Io ho bevuto, poi lei ha abbeverato i cammelli.
47 Poi le ho chiesto: «Di chi sei figlia?». «Di Betuel, - mi ha risposto, - il figlio di Milca e di Nacor». Allora io le ho messo l'anello al naso e i braccialetti ai polsi.
48 Poi mi sono inginocchiato e ho adorato il Signore. Ho ringraziato il Signore, il Dio del mio padrone Abramo, che mi ha guidato sulla giusta via per prendere come sposa al figlio del mio padrone la figlia di suo fratello.
49 Ora, dunque, se avete intenzione di essere benevoli e generosi verso il mio padrone, fatemelo sapere, oppure ditemi se non siete d'accordo. In tal caso mi rivolgerò altrove.
50 Allora Labano e Betuel risposero:
- Se così vuole il Signore, noi non possiamo dirti né sì né no
51 Ecco, Rebecca è qui davanti a te. Prendila e va'! Diventi la moglie del figlio del tuo padrone, secondo la volontà del Signore.
52 Appena udite le loro parole, il servitore di Abramo si inchinò fino a terra e ringraziò il Signore.
53 Tirò fuori oggetti d'argento e d'oro e alcuni vestiti e li diede a Rebecca. Anche al fratello e alla madre di Rebecca donò oggetti preziosi.
54 Poi lui e quelli che l'accompagnavano mangiarono e bevvero e trascorsero lì la notte. Al mattino, appena alzato, egli disse:
- Ora lasciatemi tornare dal mio padrone.
55 Ma il fratello e la madre di Rebecca risposero:
- Lascia che la ragazza resti ancora un po' con noi, almeno una diecina di giorni, poi te ne andrai.
56 - Non mi trattenete! - egli rispose. -Visto che il Signore ha fatto riuscire bene il mio viaggio, lasciatemi partire e tornare dal mio padrone.
57 Allora essi dissero:
- Chiamiamo la ragazza e domandiamolo direttamente a lei.
58 Chiamarono Rebecca e le chiesero: - Vuoi partire subito con lui?
- Sì! - rispose.
59 Allora lasciarono che Rebecca, loro sorella, insieme con la sua balia, partisse con il servitore di Abramo e quelli che l'accompagnavano.
60 Benedissero Rebecca con queste parole:
«Possa tu, sorella nostra,
avere una numerosissima discendenza.
Possa la tua discendenza
sconfiggere i suoi nemici».
61 Allora Rebecca si alzò. Lei e le sue serve salirono sui cammelli e si avviarono dietro a quell'uomo. Partirono tutti.

REBECCA DIVENTA MOGLIE DI ISACCO

62 Isacco se ne tornava dal pozzo di Lacai-Roi. Infatti abitava nella regione del Negheb.
63 Era uscito al tramonto, per svagarsi in campagna. Alzati gli occhi, vide che si avvicinavano dei cammelli.
64 Anche Rebecca alzò lo sguardo e vide Isacco. Si lasciò scivolare giù dal cammello
65 e chiese al servitore:
- Chi è quell'uomo che ci viene incontro?
- E' il mio signore, - rispose.
Allora Rebecca si coprì con il suo velo.
66 Il servitore raccontò a Isacco tutto quello che aveva fatto.
67 Isacco condusse Rebecca nella tenda che prima era stata di sua madre Sara. La sposò e la amò. Così Isacco ebbe conforto dopo la morte di sua madre.

CAPITOLO 25

ALTRI DISCENDENTI DI ABRAMO

(vedi 1 Cronache 1, 32-33)
1 Abramo si sposò di nuovo, con una donna di nome Chetura.
2 Essa gli partorì Zimran, Ioktan, Medan, Madian, Isbak e Suach.
3 Ioktan generò Saba e Dedan. I discendenti di Dedan furono gli Assurim, i Letusim e i Leummim.
4 I figli di Madian furono Efa, Efer, Enoc, Abida ed Eldaa. Tutti questi sono i discendenti di Chetura.
5 Abramo lasciò a Isacco tutto ciò che possedeva,
6 invece ai figli avuti da altre donne fece soltanto dei regali e, mentre era ancora in vita, li mandò lontano da Isacco, nella terra d'oriente.

MORTE DI ABRAMO

7 Abramo visse centosettantacinque anni.
8 Dopo una lunga vecchiaia serena, piena di soddisfazioni, morì e fu riunito ai suoi.
9 I figli, Isacco e Ismaele, lo seppellirono nella grotta di Macpela, di fronte a Mamre, nel campo che era stato dell'ittita Efron, figlio di Zocar.
10 Abramo l'aveva comperato dagli Ittiti. Là furono sepolti Abramo e sua moglie Sara.
11 Dopo la morte di Abramo, Dio benedisse suo figlio Isacco che abitava presso il pozzo di Lacai-Roi.

I DISCENDENTI DI ISMAELE

(vedi 1 Cronache 1, 28-31)
12 Ismaele, il figlio che Abramo aveva avuto da Agar, la schiava egiziana di Sara, ebbe questi figli,
13 elencati in ordine di nascita: Nebaiot, il primogenito, poi Kedar, Adbeel, Mibsam,
14 Misma, Duma, Massa,
15 Adad, Tema, Ietur, Nafis e Kedma
16 Essi furono gli antenati di dodici tribù e diedero il nome ai loro villaggi e ai loro accampamenti.
17 Ismaele visse centotrentasette anni. Poi morì e fu riunito con i suoi antenati.
18 Dato che egli morì prima dei suoi fratelli, i suoi discendenti si stabilirono altrove: da Avila fino a Sur, presso il confine egiziano, in direzione di Assur.

GIACOBBE

ESAÙ E GIACOBBE

19 Questa è la storia dei discendenti di Isacco, il figlio di Abramo. Abramo generò Isacco.
20 Isacco aveva quarant'anni quando si prese in moglie Rebecca, figlia di Betuel e sorella di Labano, entrambi Aramei della Mesopotamia.
21 Isacco pregò il Signore per sua moglie, perché era sterile. Il Signore lo esaudì e Rebecca rimase incinta.
22 Ma nel suo grembo c'erano due bambini e si urtavano l'un l'altro. Allora Rebecca esclamò: «Perché proprio a me capita una cosa simile?». Interrogò il Signore,
23 e il Signore le disse:
«In te ci sono due nazioni.
Da te usciranno due popoli rivali:
uno sarà più forte dell'altro,
il maggiore servirà il minore».
24 Quando venne per lei il tempo di partorire ebbe due gemelli.
25 Il primo che uscì era tutto rossiccio, coperto di peli come se avesse un mantello: lo chiamarono Esaù.
26 Subito dopo uscì suo fratello e stringeva nella mano il calcagno di Esaù. Per questo lo chiamarono Giacobbe. Isacco aveva sessant'anni quando Rebecca diede alla luce i gemelli.
27 I ragazzi si fecero grandi. Esaù divenne un esperto cacciatore, sempre in giro per la steppa. Giacobbe era invece un uomo tranquillo che restava volentieri sotto le tende.
28 Isacco preferiva Esaù perché gli piaceva la selvaggina, Rebecca invece preferiva Giacobbe.

ESAÙ CEDE I DIRITTI DI PRIMOGENITURA

29 Un giorno, mentre Giacobbe stava cuocendo una minestra, arrivò dalla campagna Esaù, stanchissimo,
30 e disse al fratello:
- Sono sfinito! Dammi da mangiare un po' di quella roba rossastra. (Per questo fu soprannominato Edom, «il Rosso»).
31 Giacobbe gli disse:
- Te la do, solo se mi cedi prima i tuoi diritti di primogenito.
32 Allora Esaù esclamò:
- Va bene! Io sto per morire di fame! Che me ne faccio dei miei diritti di primogenito?
33 Giacobbe riprese:
- Giuramelo!
Esaù giurò a Giacobbe che gli cedeva i suoi diritti di primogenito
34 Soltanto allora Giacobbe diede al fratello pane e minestra di lenticchie. Egli mangiò e bevve. Poi si alzò da tavola e se ne andò. Così Esaù non attribuì alcun valore ai suoi diritti di primogenito.

CAPITOLO 26

ISACCO A GERAR

1 Vi fu un'altra carestia nel paese, oltre alla precedente, avvenuta al tempo di Abramo, e Isacco se ne andò a Gerar, presso Abimelech, re dei Filistei.
2 Il Signore apparve a Isacco e gli disse: «Non scendere in Egitto. Rimani nel paese che io ti indicherò.
3 Abita da straniero in questo paese; io sarò con te e ti benedirò: darò tutta questa terra ai tuoi discendenti. Io manterrò il giuramento che ho fatto a tuo padre.
4 Renderò i tuoi discendenti numerosi come le stelle del cielo. Darò loro tutta questa terra. E per mezzo dei tuoi discendenti si diranno benedetti tutti i popoli della terra,
5 perché Abramo mi ha ubbidito e ha eseguito tutto quel che gli avevo comandato: i miei ordini, le mie prescrizioni, le mie leggi».
6 Così Isacco rimase a Gerar.
7 Gli abitanti del luogo gli rivolgevano domande a proposito di sua moglie. Egli diceva: «E' mia sorella», perché aveva paura di dire: «E' mia moglie». Temeva che lo uccidessero per prendersi Rebecca che era molto bella.
8 Isacco si trovava a Gerar già da qualche tempo, quando un giorno Abimelech, re dei Filistei, si affacciò alla finestra. Vide Isacco e sua moglie Rebecca nella loro intimità.
9 Allora Abimelech chiamò Isacco e gli disse:
- Non c'è alcun dubbio, certamente quella è tua moglie. Perché hai detto che era tua sorella?
Isacco gli rispose:
- L'ho detto per paura di dover morire per causa sua.
10 Che cosa ci hai combinato? - continuò Abimelech. - Poco ci mancava che qualcuno avesse rapporti con tua moglie. Così ci avresti resi colpevoli.
11 Poi Abimelech diede quest'ordine a tutto il popolo: «Se qualcuno fa del male a quest'uomo o a sua moglie, sarà condannato a morte!».
12 Isacco fece in quella terra una semina e quell'anno ebbe un raccolto molto abbondante: il Signore lo aveva benedetto.
13 Egli divenne una persona importante, fino a ottenere una posizione influente.
14 Diventò padrone di grandi mandrie e di numerosi greggi. Aveva molti servitori.
I Filistei lo invidiavano.
15 Riempirono di terra tutti i pozzi che a suo tempo i servi di suo padre Abramo avevano scavato.
16 Allora Abimelech disse a Isacco: «Vattene via da noi, perché sei troppo potente».
17 E Isacco si allontanò da quel luogo; si accampò e si stabilì nella valle di Gerar
18 Isacco riaprì i pozzi che erano stati scavati dai servi ai tempi di suo padre, e che i Filistei avevano riempiti di terra dopo la morte di Abramo. Li chiamò con gli stessi nomi che aveva dato loro suo padre Abramo.
19 Inoltre i servi scavarono un pozzo nella valle e trovarono l'acqua.
20 Ma i pastori di Gerar attaccarono briga con quelli di Isacco. Dicevano: «Quest'acqua è nostra!».
Allora Isacco chiamò quel pozzo Esek (Litigio), perché avevano litigato con lui.
21 Poi scavarono un altro pozzo. Anche per quello scoppiò una lite. Perciò Isacco lo chiamò Sitna (Contesa).
22 Poi si allontanò di là e scavò un altro pozzo per il quale non vi fu alcuna contesa. Allora lo chiamò Recobot (Libertà), «Perché, - disse, - ora il Signore ci ha dato spazio per vivere e prosperare in questa terra».
23 Di là si recò a Bersabea.
24 In quella stessa notte gli apparve il Signore che gli disse:
«Io sono il Dio di tuo padre Abramo. Non temere, perché io sono con te.
Ti benedirò: ti darò numerosi discendenti a causa della mia promessa, fatta al mio servo Abramo».
25 In quel luogo Isacco costruì un altare e adorò il Signore. Lì si accampò e i suoi servi scavarono un altro pozzo.

ALLEANZA CON ABIMELECH

26 Intanto Abimelech era partito da Gerar. Si era recato da Isacco con il suo amico Acuzzat e con il capo del suo esercito, Picol.
27 Isacco gli disse:
- Perché siete venuti da me? Voi mi odiate e mi avete cacciato via da voi.
28 Essi risposero:
- Ora abbiamo capito che veramente il Signore è con te e abbiamo pensato: Facciamo un giuramento solenne tra noi. Concludiamo un patto con te.
29 Tu non ci farai alcun male, come noi non ne abbiamo fatto a te. Anzi, noi ti abbiamo fatto solo del bene e ti abbiamo lasciato andare via in pace. Ora è chiaro che il Signore ti ha benedetto.
30 Isacco preparò loro un banchetto ed essi mangiarono e bevvero.
31 Il giorno successivo si alzarono di buon mattino e si scambiarono il giuramento. Poi Isacco li salutò ed essi se ne andarono da buoni amici.
32 In quello stesso giorno i servitori di Isacco vennero a dirgli che avevano trovato l'acqua nel pozzo appena scavato.
33 Isacco chiamò quel pozzo Sibea (Giuramento): per questo fino ad oggi la città si chiama Bersabea (Pozzo del Giuramento).

MATRIMONIO DI ESAÙ

34 Quando Esaù ebbe quarant'anni, prese due mogli ittite: Giudit, figlia di Beeri e Basemat, figlia di Elon.
35 Questo fatto causò profonda amarezza a Isacco e Rebecca.

CAPITOLO 27

GIACOBBE BENEDETTO AL POSTO DI ESAÙ

1 Isacco era diventato vecchio. La sua vista si era tanto indebolita da non vederci più.
Un giorno chiamò suo figlio maggiore:
- Figlio mio, - gli disse.
- Eccomi, - rispose Esaù.
2 Io sono vecchio, - continuò Isacco, - e posso ormai morire da un momento all'altro.
3 Prendi dunque i tuoi attrezzi da caccia, l'arco e le frecce. Esci in campagna e ammazza un po' di selvaggina.
4 Poi preparami un piatto saporito, come piace a me, e portamelo. Io lo mangerò e poi ti darò la mia benedizione, prima di morire.
5 Rebecca aveva ascoltato quel che Isacco diceva a suo figlio Esaù. Perciò quando egli se ne fu andato a caccia, in cerca di selvaggina da portare a suo padre,
6 disse al figlio Giacobbe: - Ho udito tuo padre dire a tuo fratello Esaù:
7 «Portami un po' di selvaggina e preparami un buon piatto saporito. Io lo mangerò; poi ti darò la benedizione alla presenza del Signore, prima di morire».
8 Ora, figlio mio, ascoltami bene e fa' quel che ti dico.
9 Va' subito al gregge e prendimi due bei capretti. lo cucinerò per tuo padre un piatto di suo gusto.
10 Lo porterai a tuo padre perché lo mangi, e così, prima di morire darà a te la benedizione.
11 - Ma mio fratello Esaù è peloso, - disse Giacobbe a sua madre Rebecca, - io invece ho la pelle liscia.
12 Se mio padre vorrà toccarmi scoprirà che lo sto ingannando e così attirerò su di me una maledizione e non la benedizione.
13 - Cada su di me questa maledizione! - gli rispose sua madre. - Tu, però, figlio mio, dammi retta: va' e portami i capretti.
14 Allora Giacobbe andò, prese i capretti e li portò alla madre; essa ne preparò un piatto appetitoso, secondo il gusto di suo padre.
15 Rebecca prese i vestiti di Esaù, suo figlio maggiore, i più belli, che aveva in casa, e li fece indossare a Giacobbe, il minore.
16 Con la pelle dei capretti gli ricoprì le mani e il collo.
17 Poi gli mise in mano la carne e il pane che aveva preparati.
18 Egli andò da suo padre e gli disse: - Padre!
- Sì, figlio mio, - rispose Isacco, - ma chi sei, tu?
19 - Io sono Esaù, il tuo primogenito, -rispose Giacobbe a suo padre; - ho fatto quel che mi hai comandato. Vieni ora a sederti e mangia la selvaggina. Poi mi darai la benedizione.
20 - Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio! - disse Isacco.
E Giacobbe rispose:
- Il Signore, il tuo Dio, me l'ha fatta incontrare.
21 Allora Isacco disse a Giacobbe:
- Avvicinati, figlio mio, perché io possa toccarti e capire se veramente sei Esaù, o no.
22 Giacobbe si avvicinò. Suo padre lo palpò e disse:
- La voce è quella di Giacobbe, ma le braccia sono quelle di Esaù!
23 Non lo riconobbe perché le sue braccia erano ricoperte di peli, come quelle di Esaù. Perciò lo benedisse.
24 Ma gli chiese:
- Sei veramente mio figlio Esaù?
- Certo! - rispose Giacobbe.
25 Allora, figlio mio, - disse Isacco, - dammi il piatto con la selvaggina. Io la mangerò, poi ti darò la benedizione.
Giacobbe glielo servì ed egli mangiò. Gli portò anche del vino ed egli bevve.
26 Quindi suo padre Isacco gli disse:
- Avvicinati, figlio mio, e abbracciami.
27 Giacobbe allora si avvicinò al padre e lo abbracciò. Isacco sentì l'odore dei suoi vestiti e gli diede la benedizione. Disse:
«L'odore di mio figlio è davvero
come il buon odore di un campo
che il Signore ha benedetto.
28 Dio ti conceda rugiada dal cielo
e terra fertile,
frumento e vino in gran quantità.
29 Ti servano i popoli,
davanti a te si pieghino le nazioni.
Sarai il padrone
dei tuoi fratelli.
Si inchineranno davanti a
te i figli di tua madre.
Sia maledetto chi ti maledice
e benedetto chi ti benedice!».

ISACCO ED ESAÙ SCOPRONO L'INGANNO

30 Subito dopo avere ricevuto la benedizione paterna Giacobbe uscì. Si era appena allontanato da suo padre, quando suo fratello Esaù rientrò dalla caccia.
31 Preparò anch'egli un buon piatto appetitoso, andò da suo padre e gli disse:
- Padre, preparati a mangiare la selvaggina che ti ho portato. Poi mi darai la benedizione.
32 Ma tu chi sei? - gli chiese Isacco.
Egli rispose:
- Io sono tuo figlio Esaù, il maggiore.
33 Allora Isacco fu scosso da un tremito fortissimo e disse:
- Ma allora chi è colui che ha cacciato selvaggina? Io ho già mangiato tutto quel che mi ha portato e poi l'ho anche benedetto. E benedetto resterà.
34 Appena ebbe udite le parole di suo padre, Esaù si mise a urlare, pieno di profonda amarezza. Poi disse a suo padre:
- Padre, benedici anche me!
35 Isacco rispose:
- Tuo fratello è venuto con un inganno e ti ha rubato la benedizione.
Esclamò Esaù:
36 Non per niente gli è stato dato il nome di Giacobbe!, infatti mi ha già ingannato due volte: prima si è impadronito dei miei diritti di primogenito e ora s'è presa anche la mia benedizione.
Poi aggiunse:
- Non ti è più rimasta nessuna benedizione per me?
37 Isacco rispose a Esaù:
- Io ho già stabilito che Giacobbe sia tuo padrone. Tutti i suoi fratelli dovranno servirlo. Non gli mancheranno frumento e vino. E adesso, che cosa posso fare per te?
38 Esaù disse a suo padre:
- Ma tu, padre, hai una sola benedizione?
Benedici anche me! E scoppiò in pianto.
39 Allora suo padre gli disse:
«Tu dovrai stabilirti lontano dai terreni
fertili,
lontano dalla rugiada che scende dall'alto
dei cieli.
40 Ti procurerai da vivere con la tua spada
e dovrai servire tuo fratello.
Ma quando non ne potrai più
spezzerai il suo giogo
e lo getterai lontano dal tuo collo».

REBECCA INVITA GIACOBBE A FUGGIRE

41 Ormai Esaù odiava Giacobbe a causa della benedizione che suo padre gli aveva data. Pensava di ucciderlo e diceva fra sé: «Aspetto solamente che sia morto mio padre».
42 Ma qualcuno riferì a Rebecca l'intenzione di Esaù, suo figlio maggiore. Essa allora fece chiamare il figlio minore, Giacobbe, e gli disse «Sta' attento! Tuo fratello Esaù vuole vendicarsi e ucciderti.
43 Quindi, figlio mio, dammi retta: fuggi di qui. Va' a Carran, da mio fratello Labano.
44 Resterai con lui qualche tempo, fino a quando tuo fratello non si sarà calmato.
45 Ti manderò a prendere quando la sua collera verso di te sarà placata, ed egli avrà dimenticato quel che gli hai fatto. Non voglio perdervi tutti e due in un sol giorno».

ISACCO MANDA GIACOBBE IN MESOPOTAMIA

46 Rebecca disse a Isacco: «A causa delle donne ittite di Esaù ho perso il gusto di vivere. Se anche Giacobbe prende in mogli una del paese, una Ittita, preferisco morire!»

CAPITOLO 28
1 Perciò Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse e gli diede quest'ordine: «Non devi prenderti in moglie una donna di queste parti.
2 Va' dunque in Mesopotamia, alla casa di Betuel, tuo nonno materno, e prendi in moglie una ragazza di là, una figlia di Labani fratello di tua madre.
3 Dio onnipotente ti benedica,
ti dia molti figli.
Ti faccia essere il padre di una moltitudine di popoli.
4 Dio benedica te e i tuoi discendenti come benedisse Abramo, perché tu possieda questa terra dove ora abiti come straniero la terra che Dio ha dato ad Abramo».
5 Così Isacco mandò Giacobbe in Mesopotamia. Egli andò da Labano, figlio di Betuel l'Arameo, fratello di Rebecca, la madre Giacobbe ed Esaù.

ESAÙ SI SPOSA ANCORA UNA VOLTA

6 Esaù sentì che Isacco aveva benedetto Giacobbe e lo aveva mandato in Mesopotamia perché si prendesse in moglie una donna di quelle parti. E udì anche che mentre lo benediceva Isacco gli aveva dato quest'ordine: «Non devi prenderti in moglie una Cananea».
7 Giacobbe aveva ubbidito ai suoi genitori ed era andato in Mesopotamia.
8 Così Esaù capì che le Cananee non piacevano a suo padre Isacco.
9 Allora si recò da Ismaele, un figlio di Abramo, e sposò suo figlia Macalat, sorella di Nebaiot, oltre alle mogli che già aveva.

IL SOGNO DI GIACOBBE

10 Giacobbe partì da Bersabea e si avviò verso Carran.
11 Capitò in un posto dove passò la notte perché il sole era già tramontato. Li prese una pietra, se la pose sotto il capo come guanciale e si coricò.
12 Fece un sogno: una scala poggiava a terra e la sua cima raggiungeva il cielo; su di essa salivano e scendevano angeli di Dio.
13 Il Signore gli stava dinanzi e gli diceva:
«Io sono il Signore,
il Dio di Abramo e di Isacco.
La terra sulla quale sei coricato,
la darò a te e ai tuoi discendenti:
14 essi saranno innumerevoli,
come i granelli di polvere della terra.
Si estenderanno ovunque:
a oriente e a occidente,
a settentrione e a mezzogiorno;
e per mezzo tuo e dei tuoi discendenti
io benedirò tutti i popoli della terra.
15 Io sono con te,
ti proteggerò dovunque andrai,
poi ti ricondurrò in questa terra.
Non ti abbandonerò:
compirò tutto quel che ti ho promesso».
16 Giacobbe si svegliò e disse: «Veramente in questo luogo c'è il Signore, e io non lo sapevo!».
17 Fu preso da spavento e disse: «Quant'è terribile questo luogo! Questa è certamente fa casa di Dio! Questa è la porta del cielo!».
18 Il mattino seguente Giacobbe si alzò presto, prese la pietra che aveva usato come guanciale, la drizzò in piedi e vi versò sopra dell'olio per consacrarla a Dio.
19 Chiamò quel posto Betel (Casa di Dio), mentre prima il suo nome era Luz.
20 Giacobbe fece un voto. Disse:
«Se Dio è con me
e mi protegge in questo viaggio,
se mi dà di che cibarmi
e di che vestirmi
21 e io ritorno sano e salvo
alla casa di mio padre,
il Signore sarà il mio Dio.
22 Questa pietra sacra che io ho drizzato
segnerà il luogo dove Dio è presente,
e a lui senz'altro io offrirò la decima parte
di tutto quel che mi darà».

Il sogno di Giacobbe

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CAPITOLO 29

GIACOBBE IN CASA DI LABANO, LIA E RACHELE

1 Giacobbe riprese il suo viaggio e si diresse verso l'oriente.
2 Un giorno vide un pozzo nella campagna. Vi erano accanto tre greggi di pecore e capre, in attesa, perché quello era il pozzo dove il bestiame veniva abbeverato. Una grande pietra ne chiudeva l'apertura.
3 Tutti i greggi si radunavano li, poi i pastori facevano rotolare via la pietra dall'apertura, abbeveravano il bestiame, quindi rimettevano la pietra sull'apertura del pozzo.
4 Giacobbe si rivolse ai pastori: - Fratelli miei, di dove siete?
Essi risposero:
- Siamo di Carran.
5 -Conoscete Labano, figlio di Nacor?
- Sì, - risposero.
6 Sta bene?
- Sì. Ecco appunto sua figlia Rachele: sta arrivando qui con il suo gregge.
7 La sera è ancora lontana, - osservò Giacobbe, - non è ancora giunto il momento di radunare il bestiame! Abbeverate dunque i greggi, poi riportateli al pascolo.
8 - Non possiamo farlo! - essi risposero. - Prima devono radunarsi qui tutti i greggi. Poi si toglierà la pietra dall'imboccatura del pozzo. Solo allora potremo abbeverare il bestiame.
9 Stava ancora parlando con loro quando arrivò Rachele che portava al pascolo il gregge di suo padre.
10 Quando Giacobbe vide Rachele con il gregge di suo zio Labano, si fece avanti, tolse la pietra che copriva l'apertura del pozzo e abbeverò il gregge di suo zio.
11 Poi Giacobbe baciò Rachele e pianse di commozione.
12 La informò di essere nipote di suo padre, il figlio di Rebecca. Rachele corse immediatamente a dirlo a suo padre.
13 Appena udita la notizia che suo nipote era arrivato, Labano si precipitò verso Giacobbe, lo strinse fra le braccia, lo baciò e lo condusse a casa sua. Giacobbe raccontò a Labano tutte le sue vicende.
14 Allora Labano gli disse: «Tu sei davvero uno dei nostri! Del nostro stesso sangue!».
Giacobbe rimase da Labano un mese intero.

GIACOBBE SPOSA LIA E RACHELE

15 Labano disse a Giacobbe: «Tu sei mio parente, ma non è una buona ragione perché tu lavori per me senza ricevere alcun compenso. Dimmi dunque quale deve essere la tua paga».
16 Labano aveva due figlie: la maggiore si chiamava Lia, la minore Rachele.
17 Lia aveva uno sguardo spento, Rachele invece era piacevole, di bell'aspetto.
18 Giacobbe si era innamorato di Rachele. Perciò disse a Labano:
- Lavorerò per te sette anni per sposare Rachele, tua figlia minore.
19 Labano approvò:
- Preferisco darla a te piuttosto che a qualsiasi altro. Rimani pure con me.
20 Così Giacobbe lavorò al servizio di Labano per sette anni, pur di avere Rachele: gli parvero pochi giorni tanto egli l'amava.
21 Alla fine Giacobbe disse a Labano: «Ormai i sette anni sono passati. Dammi la mia fidanzata perché voglio sposarla».
22 Allora Labano invitò alla festa di nozze tutte le persone di quel luogo.
23 Ma quando fu sera prese sua figlia Lia e la portò a Giacobbe che trascorse la notte con lei.
24 A Lia Labano aveva dato come schiava Zilpa).
25 Quando spuntò il giorno Giacobbe si accorse che era Lia. Allora andò da Labano e protestò:
- Perché mi hai fatto questo? Ho lavorato per te come un servo per potere sposare Rachele. Perché mi hai ingannato?
26 Labano gli rispose:
- In questo paese non c'è l'abitudine di dare in sposa la figlia più giovane se la maggiore non è sposata.
27 Ma ora porta a termine questa settimana di festa nuziale, poi ti darò anche Rachele, se lavorerai per me altri sette anni.
28 Giacobbe fu d'accordo; terminò la settimana di nozze con Lia, poi Labano gli diede in moglie anche Rachele.
29 A sua figlia Rachele egli diede la schiava Bila).
30 Giacobbe sposò quindi Rachele, che amò ancora più di Lia, e continuò a restare al servizio di Labano per altri sette anni.

LIA MADRE DI RUBEN, SIMEONE, LEVI E GIUDA

31 Quando il Signore vide che Lia era amata meno di Rachele, le diede la possibilità di avere figli. Rachele invece non ne aveva.
32 Lia dunque rimase incinta e partorì un figlio. Lo chiamò Ruben: «Perché, - disse, - il Signore ha visto la mia triste situazione. Ora mio marito mi amerà certamente».
33 Poi fu nuovamente incinta e partorì un figlio. Disse: «Il Signore mi ha ascoltata: sa che non sono amata e perciò mi ha dato anche questo». Lo chiamò Simeone.
34 Rimase un'altra volta incinta e partorì un figlio. Disse: «Questa volta, finalmente, mio marito si affezionerà a me, perché gli ho dato tre figli!». Lo chiamò Levi.
35 Poi fu ancora incinta, partorì un figlio e disse: «Questa volta io loderò il Signore!» e lo chiamò Giuda. Poi non rimase più incinta.

CAPITOLO 30

I FIGLI DELLE SCHIAVE: DAN, NEFTALI, GAD E ASER

1 Quando Rachele si accorse che non poteva dare figli a Giacobbe, divenne gelosa della sorella e disse al marito:
- Fa' che abbia figli, altrimenti muoio!
2 Giacobbe si irritò contro Rachele e le disse:
- Io non posso certo mettermi al posto di Dio! E' lui che non vuole che tu abbia figli!
3 Essa allora propose:
- Prendi la mia schiava Bila. Unisciti a lei. Essa rimarrà incinta al posto mio; così per mezzo suo io potrò avere un figlio.
4 Così Rachele diede a Giacobbe la sua schiava Bila. E Giacobbe si unì a lei.
5 Bila rimase incinta e partorì un figlio a Giacobbe.
6 Allora Rachele esclamò: «Dio ha agito con giustizia. Ha ascoltato anche me e mi ha dato un figlio», e lo chiamò Dan.
7 Poi Bila, la schiava di Rachele, rimase ancora incinta e partorì un secondo figlio a Giacobbe.
8 Rachele disse: «Ho sostenuto dure lotte contro mia sorella, ma ho vinto». Così diede al bambino il nome di Neftali.
9 Quando Lia si rese conto che non restava più incinta, prese la sua schiava Zilpa e la diede a Giacobbe per avere figli per mezzo suo.
10 E Zilpa, schiava di Lia, partorì un figlio a Giacobbe.
11 Sono stata fortunata», disse allora Lia, e lo chiamò Gad.
12 Poi Zilpa, schiava di Lia, partorì un secondo figlio a Giacobbe.
13 «Sono proprio contenta!», esclamò Lia. «Le donne diranno che sono fortunata». E diede al neonato il nome di Aser.

LIA MADRE DI ISSACAR, ZABULON E DINA

14 Al tempo della mietitura del grano, Ruben andò in campagna, trovò mandragole e le portò a Lia sua madre. Rachele disse a Lia:
- Dammi un po' delle mandragole di tuo figlio.
15 Ma essa le rispose:
- Non ti basta avermi portato via mio marito, che vuoi portarmi via anche le mandragole di mio figlio?
- Dammi le mandragole di tuo figlio, - rispose allora Rachele, - e in cambio Giacobbe passerà questa notte con te.
16 Perciò la sera, quando Giacobbe se ne tornava dai campi, Lia gli andò incontro e gli disse: «Devi venire con me perché io ti ho comprato pagandoti con le mandragole di mio figlio». Così Giacobbe quella notte dormì con lei.
17 Dio esaudì il desiderio di Lia che rimase incinta e partorì a Giacobbe un quinto figlio.
18 Lia disse: «Dio mi ha dato una ricompensa perché ho ceduto la mia schiava a mio marito!», e chiamò quel figlio Issacar.
19 Poi Lia rimase incinta un'altra volta e partorì il sesto figlio a Giacobbe.
20 Allora disse: «Dio mi ha fatto un gran regalo! Ora mio marito starà con me perché gli ho dato sei figli». Così chiamò il bimbo Zabulon.
21 In seguito partorì una figlia, che chiamò Dina.

RACHELE MADRE DI GIUSEPPE

22 Poi Dio si ricordò di Rachele e la esaudì: le diede la possibilità di avere figli.
23 Così Rachele rimase incinta e partorì un figlio. Allora disse: «Dio mi ha liberato dalla mia umiliazione!».
24 Chiamò il figlio Giuseppe e disse: «Il Signore mi dia ancora un figlio».

ACCORDO TRA LABANO E GIACOBBE

25 Dopo che Rachele ebbe partorito Giuseppe, Giacobbe disse a Labano:
- Lasciami andare. Voglio tornare al mio paese, al luogo dal quale sono partito
26 Dammi le mie mogli e i miei figli, per i quali ti ho servito, e tu sai che ti ho servito bene! Così potrò andarmene.
27 Ma Labano gli disse:
- Se soltanto tu volessi darmi retta! Resta qui perché ho capito da certi segni che il Signore mi ha benedetto per amor tuo.
28 Poi fece una proposta:
- Fissami tu stesso la tua paga, e io te la darò.
29 Giacobbe rispose:
- Tu sai come io ti ho servito e come il tuo bestiame è aumentato per merito mio.
30 Prima che io arrivassi ne avevi poco. Ma ora è enormemente accresciuto. Il Signore ti ha benedetto per tutto quel che ho fatto. Ma ora è tempo di badare anche agli interessi della mia famiglia.
31 - Ebbene dimmi che cosa devo darti, - chiese Labano.
Giacobbe rispose:
- Non darmi niente. Se farai quello che ti dirò, io tornerò a custodire il tuo bestiame e a portarlo al pascolo.
32 Dunque: oggi io passerò in mezzo a tutto il tuo bestiame. Tra le pecore sceglierò tutti gli agnelli macchiati e punteggiati e quelli di colore scuro; e tra le capre sceglierò quelle macchiate e punteggiate. D'ora in poi questo bestiame sarà la mia paga.
33 In futuro ti sarà facile vedere se mi sarò comportato onestamente. Quando verrai per controllare la mia paga, se avrò capre non macchiate o non punteggiate e pecore di colore non scuro saprai che te le ho rubate.
34 - Va bene, - rispose Labano, - facciamo come hai detto.
35 In quello stesso giorno Labano mise da parte i montoni striati o macchiati, tutte le capre punteggiate o macchiate, ogni animale, insomma, che aveva una macchia bianca e le pecore di colore scuro, e le affidò ai suoi figli.
36 Poi si allontanarono da Giacobbe tre giorni di cammino, mentre Giacobbe portava al pascolo il rimanente delle greggi di Labano.
37 Giacobbe prese rami secchi di pioppo, di mandorlo e di platano. Ne tagliò la corteccia a strisce e così mise in evidenza la parte bianca del legno.
38 Pose quei rami, così intagliati, nelle vasche e negli abbeveratoi dove le pecore venivano a bere, proprio dinanzi a loro. Li sistemò lì perché le bestie entravano in calore quando andavano a bere.
39 Così quando esse si accoppiavano davanti a quelle verghe partorivano poi piccoli striati, punteggiati e macchiati.
40 Giacobbe separò poi i greggi e mise quelli di Labano in modo che vedessero dinanzi a sé quelle striate e scure. Metteva i suoi greggi da parte, non insieme a quelli di Labano.
41 Quando le bestie robuste andavano in calore Giacobbe metteva dinanzi a loro i rami negli abbeveratoi; così si accoppiavano dinanzi ai rami.
42 Se invece le bestie erano deboli non li metteva. Così le bestie deboli toccavano a Labano, le robuste invece a Giacobbe.
43 In questo modo divenne ricchissimo: possedeva greggi in gran quantità, schiavi e schiave, cammelli e asini.

CAPITOLO 31

GIACOBBE FUGGE DA LABANO

1 Giacobbe venne a sapere che i figli di Labano dicevano: «Giacobbe si è preso tutto quel che era di nostro padre. Infatti con quello che era suo si è procurata tutta questa ricchezza».
2 Egli osservava il volto di Labano e si accorse che non era più quello di prima verso di lui.
3 Il Signore disse a Giacobbe: «Ritorna a casa di tuo padre, al tuo paese natio, e io sarò con te».
4 Allora Giacobbe mandò a chiamare Rachele e Lia e le fece venire in campagna, dove c'era il suo gregge.

5 Disse loro:
- Ho notato che vostro padre non ha più verso di me l'atteggiamento di un tempo, ma il Dio di mio padre mi ha protetto.
6 Voi sapete bene che ho servito vostro padre con tutte le mie forze.
7 Però lui mi ha ingannato: ha cambiato dieci volte la mia paga, ma Dio non gli ha permesso di farmi del male.
8 Se egli diceva: «Il bestiame punteggiato costituirà la tua paga», tutto il gregge partoriva bestiame punteggiato. Se invece diceva: «Il bestiame striato costituirà la tua paga», tutto il gregge partoriva bestiame striato. Così Dio ha tolto il bestiame a vostro padre e lo ha dato a me.
10 Anzi, al tempo in cui il bestiame si accoppia, feci un sogno: alzai gli occhi e vidi che i maschi che stavano per accoppiarsi erano striati, punteggiati e chiazzati
11 Sempre in sogno l'angelo di Dio mi chiamò: «Giacobbe!», disse, e io risposi: «Eccomi!».
12 Ed egli: «Alza gli occhi e osserva: tutti i maschi del bestiame che stanno per accoppiarsi sono striati, punteggiati e chiazzati, perché io ho visto quel che ti ha fatto Labano.
13 Io sono il Dio che ti è apparso a Betel, dove tu hai versato dell'olio su una pietra, per dedicarla a me e dove tu hai fatto un voto. Ora partì di qui e ritorna nella tua terra».
14 Rachele e Lia gli risposero:
- Noi ormai non facciamo più parte della casa di nostro padre e non aspettiamo più da lui un'eredità.
15 Egli infatti ci ha considerate persone estranee. Ci ha vendute e ha addirittura sperperato tutto il nostro denaro.
16 Tutta la ricchezza che Dio ha tolto a nostro padre appartiene a noi e ai nostri figli! Fa' dunque quel che Dio ti ha detto.
17-18 Allora Giacobbe preparò il ritorno da suo padre Isacco, nella terra di Canaan. Radunò tutti i beni che aveva accumulato e il bestiame di sua proprietà che aveva acquistato in Mesopotamia e caricò i suoi figli e le sue mogli su alcuni cammelli.
19 Labano intanto se ne era andato a tosare le sue pecore e Rachele rubò gli idoli di suo padre.
20 Così Giacobbe ingannò l'arameo Labano: non gli disse che stava per andarsene.
21 Fuggì con tutto quel che possedeva. Se ne andò, passò il fiume e si avviò verso la montagna di Galaad.

LABANO INSEGUE GIACOBBE

22 Solo tre giorni dopo Labano venne a sapere che Giacobbe era fuggito.
23 Allora egli prese con sé i suoi parenti, lo inseguì per sette giorni di cammino e lo raggiunse sulla montagna di Galaad.
24 Di notte, in sogno, Dio apparve all'arameo Labano e gli disse: «Non litigare con Giacobbe, per nessun motivo».
25 Labano raggiunse Giacobbe che aveva posto il suo accampamento sulla montagna. Anche Labano, con i suoi parenti, piantò le sue tende sulla montagna di Galaad.
26 Poi Labano disse a Giacobbe:
- Che cosa mi hai combinato? Tu mi hai ingannato! Te ne sei andato e hai portato via le mie figlie come se fossero prigioniere di guerra.
27 Perché sei fuggito di nascosto? Sei partito con inganno, senza farmelo sapere. Io ti avrei lasciato andare tra feste e canti, al suono di tamburi e di cetre.
28 Invece tu non mi hai permesso nemmeno di baciare i miei nipoti e le mie figlie. Hai veramente agito da sciocco!
29 Ora io potrei rovinarti, ma la notte scorsa il Dio di tuo padre mi ha detto: «Non litigare con Giacobbe, per nessun motivo!».
30 Ora, dunque, diciamo pure che tu sei partito perché soffrivi di nostalgia per la tua casa paterna; ma perché hai rubato i miei idoli?
31 Giaccone rispose a Labano:
- Sono fuggito perché avevo paura. Pensavo che tu potevi riprenderti con la forza le tue figlie.
32 Ma se tu trovi che qualcuno ha preso i tuoi idoli, sarà messo a morte. Dinanzi ai tuoi parenti cerca pure quel che è tuo tra la mia roba.
Giacobbe non sapeva che era stata Rachele a rubarli.
33 Labano entrò nella tenda di Giacobbe, in quella di Lia e in quella delle due serve. Non trovò nulla. Allora usci dalla tenda di Lia ed entrò in quella di Rachele.
34 Rachele però aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello e vi si era seduta sopra. Così Labano frugò tutta la tenda, ma non li trovò.
35 Rachele disse a suo padre: «Signor mio, non offenderti se non posso alzarmi alla tua presenza, ma mi trovo in uno di quei giorni che hanno tutte le donne».
Labano cercò, ma non trovò gli idoli.
36 Allora Giacobbe si arrabbiò e litigò con Labano. Protestò con lui e gli disse:
- Quale delitto o quale errore ho commesso perché tu mi perseguiti con tanto accanimento?
37 Tu hai frugato tra la mia roba. Hai trovato qualcosa di tuo? Portalo qui dinanzi ai miei e ai tuoi parenti e giudichino loro chi di noi due ha ragione.
38 Io sono stato con te vent'anni! Le tue pecore e le tue capre non hanno mai abortito e io non ho mai preso montoni dal tuo gregge per mangiarli.
39 Non ti ho mai riportato qualche bestia sbranata: ne risarcivo io stesso il danno. Tu invece mi chiedevi conto di quel che era stato rubato non soltanto di giorno, ma anche di notte.
40 Di giorno soffocavo per il caldo. Di notte gelavo di freddo e non riuscivo a dormire.
41 Sono ormai vent'anni che faccio da servitore in casa tua: quattordici per avere le tue due figlie e sei per le tue pecore; e tu hai cambiato ben dieci volte la mia paga.
42 Se non mi avesse protetto il Dio di mio padre, Dio di Abramo e Terrore di Isacco, ora sicuramente tu mi avresti rimandato a mani vuote. Ma Dio ha visto la mia tribolazione e la mia fatica e la notte scorsa ha fatto conoscere il suo giudizio.

LABANO E GIACOBBE FANNO UN PATTO

43 Allora Labano rispose a Giacobbe:
- Queste figlie e questi nipoti sono miei, e mio è anche questo bestiame. Tutto quel che vedi è mio! Ma ora io non posso scagliarmi contro le mie figlie e contro i figli che esse hanno dato alla luce!
44 Perciò vieni e concludiamo un patto insieme, tu e io. Vi sarà un testimone fra me e te.
45 Allora Giacobbe prese una pietra e la drizzò per farne una stele.
46 Poi disse ai suoi parenti: «Raccogliete pietre».
Essi raccolsero pietre e ne fecero un mucchio. E su di esso mangiarono.
47 Labano chiamò quel mucchio Iegar-Saaduta. Giacobbe invece lo chiamò Gal-Ed (Mucchio della Testimonianza)
48 perché Labano aveva detto: «Questo mucchio è oggi un testimone fra me e te».
49 Lo chiamò anche Mizpa (Vigilanza) perché Labano aveva detto: «Il Signore non perda di vista me e te quando saremo lontani l'uno dall'altro.
50 Bada bene: se tu maltratti le mie figlie o ti prendi altre mogli, non un uomo, ma Dio stesso sarà testimone fra me e te».
51 Inoltre Labano aveva detto a Giacobbe: «Ecco questo mucchio di pietre e questa stele che ho drizzato fra me e te
52 l'uno e l'altra saranno testimoni che né io passerò questo mucchio per andare da te, né tu lo passerai per venire da me, oltre questa stele, con intenzioni cattive.
53 Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor, - era il Dio del loro padre, - siano garanti di questi diritti fra me e te».
Giacobbe prestò giuramento sul Terrore di Isacco, suo padre.
54 Poi Giacobbe offrì un sacrificio su quella montagna e invitò i suoi parenti a prendere cibo. Essi mangiarono e trascorsero quella notte sulla montagna.

CAPITOLO 32

1 Il mattino seguente Labano si alzò presto, baciò i suoi nipoti e le sue figlie e li benedisse. Poi se ne andò e tornò a casa sua.

GIACOBBE PREPARA L'INCONTRO CON ESAÙ

2 Giacobbe si mise in cammino e alcuni angeli di Dio gli andarono incontro.
3 Come li vide, Giacobbe esclamò: «Questo è l'accampamento di Dio!» e chiamò quel luogo "Macanaim" (Due accampamenti).
4 Poi Giacobbe mandò davanti a sé alcuni messaggeri a suo fratello Esaù, nella regione di Seir, la campagna di Edom.
5 Diede loro quest'ordine: «Parlerete così a mio fratello Esaù: Il tuo umile servo Giacobbe ti manda a dire: Io sono stato presso Labano come un emigrante, e vi sono rimasto fino a ora.
6 Sono divenuto proprietario di buoi, di asini e di greggi, di servi e di serve. Ora ti mando questi messaggeri per farlo sapere a te, Esaù, mio signore, perché io trovi così buona accoglienza presso di te».
7 I messaggeri tornarono da Giacobbe e gli dissero: «Siamo stati da tuo fratello Esaù. Ora anch'egli ti sta venendo incontro, e ha con sé quattrocento uomini».
8 Giacobbe ebbe paura e fu preso da grande angoscia. Allora divise in due gruppi la gente che era con lui, e divise anche le pecore, i buoi e i cammelli.
9 Pensava tra sé: «Se Esaù piomba su un gruppo e lo distrugge, l'altro potrà salvarsi».
10 Poi Giacobbe pregò: «O Dio dei miei padri, Dio di Abramo e Dio di Isacco, o Signore! Tu mi hai detto: "Ritorna al tuo paese, alla tua famiglia, e io farò in modo che tutto ti vada bene".
11 Io non sono degno di tutti i favori che hai fatto con grande fedeltà a me, tuo servitore. Non avevo che il mio bastone quando ho attraversato il Giordano e ora me ne ritorno con questi due gruppi.
12 Salvami dalla mano di mio fratello Esaù, perché ho paura di lui. Temo che egli venga e uccida me, le donne e i bambini.
13 Eppure tu mi avevi detto: "Farò in modo che tutto vada bene per te! Renderò i tuoi discendenti numerosi come i granelli di sabbia del mare, che non si possono contare, tanti ce ne sono"».
14 Per quella notte Giacobbe rimase in quel luogo. E per fare un regalo a suo fratello Esaù prese quel che gli capitò sotto mano:
15 duecento capre e venti capri, duecento pecore e venti montoni,
16 trenta cammelle allattanti, con i loro piccoli, quaranta mucche e dieci tori, venti asine e dieci asini.
17 Affidò separatamente ogni gregge ai suoi servi e disse loro: «Andate avanti e lasciate un intervallo fra un gregge e l'altro».
18 Poi diede quest'ordine al primo servitore: «Quando mio fratello Esaù ti verrà incontro e ti chiederà: "Di chi sei servo? Dove vai? E di chi è questo bestiame che spingi davanti a te?",
19 tu risponderai: Io sono di Giacobbe, tuo servitore. E questo bestiame è un regalo che egli fa al mio signore Esaù. Ecco, lui stesso viene dietro di noi».
20 Diede lo stesso ordine al secondo servitore, al terzo e a tutti quelli che accompagnavano i greggi: «Questo direte a Esaù, quando lo incontrerete.
21 E inoltre gli direte: Il tuo servitore Giacobbe viene dietro a noi.
Pensava infatti: «Io lo calmerò prima con il regalo che mi precede, poi mi presenterò a lui. Allora, forse, mi farà buona accoglienza!».
22 Perciò il bestiame destinato in regalo partì prima. Giacobbe invece passò quella notte nell'accampamento.
23-24 Nel corso della notte egli si alzò, prese le due mogli, le due serve e gli undici figli e fece loro passare il guado dello Iabbok, con tutti i suoi averi.

GIACOBBE LOTTA CON UN ANGELO

25 Giacobbe rimase solo, e uno sconosciuto lottò con lui fino allo spuntar dell'alba.
26 Quando costui vide che non poteva vincere Giacobbe nella lotta, lo colpì all'articolazione del femore, che si slogò,
27 e disse:
- Lasciami andare perché già spunta l'alba. Giacobbe rispose:
- Non ti lascerò andare se prima non mi avrai benedetto.
28 Quello chiese:
- Come ti chiami?
- Giacobbe, - egli rispose.
29 L'altro disse:
- Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché tu hai lottato contro Dio e contro gli uomini e hai vinto.
30 Giacobbe gli domandò:
- Dimmi, ti prego, qual è il tuo nome? L'altro gli rispose:
- Perché mi chiedi il mio nome? - e diede la sua benedizione a Giacobbe.
31 Giacobbe disse: «Ho veduto Dio a faccia a faccia e non sono morto!». Perciò chiamò quel luogo "Penuel" (A faccia a faccia con Dio).
32 Il sole stava sorgendo quando Giacobbe, zoppicando all'anca, lasciò Penuel.
33 Proprio per questo fatto anche oggi gli Ebrei non mangiano il nervo sciatico che è sopra l'articolazione del femore: perché quello sconosciuto colpì Giacobbe in quel punto, all'articolazione del femore.

CAPITOLO 33

GIACOBBE INCONTRA ESAÙ

e Esaù avanzava con quattrocento uomini. Allora divise i figli in tre gruppi tra Lia, Rachele e le due serve.
2 Mise davanti le due serve e i loro figli, dietro Lia e i suoi figli e, come ultimi, Rachele e Giuseppe.
3 Egli stesso passò davanti a tutti e si inchinò sette volte fino a terra prima di arrivare vicino a suo fratello.
4 Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, se lo strinse al petto, lo baciò e piansero.
5 Quando Esaù vide le donne e i bambini chiese:
- Chi sono questi che ti accompagnano?
- Sono i figli che Dio ha dato a me tuo servitore, - rispose Giacobbe.
6 Allora si avvicinarono le serve con i loro figli e si inchinarono.
7 Poi si avvicinarono e si inchinarono Lia e i suoi figli e infine fecero lo stesso Rachele e Giuseppe.
8 Esaù chiese:
- Perché hai mandato avanti quei greggi che ho incontrato?
- Volevo ottenere da te una buona accoglienza, signor mio! - rispose Giacobbe.
9 - Ma, caro fratello, - rispose Esaù, - io ho beni a sufficienza! Tieniti pure i tuoi.
10 - No! Te ne prego! - si mise a insistere Giacobbe. - Se veramente non mi serbi alcun rancore, accetta il regalo che ti faccio. Incontrare te è stato per me come incontrare Dio, perché mi hai accolto amorevolmente.
11 Accetta perciò, ti prego, il regalo che ti ho mandato, perché Dio è stato generoso con me e io ho di tutto in abbondanza.
Tanto insistette che Esaù finì con l'accettar
12 e gli disse:
- Su! Mettiamoci in marcia; io ti accompagnerò.
13 - Ma tu sai, signor mio, - obiettò Giacobbe, - che i miei figli sono delicati e che le mie pecore e le mie mucche allattano i piccoli. Se forzo l'andatura di questo bestiame, anche solo per un giorno, morrà tutto quanto!
14 Perciò, mio signore, ti prego, vai avanti a me, tuo servitore. Io invece procederò lentamente, secondo il passo del bestiame e di questi fanciulli, finché ti raggiungerò a Seir.
15 Esaù disse:
- Ti lascerò a disposizione almeno una parte della gente che mi accompagna.
- Non è il caso, - rispose Giacobbe; - a me basta avere avuto una buona accoglienza presso di te, mio signore.
16 Così in quello stesso giorno Esaù ritornò sui suoi passi verso Seir.
17 Giacobbe invece si avviò verso Succot dove costruì una casa per sé e fece alcune capanne per il suo bestiame. Perciò chiamò quel luogo Succot (Capanne).

GIACOBBE IN CANAAN

18 Di ritorno dalla Mesopotamia, Giacobbe arrivò sano e salvo alla città di Sichem, in Canaan, e si accampò di fronte alla città.
19 Poi comprò dai discendenti di Camor, fondatore di Sichem, quella parte di terra dove aveva piantato le sue tende. La pagò cento pezzi d'argento.
20 Costruì un altare e lo chiamò «El, il Dio d'Israele».

CAPITOLO 34

DINA VIOLENTATA DA SICHEM

1 Dina, figlia di Lia e di Giacobbe, usciva per incontrarsi con le ragazze del paese.
2 Sichem, figlio di Camor l'Eveo, principe di quella regione, la rapì, andò a letto con lei e la violentò.
3 Ma poi rimase legato a Dina, si innamorò di lei e le parlò con tenerezza.
4 Tanto che disse a suo padre Camor: «Prendimi in moglie questa ragazza».
5 Giacobbe venne a sapere che sua figlia era stata disonorata, ma poiché i suoi figli erano in campagna col gregge, non disse nulla fino al loro ritorno.

ACCORDO DI MATRIMONIO CON I SICHEMITI

6 Intanto Camor, padre di Sichem, era andato da Giacobbe per parlare con lui.
7 Quando i figli di Giacobbe tornarono dalla campagna ed ebbero udito quel che era accaduto, ne furono addolorati e fortemente indignati. Pensavano che Sichem, violentando la figlia di Giacobbe, aveva commesso un'infamia che in Israele non doveva assolutamente essere compiuta.
8 Camor parlò loro in questi termini:
«Mio figlio Sichem si è infatuato della vostra ragazza. Dategliela in moglie.
9 Imparentatevi con noi: dateci come mogli le vostre figlie e prendetevi le nostre.
10 Restate con noi! Questo territorio è a vostra disposizione: abitatelo, sbrigate i vostri affari e acquistatevi delle proprietà».
11 Poi Sichem disse al padre e ai fratelli di Dina: «Fate in modo che io trovi comprensione fra voi e vi darò quel che mi chiederete.
12 Imponetemi pure un prezzo nuziale molto alto e un dono di valore per la sposa; vi darò quel che vorrete, ma datemi in moglie la ragazza!».
13 Allora i figli di Giacobbe offesi, perché Sichem aveva disonorato la loro sorella Dina, risposero a Camor e a suo figlio con l'intenzione di ingannarli:
14 «Noi non possiamo combinare questo matrimonio perché non possiamo dare in moglie nostra sorella a un uomo che non è circonciso. Sarebbe un disonore per noi.
15 Potremmo accettare solo a questa condizione: diventate come noi, fate circoncidere tutti i vostri maschi.
16 Allora vi daremo le nostre figlie e noi prenderemo in moglie le vostre; abiteremo con voi e formeremo un sol popolo.
17 Se però non accettate noi riprenderemo nostra sorella e ce ne andremo».
18 Il loro ragionamento piacque a Camor e a suo figlio Sichem.
19 Quest'ultimo, anzi, si fece subito circoncidere perché amava la figlia di Giacobbe ed era il più in vista nella tribù di suo padre.

I SICHEMITI SI FANNO CIRCONCIDERE

20 Camor e suo figlio Sichem si presentarono alla porta della loro città e parlarono così agli abitanti:
21 «Quegli uomini hanno intenzioni pacifiche verso di noi. Lasciamoli quindi abitare e trafficare; il nostro territorio è abbastanza grande anche per loro. Noi prenderemo in mogli le loro figlie e gli daremo le nostre.
22 Ma essi pongono una condizione per restare con noi e formare un solo popolo: chiedono che tutti i nostri maschi si facciano circoncidere come loro.
23 Accontentiamoli, così essi abiteranno con noi e i loro greggi, i loro beni e tutto il loro bestiame saranno nostri».
24 Tutti gli abitanti della città diedero retta a Camor e a suo figlio Sichem e tutti i maschi si fecero circoncidere.

SIMEONE E LEVI MASSACRANO I SICHEMITI

25 Tre giorni dopo, quando i Sichemiti erano ancora sofferenti, i due figli di Giacobbe, Simeone e Levi, fratelli di Dina, presero le loro spade, entrarono nella città che era tranquilla e uccisero tutti i maschi.
26 Uccisero con la spada anche Camor e suo figlio Sichem, portarono via Dina dalla casa di Sichem e se ne andarono.
27 E poiché la loro sorella era stata disonorata, i figli di Giacobbe si gettarono sugli uccisi e saccheggiarono la città.
28 Presero le loro pecore, i loro buoi, i loro asini: quello che c'era in città e in campagna.
29 Saccheggiarono tutti i loro beni e presero come bottino tutto quel che vi era nelle loro case, anche i loro bambini e le loro donne.
30 Allora Giacobbe disse a Simeone e Levi:
- Mi avete messo nei guai perché ora i Cananei, i Perizziti e gli altri abitanti della regione mi odieranno. Io ho pochi uomini e se quelli si mettono insieme contro di me, mi vinceranno e io sarò distrutto con la mia famiglia.
31 Essi risposero:
- Non si tratta nostra sorella come una prostituta!

CAPITOLO 35

GIACOBBE ELIMINA GLI IDOLI DALLA SUA CASA

1 Dio disse a Giacobbe: «Su! Va' ad abitare a Betel. Lì costruirai un altare a me, il Dio che ti sono apparso quando fuggivi da tuo fratello Esaù».
2 Allora Giacobbe ordinò alla sua famiglia e a tutti quelli che erano con lui: «Eliminate gli dèi stranieri che avete con voi. Purificatevi e cambiatevi i vestiti.
3 Poi partiremo e andremo a Betel dove io costruirò un altare al Dio che mi ha esaudito nel giorno della mia angoscia e che è stato con me nel mio viaggio».
4 Allora essi consegnarono a Giacobbe tutti gli idoli stranieri e gli orecchini che possedevano, e Giacobbe li sotterrò ai piedi della quercia che è vicino a Sichem.

GIACOBBE COSTRUISCE UN ALTARE IN BETEL

5 Giacobbe e quelli che erano con lui partirono e un terrore straordinario assalì le popolazioni delle città vicine che non osarono inseguirli.
6 E arrivarono a Luz, vale a dire a Betel, nella regione di Canaan.
7 Lì Giacobbe costruì un altare e chiamò quel posto El-Betel (Dio di Betel) perché in quel luogo Dio gli si era rivelato quando egli fuggiva lontano da suo fratello.
8 In quei giorni morì Debora, la balia di Rebecca, e fu sepolta a sud di Betel, ai piedi di una quercia che Giacobbe chiamò «Quercia del Pianto».
9 Dio apparve ancora a Giacobbe mentre tornava dalla Mesopotamia e lo benedisse
10 e gli diede un nuovo nome. Gli disse:
«Tu ti chiami Giacobbe,
ma da ora in poi non ti chiamerai più così.
Il tuo nome sarà Israele».
11 E aggiunse:
«Io sono il Dio Onnipotente
Tu avrai molti figli;
darai origine a una nazione,
anzi a un gruppo di nazioni.
Tra i tuoi discendenti ci saranno dei re.
12 E io darò a te,
e ai tuoi discendenti dopo di te,
questa terra che ho dato
ad Abramo e a Isacco».
13 Poi Dio si allontanò da Giacobbe, dal luogo dove gli aveva parlato e scomparve verso l'alto.
14 E in quel posto Giacobbe rizzò una pietra a ricordo, la consacrò con olio e offrì a Dio una libagione.
15 Giacobbe chiamò il luogo dove Dio gli aveva parlato «Betel» (Casa di Dio).

NASCITA DI BENIAMINO E MORTE DI RACHELE

16 Giacobbe e i suoi partirono da Betel. Erano ancora piuttosto distanti da Efrata quando Rachele partorì. Ebbe un parto molto difficile.
17 Durante le doglie la levatrice disse a Rachele: «Non aver paura, anche questa volta è maschio!».
18 Rachele stava morendo. Prima di esalare l'ultimo respiro chiamò suo figlio Ben-Oni (Figlio del Mio Dolore). Suo padre invece lo chiamò Beniamino (Figlio della Felicità ).
19 Rachele dunque morì e fu sepolta lungo la via che porta a Efrata, cioè a Betlemme.
20 Sulla sua tomba Giacobbe costruì un monumento: è quel monumento sepolcrale di Rachele che esiste anche oggi.
21 Poi Giacobbe partì e pose il suo accampamento al di là di Migdal-Eder.
22 Mentre stava in quella regione Ruben ebbe rapporti sessuali con Bila, la concubina di suo padre, e Israele venne a saperlo.

I DODICI FIGLI DI GIACOBBE

(vedi 1 Cronache 2,1-2)
23 Giacobbe fu padre di dodici figli:
24 da Lia, oltre al suo primogenito Ruben, ebbe Simeone, Levi, Giuda, Issacar, Zabulon; da Rachele ebbe Giuseppe e Beniamino;
25 da Bila, schiava di Rachele, ebbe Dan e Neftali;
26 da Zilpa, schiava di Lia, ebbe Gad e Aser.
Questi sono i figli di Giacobbe, quelli che gli nacquero in Mesopotamia.

MORTE DI ISACCO

27 Giacobbe venne da suo padre Isacco a Mamre, in Kiriat-Arba, cioè in Ebron, dove Abramo e Isacco avevano abitato come forestieri.
28 Isacco visse centottant'anni.
29 Poi Isacco morì, dopo una vecchiaia piena di soddisfazioni, e fu riunito ai suoi padri. I suoi figli Esaù e Giacobbe lo seppellirono.

CAPITOLO 36

I DISCENDENTI DI ESAÙ

(vedi 1 Cronache 1,34-54)
1 Questi sono i discendenti di Esaù, chiamato anche Edom.
2 Egli si prese in moglie alcune donne di Canaan: Ada, figlia di Elon l'ittita; Oolibama, figlia di Ana, figlio di Zibeon l'Urrita;
3 Basemat, figlia di Ismaele, sorella di Nebaiot.
4 Ada gli partorì Elifaz, Basemat partorì Reuel,
5 Oolibama partorì Ieus, Iaalam e Core. Questi sono i figli di Esaù che gli nacquero nella terra di Canaan.
6 Esaù prese le sue mogli, i suoi figli e le sue figlie, tutte le persone di casa sua, il suo bestiame e tutti i beni che aveva acquistato nella terra di Canaan, e andò nella regione di Seir, lontano da suo fratello Giacobbe.
7 Non potevano stare insieme perché i loro beni erano troppo grandi: il loro bestiame era tanto numeroso che il territorio nel quale si trovavano non offriva pascoli sufficienti.
8 Così Esaù, chiamato anche Edom, si stabilì sulla montagna di Seir.
9 Questi sono i discendenti di Esaù, capostipite degli Idumei, abitanti sulla montagna di Seir.
10 Tra i figli che Esaù ebbe da due delle sue mogli ci sono questi: Elifaz, da Ada, Reuel, da Basemat.
11 I figli di Elifaz furono: Teman, Omar, Zefo, Gatam, Kenaz.
12 Elifaz aveva anche una concubina, Timna, che gli diede un altro figlio, Amalek. Questi furono i discendenti di Ada, moglie di Esaù.
13 I figli di Reuel furono: Naat e Zerach, Samma e Mizza. Questi furono i discendenti di Basemat, moglie di Esaù.
14 E questi furono i figli di Oolibama, moglie di Esaù, figlia di Ana e nipote di Zibeon: Ieus, Iaalam e Core.
15 Questi sono i capitribù discendenti da Esaù: da Elifaz, primogenito di Esaù, hanno origine i capi Teman, Omar, Zefo, Kenaz,
16 Core, Gatam, Amalek. Questi sono i capitribù della linea di Elifaz, nella terra di Edom. Sono discendenti di Ada.
17 Questi invece sono i capitribù figli di Reuel, figlio di Esaù: Naat, Zerach, Samma, Mizza. Questi sono i capitribù della linea di Reuel, nella regione di Edom: sono discendenti di Basemat, moglie di Esaù.
18 Questi infine sono i capitribù figli di Oolibama, figlia di Ana e moglie di Esaù: Ieus, Iaalam, Core.
19 Tutti questi sono capitribù discendenti di Esaù, detto anche Edom.
20-21 Gli abitanti del territorio di Edom erano divisi in tribù i cui capi discendevano da Seir l'Urrita: Lotan, Sobal, Zibeon, Ana, Dison, Eser e Disan.
22 I figli di Lotan furono Ori ed Eman. La sorella di Iotam era Timna.
23 I figli di Sobal furono Alvan, Manacat, Ebal, Sefo e Onam.
24 I figli di Zibeon furono Aia e Ana. Questi fu quell'Ana che, mentre stava nella steppa pascolando gli asini di suo padre Zibeon, scoprì alcune sorgenti calde.
25-26 Ana fu il padre di Dison, l'antenato di Emdam, Esbam, Itran e Cheran. Ana ebbe anche una figlia: Oolibama.
27 I figli di Eser furono Bilan, Zaavan e Akan.
28 figli di Disan furono Uz e Aran.
29-30 Questi, dunque, furono i capitribù degli Urriti, nella regione di Seir, elencati ad uno ad uno: Lotan, Sobal, Zibeon, Ana, Dison, Eser, Disan.
31 Questi furono i re che dominarono nel territorio di Edom, prima che vi fosse un re in Israele.
32 Sono qui elencati secondo l'ordine di successione:
Bela, figlio di Beor, della città di Dinaba,
33 Iobab, figlio di Zerach, da Bozra,
34 Usam, della regione dei Temaniti,
35 Adad, figlio di Bedad, da Avit
(questi fu il re che sconfisse
i Madianiti sul territorio di Moab),
36 Samla, da Masreka,
37 Saul, da Recobot-Naar,
38 Baal-Canan, figlio di Acbor,
39 Adar, della città di Pau
(sua moglie si chiamava Meetabel
ed era figlia di Matred, nipote di Me-Zaab).
40-43 Esaù fu il capostipite delle seguenti tribù edomite, elencate secondo i capi che dettero loro il nome: Timna, Alva, Ietet, Oolibama, Ela, Pinon, Kenaz, Teman, Mibsar, Magdiel, Iram. I territori dove ciascuna di queste tribù viveva erano indicati dal nome delle tribù.

LA STORIA DI GIUSEPPE

CAPITOLO 37

I SOGNI DI GIUSEPPE

1 Giacobbe abitava in Canaan, là dove suo padre era vissuto come forestiero.
2 E' questa è la storia della famiglia di Giacobbe. Giuseppe aveva diciassette anni quando pascolava i greggi con i suoi fratelli, i figli di Bila e di Zilpa, concubine di suo padre. Giuseppe riferiva al padre le cattiverie che riguardavano i suoi fratelli.
3 Giacobbe amava Giuseppe più di tutti gli altri suoi figli, perché era il figlio avuto nella sua vecchiaia, e gli fece fare un vestito molto bello.
4 I fratelli si accorsero che il padre amava Giuseppe più di tutti loro e arrivarono a odiarlo tanto da non essere più capaci di rivolgergli serenamente la parola.
5 Una volta Giuseppe fece un sogno. Quando lo raccontò ai suoi fratelli, questi lo odiarono ancora di più.
6 Fratelli, - aveva detto loro, - vi prego, ascoltate il sogno che ho fatto!
7 Al tempo della mietitura noi stavamo legando covoni di grano nei campi. A un tratto il mio covone si alzò e rimase dritto in piedi, mentre tutti i vostri si misero attorno al mio e gli si inchinarono davanti.
8 Vuoi forse essere il nostro re e dominarci? - gli risposero i fratelli. E lo odiarono ancor più, sia per i suoi sogni, sia per il modo di raccontarli.
9 Poi Giuseppe fece un altro sogno e raccontò anche quello ai suoi fratelli. Disse loro:
- Ho fatto un altro sogno: il sole, la luna e undici stelle si inchinavano fino a terra dinanzi a me.
10 Raccontò questo sogno anche a suo padre, il quale lo rimproverò:
- Ma che vai sognando? - gli disse. - Tutti noi: io, tua madre e i tuoi fratelli dovremmo venire a inchinarci fino a terra davanti a te?
11 I suoi fratelli erano gelosi di lui. Suo padre invece pensava spesso a queste cose.

LA VENDETTA DEI FRATELLI

12 I fratelli di Giuseppe si erano recati nella contrada di Sichem per portarvi al pascolo il gregge del padre.
13 Un giorno Giacobbe disse a Giuseppe:
- I tuoi fratelli stanno pascolando i greggi in Sichem. Ti devo mandare da loro.
- Va bene! - rispose Giuseppe.
14 - Va' a vedere come stanno i tuoi fratelli e i greggi, - riprese Giacobbe. - Poi vieni a dirmelo.
Così Giacobbe mandò Giuseppe dalla valle di Ebron a Sichem. Arrivò,
15 e stava andando qua e là per la campagna, quando un uomo lo incontrò e gli disse:
- Che cosa cerchi?
16 Cerco i miei fratelli, - egli rispose. - Stanno pascolando i greggi. Sai dirmi dove si trovano?
17 - Sono andati via di qui! - rispose quell'uomo. - Ho udito che dicevano: andiamocene dalle parti di Dotan!
Allora Giuseppe partì alla ricerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan.
18 Essi lo videro quand'egli era ancora lontano, e prima che li avesse raggiunti complottarono per farlo morire.
19 Ecco, sta arrivando il nostro sognatore! - dicevano fra loro. -
20 Non perdiamo tempo! Uccidiamolo e gettiamo il suo corpo in una cisterna. Poi diremo che l'ha divorato una bestia feroce. Così vedremo a che gli servono i suoi sogni!
21 Ma Ruben li aveva uditi e volle salvare Giuseppe. Perciò disse:
- Non dobbiamo ucciderlo.
22 E aggiunse:
- Non commettete un assassinio! Basta gettarlo in qualche cisterna nel deserto! Non colpitelo con le vostre stesse mani.
Diceva così per poterlo salvare e riportarlo a suo padre.
23 Intanto Giuseppe giunse presso i suoi fratelli. Subito essi gli tolgono quel bel vestito che portava.
24 Poi lo prendono e lo gettano in una cisterna vuota e senz'acqua.

GIUSEPPE VENDUTO AGLI ISMAELITI

25 Mentre i fratelli stavano là seduti per mangiare, a un certo punto alzarono gli occhi e videro arrivare una carovana di Ismaeliti: proveniva dal Galaad e si recava in Egitto. I cammelli erano carichi di svariate merci: resina odorifera, balsamo, laudano.
26 Giuda disse ai suoi fratelli: «Che guadagno c'è a uccidere nostro fratello e a nascondere questo delitto?
27 Invece di fargli del male, vendiamolo a questi Ismaeliti; dopotutto egli fa parte della nostra famiglia, è nostro fratello!».
I suoi fratelli furono d'accordo.
28 Così quando quei mercanti madianiti passarono di lì, fecero uscire Giuseppe dalla cisterna e glielo vendettero per venti pezzi d'argento. E quelli lo portarono in Egitto.
29 Quando Ruben tornò alla cisterna non vi trovò più Giuseppe. Allora, disperato, si stracciò le vesti,
30 tornò dai suoi fratelli e gridò: Il ragazzo non c'è più! Che cosa farò io adesso?

GIUSEPPE CREDUTO MORTO

31 Allora scannarono un capretto, presero la veste di Giuseppe e la bagnarono nel sangue.
32 Poi la mandarono al loro padre con questo messaggio: «Abbiamo trovato questa veste: osservala bene e vedi se è quella di tuo figlio».
33 Egli la riconobbe e gridò: «E' proprio la veste di mio figlio! Una belva feroce l'avrà ucciso! Giuseppe è stato sbranato!».
34 Disperato, Giacobbe si stracciò le vesti, prese il lutto e pianse per suo figlio molti giorni.
35 Gli altri figli e le figlie tentarono di consolarlo, ma egli non volle lasciarsi confortare. Diceva: «Rimarrò in lutto finché morirò, fino a quando raggiungerò mio figlio nel mondo dei morti», e continuò a piangere.
36 I Madianiti intanto, dopo aver portato Giuseppe in Egitto, lo vendettero a Potifar, l'uomo di fiducia del faraone e capo delle sue guardie.

CAPITOLO 38

LA STORIA DI GIUDA E DI TAMAR

1 In quel tempo Giuda si separò dai suoi fratelli e andò ad abitare da un uomo di Adullam, che si chiamava Chira.
2 Qui Giuda vide una figlia di un tale di nome Sua, cananeo, la prese per moglie e si unì a lei.
3 Essa rimase incinta e diede alla luce un figlio che Giuda chiamò Er.
4 Poi rimase di nuovo incinta e partorì un figlio che fu chiamato Onan.
5 Poi diede ancora alla luce un altro figlio, che chiamò Sela. Giuda si trovava a Chezib quando nacque Sela.
6 Giuda, per il suo primogenito Er, scelse una moglie che si chiamava Tamar.
7 Ma Er, primogenito di Giuda, non si comportava bene dinanzi al Signore, e il Signore lo fece morire.
8 Allora Giuda disse a Onan: «Unisciti alla moglie di tuo fratello, compi verso di lei il tuo dovere di cognato e fa' nascere una discendenza per tuo fratello».
9 Onan sapeva che se fosse nato un figlio non sarebbe stato suo. Perciò ogni volta che aveva un rapporto con sua cognata disperdeva per terra il seme e così impediva il concepimento e non dava una discendenza al fratello.
10 Questo suo modo di fare non piacque al Signore che fece morire anche lui.
11 Allora Giuda disse a Tamar, sua nuora:
«Torna alla casa di tuo padre e resta vedova finché mio figlio Sela sarà cresciuto».
Diceva così perché temeva che anche Sela dovesse morire. Tamar ritornò alla casa di suo padre.
12 Dopo molto tempo morì la moglie di Giuda, figlia di Sua. Terminato il lutto, Giuda, con il suo amico Chira l'Adullamita, andò a Timna da quelli che tosavano le sue pecore.
13 Tamar ne fu informata. Le dissero: «Tuo suocero si reca a Timna per la tosatura delle sue pecore».
14 Tamar aveva visto che Sela era cresciuto, ma che lei non gli era stata data in moglie. Allora essa si tolse gli abiti da vedova, si vestì di un velo nel quale si avvolse completamente e si mise seduta all'ingresso del territorio di Enaim, che si trova sulla via che porta a Timna.
15 Giuda la vide e pensò che fosse una prostituta perché aveva la faccia coperta dal velo.
16 Non sapeva che fosse sua nuora. Si avvicinò a lei e le disse:
- Permettimi di venire con te.
- Che cosa mi darai per venire con me? - gli rispose Tamar.
17 Ti manderò un capretto del mio gregge, - le promise Giuda.
- Però mi lascerai un pegno finché tu non me lo avrai mandato, - ella disse.
18 Lui le rispose:
- Che pegno ti devo dare?
E lei:
- Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano.
Giuda glieli diede e si unì a lei che rimase incinta.
19 Poi Tamar se ne andò. Si tolse il velo e si rimise i vestiti da vedova.
20 Più tardi Giuda mandò il suo amico adullamita a portare il capretto e a riprendere il pegno dato a quella donna. Ma egli non la trovò!
21 Domandò agli uomini del luogo dove essa abitava:
- Dov'è quella prostituta che stava a Enaim, sulla strada?
- Lì non c'è mai stata alcuna prostituta - risposero.
22 Egli tornò da Giuda e gli disse:
- Non l'ho trovata! E per di più la gente di quel luogo mi ha assicurato che lì non c'è mai stata una prostituta.
23 Allora Giuda disse:
- Si tenga pure il pegno, altrimenti qualcuno riderà di noi. Io, il capretto gliel'ho mandato davvero, ma tu non l'hai trovata!
24 Circa tre mesi dopo qualcuno disse a Giuda:
- Tamar, tua nuora, si è prostituita ed è rimasta incinta.
Allora Giuda disse:
- Portatela fuori e che sia bruciata viva.
25 La stavano portando fuori quando essa mandò a dire a suo suocero:
- Sono incinta dell'uomo al quale appartengono questi oggetti. Guarda bene! - aggiunse: - a chi appartengono questo sigillo, questo cordone e questo bastone?
26 Giuda li riconobbe ed esclamò:
- Ha ragione lei. Il torto è mio, perché non l'ho data in moglie a mio figlio Sela.
E non ebbe più rapporti con lei.
27 Quando giunse il tempo di partorire ecco che Tamar aveva in grembo due gemelli.
28 Mentre partoriva uno sporse una mano e la levatrice la prese, vi legò un filo rosso e disse: «Questo è uscito per primo».
29 Ma quegli ritirò la mano e uscì prima suo fratello. La levatrice disse: «Perché ti sei aperto una breccia?».
Per questo motivo fu chiamato Perez (Breccia).
30 Poi uscì suo fratello che aveva il filo rosso legato alla mano e fu chiamato Zerach.

CAPITOLO 39

GIUSEPPE IN CASA DI POTIFAR

1 Giuseppe fu portato in Egitto. Potifar, uomo di fiducia del faraone e capo delle guardie, lo comprò dagli Ismaeliti che l'avevano condotto lì.
2 Il Signore era con Giuseppe, così tutto quel che faceva gli riusciva bene. Giuseppe stava nella casa del suo padrone egiziano.
3 Questi si accorse che il Signore era con lui e che gli faceva riuscire tutto quel che intraprendeva.
4 Così Giuseppe incontrò il favore di Potifar che lo chiamò al suo servizio personale e gli affidò l'amministrazione della sua casa e di tutti i suoi beni.
5 Da quel momento, per amore di Giuseppe, il Signore fece prosperare la famiglia di quell'Egiziano: benedisse tutto quel che egli possedeva, casa e campi.
6 Per questo Potifar affidò a Giuseppe tutto quello che aveva: egli non si occupava più di nulla se non dei suoi cibi.

GIUSEPPE E LA MOGLIE DI POTIFAR

Giuseppe era un giovane ben fatto e affascinante.
7 Dopo qualche tempo la moglie del suo padrone mise gli occhi su di lui e gli disse:
- Vieni, vieni con me!
8 - No! - rispose Giuseppe. - Il mio padrone mi ha affidato tutto quel che possiede e non mi chiede mai conto di quel che amministro.
9 Addirittura lui stesso non ha maggiore autorità di me in questa casa. Non mi ha proibito nulla, salvo te, perché sei sua moglie. Non posso commettere un'azione tanto malvagia e peccare contro Dio stesso!
10 Sebbene glielo chiedesse ogni giorno, Giuseppe non accettò mai di andare con lei.
11 Ma un giorno, per ragioni di lavoro, Giuseppe entrò in casa quando non vi era nessun altro servo,
12 e allora la moglie di Potifar lo afferrò per la tunica e gli disse: «Su! Vieni!». Ma Giuseppe le lasciò la tunica fra le mani, uscì dalla casa e scappò.
13 Quando vide che egli era fuggito e le era rimasta la tunica fra le mani, la donna
14 chiamò i suoi servitori e disse loro: «Guardate un po' lo schiavo ebreo che mio marito ci ha portato in casa! Voleva spassarsela con noi! Si è avvicinato per unirsi a me, ma io mi sono messa a gridare.
15 Appena mi ha sentito gridare, ha abbandonato la sua tunica vicino a me, ha raggiunto l'uscita ed è scappato».
16 Conservò presso di sé la tunica di Giuseppe fino al ritorno del marito,
17 al quale raccontò la stessa storia: «Quello schiavo ebreo che tu ci hai portato è venuto qui per divertirsi con me,
18 ma io ho gridato, ho chiamato aiuto e lui ha abbandonato la sua tunica vicino a me ed è scappato fuori».
19 A queste parole della moglie, la quale ripeteva: «Proprio così mi ha fatto il tuo servo!», il marito si adirò.
20 Fece arrestare Giuseppe e lo fece rinchiudere nella fortezza dove erano custoditi i prigionieri del re.

GIUSEPPE IN PRIGIONE

Così Giuseppe rimase in prigione.
21 Ma il Signore era con lui e lo proteggeva: attirò su di lui la stima del comandante della prigione
22 che gli affidò la responsabilità di tutti i detenuti rinchiusi nella fortezza. Giuseppe dirigeva tutti i lavori fatti dai prigionieri
23 e il comandante del carcere non controllava affatto quel che egli faceva, perché il Signore era con Giuseppe e tutto gli riusciva bene.

CAPITOLO 40

GIUSEPPE SPIEGA I SOGNI DI DUE PRIGIONIERI

1 Qualche tempo dopo due importanti funzionari del re commisero una mancanza contro di lui: si trattava del capo dei coppieri, responsabile della cantina del re, e del capo dei panettieri.
2 Infuriatosi contro di loro, il faraone
3 li fece mettere agli arresti nella casa del capo delle guardie, nella stessa fortezza dove era rinchiuso Giuseppe.
4 Il comandante delle guardie li affidò alle cure di Giuseppe. Essi rimasero in prigione per un certo tempo.
5 Una notte questi due uomini, il capo dei coppieri e il capo dei panettieri del re, sempre in prigione, fecero ognuno un sogno che aveva un significato particolare.
6 Quando al mattino Giuseppe andò da loro si accorse che erano tristi
7 e chiese a quei due funzionari, come lui in carcere nella casa del suo padrone:
- Perché oggi siete così tristi?
8 Risposero:
- Abbiamo fatto un sogno e non c'è nessuno che sappia spiegarcelo.
- Soltanto Dio ha il potere di interpretare i sogni, - disse Giuseppe. - Raccontatemi quel che avete sognato.
9 Il capo dei coppieri raccontò:
- Nel mio sogno mi trovavo dinanzi ad una vite.
10 Aveva tre rami. Li vidi germogliare, poi fiorire e infine portare a maturazione grappoli d'uva.
11 Io avevo in mano la coppa del faraone, colsi l'uva, ne spremetti il succo nella coppa e la porsi al faraone.
12 - L'interpretazione del sogno è questa, - gli disse allora Giuseppe: - I tre rami rappresentano tre giorni.
13 Fra tre giorni il faraone si occuperà di te: ti restituirà il tuo incarico. Tu gli porgerai di nuovo la coppa, come facevi prima quando eri il suo coppiere.
14 Ricordati di me quando sarai di nuovo felice. Ti raccomando di parlare di me al faraone e così farmi uscire da questo carcere.
15 Io sono stato portato via con la violenza dalla regione degli Ebrei e qui non ho fatto nulla di male per meritarmi la prigione.
16 Visto che Giuseppe aveva dato un'interpretazione favorevole, il capo dei panettieri gli disse:
- Anch'io ho fatto un sogno. Avevo sul capo tre ceste di pane bianco.
17 Il cesto superiore era colmo di ogni tipo di focacce, della qualità preferita dal faraone, ma alcuni uccelli venivano a beccare nel cesto sul mio capo.
18 L'interpretazione del sogno, - gli disse allora Giuseppe, - è questa: I tre cesti rappresentano tre giorni.
19 Fra tre giorni il faraone si occuperà di te: ti farà tagliare la testa e farà appendere il tuo cadavere a un palo e gli uccelli beccheranno la tua carne.
20 Infatti tre giorni dopo il faraone festeggiò il suo compleanno e fece preparare un banchetto per i suoi ministri. Si occupò anche del capo dei coppieri e del capo dei panettieri:
21 restituì l'incarico al capo dei coppieri perché gli porgesse nuovamente la coppa,
22 ma fece impiccare il capo dei panettieri, proprio come aveva predetto Giuseppe.
23 Tuttavia il capo dei coppieri si dimenticò completamente di Giuseppe.

CAPITOLO 41

GIUSEPPE SPIEGA I SOGNI DEL FARAONE

1 Passarono due lunghi anni e anche il faraone ebbe un sogno:
2 si trovava sulla riva del Nilo e vide uscire dal fiume sette vacche belle, molto grasse, che mangiavano l'erba della riva.
3 Improvvisamente dietro di loro uscirono dal fiume altre sette vacche, brutte e terribilmente magre, che si fermarono accanto alle prime sulla riva del Nilo.
4 Le vacche magre divorarono le grasse. A questo punto il faraone si svegliò.
5 Poi si riaddormentò e sognò di nuovo: Sette spighe belle, gonfie di grano, crescevano su un unico stelo.
6 Dopo di loro spuntarono altre sette spighe, striminzite e rinsecchite a causa del vento del deserto.
7 Le spighe esili ingoiarono le sette spighe grosse e gonfie. A questo punto il faraone si svegliò e si rese conto che era stato un sogno.
8 Appena fu giorno il faraone, profondamente turbato, fece chiamare tutti gli indovini e i sapienti dell'Egitto e gli raccontò quello che aveva sognato. Ma nessuno fu in grado di dargliene una spiegazione.
9 Allora intervenne il capo dei coppieri, responsabile della cantina del re. Disse: «Oggi devo per forza ricordare i miei errori.
10 Un giorno Vostra Maestà era andato in collera contro i suoi servitori e mi aveva fatto rinchiudere nella casa del comandante delle guardie insieme al capo dei panettieri.
11 In una stessa notte abbiamo fatto tutti e due un sogno con un significato particolare.
12 In prigione con noi c'era un giovane schiavo ebreo, un servitore del capo delle guardie. Noi gli abbiamo raccontato i nostri sogni e lui ce li ha spiegati dando a ciascuno la giusta interpretazione.
13 Infatti è accaduto esattamente quel che egli aveva previsto: io sono stato ristabilito nel mio incarico e l'altro è stato impiccato».
14 Allora il faraone fece chiamare Giuseppe che fu immediatamente scarcerato. Si tagliò la barba, si cambiò i vestiti e si presentò al faraone
15 che gli disse:
- Ho fatto un sogno, ma nessuno sa darmene la spiegazione. Ho sentito dire che tu sei capace di interpretare i sogni non appena te li raccontano.
16 Giuseppe rispose:
- Non io, ma Dio stesso darà a Vostra Maestà una spiegazione favorevole.
17 Il faraone disse a Giuseppe: «Nel mio sogno stavo sulla riva del Nilo.
18 Vidi uscire dal fiume sette vacche belle, molto grasse, che mangiavano l'erba della riva.
19 Improvvisamente dal fiume salirono dietro di loro altre sette vacche, ma così magre e brutte che in Egitto non ne ho mai visto di uguali.
20 Queste ultime divorarono le prime sette, quelle belle e grasse.
21 Ma sebbene le avessero ingoiate non si vedeva affatto: il loro aspetto era brutto come prima. A questo punto mi sono svegliato.
22 «Poi sognai di nuovo: Vidi sette spighe belle, gonfie di grano, che crescevano su di un unico stelo.
23 Ma dietro di loro spuntarono altre sette spighe esili e striminzite, rinsecchite a causa del vento del deserto.
24 Queste ultime inghiottirono le sette spighe belle. Ho già raccontato tutti questi sogni agli indovini, ma nessuno è stato capace di spiegarmeli».
25 Giuseppe disse: «I due sogni hanno lo stesso significato. Con essi il Signore vi fa sapere quello che sta per fare.
26 Le sette vacche belle e le sette spighe belle rappresentano sette anni. Si tratta quindi di un unico sogno.
27 Le sette vacche brutte e malconce e le sette spighe esili e riarse dal vento del deserto rappresentano anch'esse sette anni: sette anni di carestia.
28 Proprio come ho detto prima, il Signore vi fa sapere quel che sta per fare.
29 Nei prossimi - sette anni vi sarà grande abbondanza in tutto l'Egitto.
30 Poi seguiranno sette anni di carestia che cancelleranno in Egitto ogni ricordo dell'abbondanza precedente. La fame consumerà il paese
31 e sarà così grande che non si saprà più che cos'è l'abbondanza.
32 Il fatto che Vostra Maestà ha avuto un solo sogno ripetutosi in due modi diversi, significa che Dio ha preso una decisione irrevocabile e che egli sta per realizzarla.
33 Perciò Vostra Maestà cerchi ora un uomo intelligente e saggio e gli conferisca autorità su tutto l'Egitto.
34 Stabilisca inoltre funzionari incaricati di prelevare un quinto dei raccolti della terra durante i sette anni di abbondanza.
35 I funzionari dovranno accumulare molti viveri durante le prossime annate buone. Mettano e conservino il grano nei magazzini del re per l'approvvigionamento futuro delle città.
36 Così l'Egitto avrà provviste nei successivi sette anni di carestia e il paese non sarà distrutto dalla fame».

GIUSEPPE DIVENTA VICERE D'EGITTO

37 Il faraone e i suoi ministri apprezzarono il discorso di Giuseppe
38 e il faraone disse loro: «Quest'uomo ha in sé lo spirito di Dio. Potremmo forse trovare qualcuno migliore di lui?».
39 Allora si rivolse a Giuseppe: «Siccome Dio ti ha fatto conoscere tutte queste cose, nessuno può essere intelligente e saggio come te.
40 Perciò tu stesso sarai l'amministratore del mio regno, e tutto il mio popolo ubbidirà ai tuoi ordini. Soltanto io, dato che sono il re, avrò un potere superiore al tuo».
41 E aggiunse: «Ti conferisco autorità su tutto l'Egitto».
42 Poi il faraone si tolse l'anello dal dito e lo mise a quello di Giuseppe, lo fece vestire di abiti di lino finissimo e gli pose attorno al collo la collana d'oro.
43 Lo fece salire sul suo secondo carro. Davanti a lui si gridava: «Largo! Largo!».
Fu così che il faraone mise Giuseppe a capo di tutto l'Egitto.
44 Disse ancora a Giuseppe: «Io sono il faraone. Nessuno oserà muovere anche solo il dito mignolo senza il tuo permesso».
45 Il faraone diede a Giuseppe il nome egiziano di Zafnat-Paneach e gli fece sposare Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On. Poi Giuseppe cominciò a fare giri di ispezione nei territori dell'Egitto.
46 Aveva trent'anni quando fu condotto alla presenza del faraone, re d'Egitto. Giuseppe lasciò il faraone e si mise a viaggiare per tutta la regione.
47 Durante le sette annate di abbondanza la terra produsse ottimi raccolti,
48 e in quel periodo Giuseppe ammassò nel paese d'Egitto grandi riserve di viveri. In ogni città faceva conservare i raccolti della campagna circostante.
49 Accumulò tanto grano che smise di tenerne il conto perché era incalcolabile come la sabbia del mare.

I FIGLI DI GIUSEPPE

50 Prima dell'inizio della carestia Asenat, moglie di Giuseppe, figlia di Potifera, sacerdote di On, ebbe due figli.
51 Al maggiore, Giuseppe diede il nome di Manasse: «Perché - disse - Dio mi ha ricompensato di tutte le mie sofferenze e dell'allontanamento dalla casa di mio padre».
52 Chiamò il secondo Efraim: «Perché - disse - Dio mi ha dato figli in questo paese nel quale sono stato infelice».

GIACOBBE MANDA I FIGLI IN EGITTO

53 Terminati in Egitto i sette anni di abbondanza
54 cominciarono i sette anni di carestia. Come Giuseppe aveva previsto vi fu fame dappertutto, ma il pane non mancava nel territorio egiziano.
55 Poi anche in tutto l'Egitto si fece sentire la mancanza di viveri. Il popolo reclamò cibo dal faraone, che disse agli Egiziani: «Andate da Giuseppe e fate tutto quel che vi comanderà».
56 Quando la fame si estese ovunque, Giuseppe fece aprire i depositi e fece vendere grano agli Egiziani mentre la fame continuava ad aggravarsi in Egitto.
57 Da tutti i paesi la gente andava in Egitto per comprare grano perché la carestia era grande.

CAPITOLO 42

1 Giacobbe venne a sapere che c'era grano in Egitto. Allora disse ai suoi figli:
«Perché state a guardarvi l'un l'altro?
2 Sono venuto a sapere che c'è grano in Egitto. Andate dunque là e comprate viveri per noi. Così non saremo costretti a morire di fame e potremo sopravvivere».
3 Dieci fratelli di Giuseppe si recarono dunque in Egitto per comprare grano.
4 Giacobbe non lasciò andare con loro Beniamino, fratello di Giuseppe. Pensava fra sé: «Non vorrei che gli capitasse una disgrazia!».
5 I figli di Giacobbe giunsero in Egitto per comprare grano, insieme con molta altra gente, perché nella terra di Canaan c'era grande carestia.

GIUSEPPE NON È RICONOSCIUTO DAI FRATELLI

6 Giuseppe era governatore in Egitto e vendeva grano a ogni popolo. Quando giunsero davanti a lui, i suoi fratelli si inchinarono faccia a terra.
7 Egli vide i fratelli e li riconobbe, ma li trattò da estranei. Parlò duramente: - Da dove venite? - chiese loro.
- Da Canaan, - risposero, - per comprare viveri.
8 Così Giuseppe riconobbe i suoi fratelli, ma essi non riconobbero lui.
9 Giuseppe allora ricordò i sogni che aveva fatto a loro riguardo, e aggiunse:
- Siete solo spie! Siete venuti qui per scoprire i luoghi indifesi del nostro paese.
10 Non è vero, signore, - essi risposero. - Siamo venuti qui al solo scopo di comprare viveri.
11 Siamo tutti fratelli, gente onesta; non siamo spie.
12 - Niente affatto! - ribatté Giuseppe; - siete venuti a scoprire i luoghi indifesi del nostro paese!
13 Essi replicarono:
- Noi, tuoi servi, veniamo dalla terra di Canaan e siamo fratelli, figli di uno stesso padre. Eravamo in dodici: il più giovane è rimasto con nostro padre e uno non c'è più.
14 Ma Giuseppe affermò:
- Rimango della mia opinione: voi siete spie!
15 Se volete provarmi il contrario, fate venire il vostro fratello minore. Altrimenti non vi lascerò ripartire di qui. Lo giuro per la vita del faraone
16 Mandate dunque uno di voi a prendere vostro fratello, mentre gli altri rimarranno in prigione. Così vedremo se avete detto la verità. Altrimenti, per la vita del faraone, sarà chiaro che siete spie.
17 E Giuseppe li fece rinchiudere in prigione per tre giorni.

GIUSEPPE METTE ALLA PROVA I FRATELLI

18 Dopo tre giorni Giuseppe disse loro: «Io rispetto Dio! Fate come vi dico e avrete salva la vita.
19 Se davvero siete gente onesta, uno di voi deve restare qui come ostaggio nella prigione dove siete stati. Gli altri invece possono andarsene e portare il grano necessario a sfamare le loro famiglie.
20 Poi mi condurrete qui vostro fratello minore, così si vedrà se quel che dite è vero. Allora vivrete».
Essi accettarono di fare così.
21 Intanto dicevano tra loro: «Siamo veramente castigati a causa di nostro fratello Giuseppe, perché abbiamo visto la sua angoscia quando ci supplicava e noi non l'abbiamo ascoltato. Ora questa stessa angoscia colpisce noi».
22 Ruben aggiunse: «Ve l'avevo detto, io, di non commettere quel delitto verso Giuseppe. Voi però non avete voluto darmi retta. E ora siamo puniti perché responsabili della sua morte».
23 Giuseppe si serviva di un interprete per comunicare con loro, così essi non si accorgevano che li capiva.
24 A un tratto egli si allontanò dai fratelli e pianse.
Poi ritornò e continuò a parlare con loro. Infine prese Simeone e lo fece incatenare sotto i loro occhi.
25 Quindi diede l'ordine di riempire i loro sacchi di grano e di mettervi dentro il denaro con il quale lo avevano pagato. Inoltre ordinò di dar loro provviste per il viaggio. E così fu fatto.
26 I fratelli di Giuseppe caricarono i loro sacchi sugli asini e partirono.
27 Quando, alla sera, si fermarono per fare una sosta, uno di essi aprì il sacco per dare da mangiare al suo asino e vide il denaro.
28 Disse subito ai suoi fratelli:
- Mi hanno dato indietro i soldi! Sono qui, nel mio sacco!
Allora, scoraggiati e pieni di spavento si dicevano:
- Perché Dio fa così con noi?

I FRATELLI TORNANO A CASA

29 Quando arrivarono a Canaan dal loro padre Giacobbe gli raccontarono l'accaduto. Gli dissero:
30 «L'uomo che governa l'Egitto ci ha trattato male: ci aveva preso per spie.
31 Ma noi gli abbiamo risposto: "Siamo gente onesta, non siamo spie!
32 Eravamo dodici fratelli, tutti figli di uno stesso padre, ma uno di noi non c'è più, e il minore è rimasto in Canaan con nostro padre".
33 Allora lui, il governatore dell'Egitto, ha sfruttato questo particolare per verificare se davvero siamo gente onesta. "Lasciate qui uno di voi, - ha detto, - gli altri prendano di che sfamare le vostre famiglie e se ne vadano.
34 Poi condurrete qui il vostro fratello minore e così potrò essere sicuro che non siete spie, ma gente onesta. A questo punto vi ridarò vostro fratello e potrete muovervi liberamente nel nostro territorio"».
35 Poi vuotarono i sacchi e ciascuno vi trovò la sua borsa del denaro. Quando videro quelle borse, con i soldi, tutti ebbero paura, anche Giacobbe
36 che disse loro:
- Già mi avete privato di due figli: Giuseppe non c'è più! Simeone non c'è più! E ora volete togliermi anche Beniamino! Tutte le disgrazie si abbattono su di me.
37 Allora Ruben disse a suo padre:
- Se non ti riporto sano e salvo Beniamino, uccidi pure i miei due figli! Affidalo a me e te lo ricondurrò!
38 Ma Giacobbe affermò:
- Mio figlio Beniamino non verrà mai laggiù con voi. Suo fratello Giuseppe è morto e dei figli di Rachele mi resta solo Beniamino. Se gli capitasse una disgrazia nel viaggio, vecchio come sono, mi farete morire di dolore.

CAPITOLO 43

GIACOBBE LASCIA PARTIRE BENIAMINO

1 La carestia continuava a pesare sul paese.
2 Quando la famiglia di Giacobbe ebbe finito il grano portato dall'Egitto, il padre disse ai suoi figli:
- Tornate laggiù a comprare altri viveri.
3 Giuda gli rispose:
- Il governatore egiziano ha detto chiaramente che non ci riceverà se ci presentiamo a lui senza nostro fratello.
4 Se dunque sei disposto a mandare con noi Beniamino, andremo laggiù e ti compreremo cibo.
5 Ma se ti rifiuti non ci metteremo neanche in viaggio, perché quell'uomo ha detto: «Se insieme a voi non ci sarà vostro fratello, non tratterò con voi».
6 - E perché mai gli avete detto di avere ancora un fratello? - esclamò Giacobbe. - Mi avete proprio rovinato!
7 Essi risposero:
- Quel tale ci ha rivolto precise domande su noi stessi e la nostra famiglia: «Vostro padre è ancora in vita? - ha voluto sapere; - avete altri fratelli?». E noi abbiamo risposto a quelle domande. Chi poteva immaginare che poi ci avrebbe detto di portargli nostro fratello?
8 Giuda intervenne:
- Padre mio, lascia che Beniamino venga con me. Noi dobbiamo partire, se vogliamo sopravvivere: tu, noi e le nostre famiglie.
9 Ti prometto che riavrai tuo figlio: se non te lo ricondurrò sarò per sempre colpevole verso di te.
10 Se non avessimo perso tanto tempo, a quest'ora saremmo già andati e tornati due volte!
11 E va bene, se non se ne può fare a meno! - rispose allora Giacobbe, loro padre; - fate così: prendete con voi alcuni dei prodotti migliori di questa terra e fatene dono a quell'Egiziano: resina profumata, un po' di miele, aromi, laudano, pistacchi e mandorle.
12 Riportate i soldi che avete trovato nell'aprire i vostri sacchi: forse c'è stato un errore. E portate con voi un'altra somma.
13 Prendete vostro fratello Beniamino e ritornate da quell'uomo in Egitto.
14 E Dio Onnipotente faccia in modo che egli abbia pietà di voi e vi lasci ripartire con i vostri fratelli Simeone e Beniamino. Quanto a me, se dovrò proprio perdere tutti i miei figli, rimarrò solo.

GIUSEPPE ACCOGLIE I FRATELLI

15 I fratelli prepararono i regali e le somme di denaro, poi si recarono in Egitto con Beniamino e si presentarono a Giuseppe.
16 Quando Giuseppe vide che c'era anche Beniamino, disse al capo della sua servitù: «Porta questa gente nel mio palazzo perché oggi a mezzogiorno saranno miei ospiti. Poi fa' macellare e cucinare un buon capo di bestiame».
17 Quell'uomo esegui gli ordini: condusse gli ospiti a casa di Giuseppe.
18 Quando essi videro che li portavano verso il palazzo ebbero molta paura. Pensavano: «Certamente ci fanno entrare qui per i soldi che l'altra volta sono stati messi nei nostri sacchi! Ora gli Egiziani ci salteranno addosso e ci bastoneranno. Poi ci porteranno via gli asini e ci faranno schiavi».
19 Allora, quando già erano sulla soglia del palazzo, si accostarono al capo della servitù
20 e gli dissero: «Scusaci, signore, noi siamo già stati qui una volta a comprare viveri.
21 Ma quando ci siamo fermati per la notte e abbiamo aperto i nostri sacchi, ciascuno di noi ha trovato nel suo sacco esattamente la somma che aveva pagato. Noi, ora, questo denaro lo abbiamo riportato
22 e ne abbiamo con noi dell'altro per comprare ancora viveri. Non sappiamo assolutamente chi sia che ha rimesso il nostro primo denaro nei nostri sacchi».
23 «State calmi, non preoccupatevi, - rispose il capo della servitù. - E' il vostro Dio, il Dio di vostro padre che ha rimesso un tesoro nei vostri sacchi. Il vostro denaro, ad ogni modo, io l'ho ricevuto».
24 Liberò subito Simeone, li condusse nel palazzo di Giuseppe. Poi fece loro portare acqua per lavarsi e dare foraggio agli asini.

I FRATELLI A PRANZO CON GIUSEPPE

25 Avvertiti che avrebbero pranzato li a mezzogiorno, in attesa di Giuseppe prepararono i loro doni.
26 Quando Giuseppe arrivò a casa gli diedero i regali e si inchinarono fino a terra.
27 Giuseppe chiese loro come stavano, poi disse:
- Sta bene il vostro vecchio padre di cui mi avete parlato? Vive ancora?
28 - Sì, nostro padre, il tuo servitore, - essi risposero, è ancora in vita. E sta bene! E si inchinarono rispettosamente.
29 Poi Giuseppe guardò Beniamino, suo proprio fratello, figlio della stessa madre, e disse: - E' questo il vostro fratello più giovane, di cui mi avete parlato?
Aggiunse:
- Dio ti benedica, figlio mio!
30 Commosso davanti a suo fratello, uscì in fretta per non piangere, ma entrato in camera sua scoppiò in pianto.
31 Lavatosi in fretta, tornò con gli altri. Si riprese e ordinò di servire il pranzo.
32 Giuseppe fu servito a un tavolo, i suoi fratelli a un altro. A un altro tavolo ancora venne portato il pranzo agli Egiziani invitati da Giuseppe. Essi non possono mangiare con gli Ebrei: lo vietano le loro osservanze religiose.
33 I fratelli sedevano di fronte a Giuseppe e i posti erano stati loro assegnati in ordine di età, dal primogenito al minore, perciò si guardavano l'un l'altro con stupore.
34 Giuseppe fece loro servire alcune porzioni prese dal suo stesso tavolo e le razioni di Beniamino erano cinque volte più grandi delle altre. Giuseppe bevve vino con loro e tutti furono insieme molto allegri.

CAPITOLO 44

LA PROVA DELLA COPPA

1 Più tardi Giuseppe diede quest'ordine al capo della servitù: «Riempi di viveri i sacchi di questi uomini: da' loro tutto quel che possono portare. Poi nascondi di nuovo i soldi di ciascuno nei loro sacchi.
2 Nel sacco del più giovane, però, oltre ai soldi del grano, metti anche la mia coppa, proprio quella d'argento!».
Il capo della servitù eseguì l'ordine.
3 Il giorno seguente, all'alba, i fratelli di Giuseppe se ne andarono con i loro asini.
4 Non erano ancora molto lontani dalla città quando Giuseppe disse al capo dei suoi servi: «Insegui quegli uomini, raggiungili e di' loro: Perché avete ricambiato bene con male?
5 Perché avete rubato la coppa che il mio padrone adopera per bere e per conoscere il futuro? Vi siete comportati proprio male!».
6 Il capo dei servi li raggiunse e riferì esattamente queste parole.
7 - Perché ci fai queste accuse, signore? - risposero. - Noi non avremmo mai avuto l'idea di commettere una simile azione!
8 Ti abbiamo persino riportato dalla terra di Canaan i soldi ritrovati nei nostri sacchi. Perché mai avremmo dovuto rubare oro o argento dalla casa del tuo padrone?
9 Ebbene, se si trova quella coppa nei bagagli di uno di noi, quel tale sia messo a morte e tutti gli altri ridotti a tuoi schiavi!
10 Benissimo! - rispose il capo dei servi. - Vi prendo in parola. Ma solo quello che avrà la coppa diventerà schiavo. Gli altri saranno liberi.
11 Ognuno di essi si affrettò a tirar giù il suo sacco e lo aprì.
12 Quell'uomo frugò allora in tutti i sacchi: incominciò da quello del maggiore e terminò con quello del minore dei fratelli.
La coppa fu trovata nel sacco di Beniamino.
13 Allora i fratelli si stracciarono le vesti. Poi ognuno ricaricò il proprio asino e tornarono in città.
14 Giuda e i suoi fratelli giunsero da Giuseppe, che si trovava ancora nel suo palazzo e si inchinarono davanti a lui fino a terra.
15 Giuseppe disse loro:
- Che cosa avete fatto? Non sapevate che un uomo come me ha la capacità di indovinare tutto?
16 Allora Giuda esclamò:
- Con quali parole potremmo scusarci dinanzi a te, signore? Dio stesso ha svelato che siamo colpevoli! Noi saremo tutti tuoi schiavi insieme a quello che è stato trovato con la coppa.
17 - Ma io non voglio questo! - dichiarò Giuseppe. - Sarà mio schiavo solo chi è stato trovato con la coppa. Voi altri, invece, tornate in pace da vostro padre.

GIUDA INTERVIENE IN FAVORE DI BENIAMINO

18 Allora Giuda si avvicinò a Giuseppe e gli disse:
- Signore, permetti a me, tuo servo, di dire ancora una parola: Tu sei al pari del faraone, ma non adirarti contro di me!
19 L'altra volta tu, o signore, ci hai chiesto se avevamo ancora nostro padre o un fratello,
20 e noi abbiamo risposto: «Abbiamo ancora il nostro vecchio padre e un ragazzo, nostro fratello minore, natogli nella sua vecchiaia. Nostro padre l'ama molto perché è il solo figlio che gli resta della sua più cara moglie, perché l'altro fratello è morto».
21 A questo punto tu hai detto a noi, tuoi servitori: «Conducetelo qui da me. Voglio vederlo».
22 Ma noi ti abbiamo spiegato, signore, che il ragazzo non poteva lasciare il padre perché altrimenti suo padre ne sarebbe morto.
23 Però tu allora hai dichiarato a noi tuoi servitori: «Se vostro fratello minore non verrà con voi, non vi riceverò affatto».
24 Tornati da nostro padre, tuo servitore, gli abbiamo riferito quel che ci avevi detto.
25 Ma quando egli ci ordinò di ritornare a comprare viveri
26 gli abbiamo risposto: «Noi non possiamo tornare in Egitto senza nostro fratello minore, altrimenti il governatore del paese non ci riceverà!».
27 Allora mio padre, tuo servitore, ci disse: «Sapete bene che mia moglie Rachele mi ha dato solo due figli!
28 Uno di essi se n'è andato e non l'ho mai più riveduto, per cui mi sono detto: certamente l'ha divorato una bestia feroce!
29 E ora mi volete privare anche del secondo! Se gli capita qualche disgrazia, vecchio come sono, ne morrò di tristezza!».
30 Quindi ora non posso tornare da nostro padre senza il ragazzo, perché la sua vita è molto legata a lui.
31 Se non lo vedrà ritornare, morirà e noi, tuoi servi, saremo colpevoli di avere fatto morire di crepacuore nella sua vecchiaia nostro padre, tuo servo.
32 Inoltre io, tuo servitore, mi sono impegnato dinanzi a mio padre di difendere la vita del ragazzo. Se non glielo riconduco sarò per sempre colpevole verso di lui.
33 Perciò ora, signore, ti supplico: prendi me come schiavo, al posto del ragazzo perché egli possa ripartire con gli altri fratelli.
34 Non posso ritornare da mio padre senza Beniamino: non potrei sopportare di vedere mio padre colpito da una simile sciagura.

CAPITOLO 45

GIUSEPPE SI FA RICONOSCERE DAI FRATELLI

1 Giuseppe non riuscì più a fingere. Disse agli Egiziani che gli stavano intorno:
«Uscite tutti!». Così nessuno rimase con lui quando si fece riconoscere dai suoi fratelli.
2 Si mise a piangere così forte che gli Egiziani l'udirono e la cosa fu risaputa anche nel palazzo del faraone.
3 Giuseppe diceva ai suoi fratelli: «Sono io! Sono Giuseppe! E' ancora in vita mio padre?».
Ma i suoi fratelli erano tanto sconcertati di trovarsi dinanzi a lui che non riuscivano a rispondergli.
4 «Avvicinatevi a me!», disse allora Giuseppe ai suoi fratelli.
Quando furono accanto a lui proseguì: «Io sono veramente Giuseppe, vostro fratello, quello che voi avete venduto perché fosse portato in Egitto!
5 Ora però non state ad angustiarvi e a rimproverarvi per avermi venduto. E' Dio che mi ha fatto venire qui prima di voi per potervi salvare la vita.
6 Già da due anni la carestia infierisce ovunque e per altri cinque non vi sarà né aratura né mietitura.
7 Ma Dio mi ha inviato in questa terra davanti a voi, per tenervi da parte una scorta di viveri e così potervi salvare con una grande liberazione.
8 Dunque: non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio. Ed è lui pure che ha fatto di me il più potente ministro del faraone, responsabile della sua corte e governatore dell'intero Egitto.
9 «Presto dunque, ritornate da mio padre e ditegli: Ecco quel che ti manda a dire Giuseppe, tuo figlio: Dio mi ha costituito padrone dell'intero Egitto. Vieni da me. Non tardare.
10 Ti stabilirai nella regione di Gosen e così sarai vicino a me, tu, i tuoi figli e i tuoi nipoti, con i tuoi greggi, i tuoi armenti e tutto quel che possiedi.
11 Lì io rifornirò di viveri te, la tua famiglia e i tuoi greggi. Vi saranno ancora cinque anni di carestia, ma a voi non mancherà nulla!
12 «Voi stessi, - aggiunse Giuseppe, - con i vostri propri occhi potete costatare che sono proprio io, e non un altro, che vi parla. E mio fratello Beniamino è in grado di confermarlo.
13 «Raccontate dunque a mio padre tutto quel che avete visto e ditegli quale posto di grande prestigio io occupo in Egitto! Poi datevi da fare per fare venire qui mio padre al più presto».
14 Giuseppe gettò le braccia al collo di suo fratello Beniamino e i due piansero insieme abbracciandosi.
15 Poi, sempre piangendo, Giuseppe abbracciò anche gli altri. A questo punto i suoi fratelli riuscirono a parlare con lui.

IL FARAONE INVITA GIACOBBE IN EGITTO

16 La notizia dell'accaduto si diffuse anche nel palazzo del faraone. Dicevano: «I fratelli di Giuseppe sono venuti in Egitto».
E il faraone e i suoi ministri ne furono felici.
17 Il faraone disse a Giuseppe: «Di' ai tuoi fratelli di preparare i loro asini e di ritornare nella terra di Canaan
18 per prendere vostro padre e le vostre famiglie e farli venire qui da me. Assegnerò loro la parte più fertile del territorio egiziano e avranno per cibo i migliori prodotti del paese.
19 Inoltre devi dar loro quest'ordine: Procuratevi qui alcuni carri per trasportare in Egitto vostro padre, le vostre mogli e i vostri figli.
20 Non avrete da rimpiangere quel che lascerete laggiù, perché qui vi stabilirete nella contrada più produttiva dell'Egitto».
21 I figli di Giacobbe ubbidirono. Giuseppe, secondo l'ordine del faraone, diede loro alcuni carri e li fornì di provviste per il viaggio.
22 Inoltre diede a ognuno un abito da festa. A Beniamino, però, ne diede cinque e gli regalò anche trecento pezzi d'argento.
23 E inviò a suo padre, per il viaggio, dieci asini carichi dei migliori prodotti dell'Egitto e dieci asine cariche di grano, pane e vettovaglie varie.
24 Raccomandò ai suoi fratelli di non litigare durante il viaggio e li lasciò andare.
25 Essi lasciarono l'Egitto, raggiunsero la terra di Canaan e arrivarono dal loro padre Giacobbe.
26 Gli annunziarono: «Giuseppe è ancora in vita! E' addirittura governatore di tutto l'Egitto!». Ma egli rimase indifferente perché non ci credeva.
27 Allora gli riferirono tutto quel che Giuseppe aveva detto. Egli esaminò i carri che suo figlio gli aveva inviato per trasportarlo, si rianimò
28 e disse: «Basta! Mio figlio Giuseppe è vivo! Voglio partire per rivederlo prima di morire!».

CAPITOLO 46

GIACOBBE VA IN EGITTO CON I FIGLI

1 Giacobbe si mise in viaggio con tutto quel che possedeva. Giunto a Bersabea offrì sacrifici al Dio di suo padre Isacco.
2 E Dio gli parlò in visione, di notte.
- Giacobbe, Giacobbe! - lo chiamò.
Ed egli rispose:
- Eccomi!
3 E Dio gli disse:
- Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non avere paura di andare in Egitto, perché io voglio che là i tuoi discendenti diventino un grande popolo.
4 Io ti accompagnerò in Egitto e un giorno ti farò anche ritornare. E sarà Giuseppe che ti chiuderà gli occhi quando sarai morto.
5 Poi il viaggio proseguì da Bersabea. I figli di Giacobbe fecero salire il loro padre, i bambini e le donne sui carri che il faraone aveva mandato per trasportarli.
6-7 Portarono con sé anche il bestiame e tutti i beni che avevano accumulato nella terra di Canaan. Fu così che Giacobbe venne in Egitto con tutta la sua famiglia: figli e figlie, nipoti e nipotine.

LA FAMIGLIA DI GIACOBBE

8 Questi sono i nomi dei discendenti di Giacobbe che vennero in Egitto con il loro padre.
Ruben, il primogenito di Giacobbe,
9 e i suoi figli: Enoc, Pallu, Ghezron e Carmi.
10 Simeone e i suoi figli: Iemuel, Iamin, Oad, Iachin, Socar e Saul, figlio della Cananea.
11 Levi e i suoi figli: Gherson, Keat e Merari.
12 Giuda e i suoi figli: Er, Onan, Sela, Perez e Zerach. Ma Er e Onan morirono nella terra di Canaan. (I figli di Perez furono: Chezron e Amul.)
13 Issacar e i suoi figli: Tola, Puva, Giobbe e Simron.
14 Zabulon e i suoi figli: Sered, Elon e Iacleel.
15 Questi sono i figli e nipoti di Lia e Giacobbe, nati in Mesopotamia, oltre alla figlia Dina. Sono trentatré uomini più una donna: Dina.
16 Gad e i suoi figli: Zifion, Agghi, Suni, Esbon, Eri, Arodi e Areli.
17 Aser e i suoi figli: Imma, Isva, Isvi, Beria e la loro sorella Serach. (I figli di Beria furono: Eber e Malchiel.)
18 Questi sono i discendenti di Giacobbe e di Zilpa, la schiava che Labano aveva dato a sua figlia Lia. Sono sedici persone.
19 I figli di Rachele, moglie di Giacobbe: Giuseppe e Beniamino.
20 In Egitto, da Giuseppe e da sua moglie Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On, nacquero Efraim e Manasse.
21 I figli di Beniamino: Bela, Becher e Asbel, Ghera, Naaman, Echi, Ros, Muppim, Uppim e Arde.
22 Questi sono i discendenti di Giacobbe e Rachele: in tutto quattordici persone.
23 Dan e suo figlio Usim.
24 Neftali e i suoi figli: Iacseel, Guni, Iezer e Sillem.
25 Questi sono i discendenti di Giacobbe e di Bila, la schiava che Labano aveva dato a sua figlia Rachele. In tutto sette persone.
26 Con Giacobbe scesero quindi in Egitto sessantasei suoi discendenti, tra figli e nipoti. Bisogna aggiungere a questi le mogli dei figli di Giacobbe.
27 Sono quindi settanta le persone che formavano la famiglia di Giacobbe quando andò in Egitto. I figli di Giuseppe, nati in Egitto, sono due.

LA FAMIGLIA DI GIACOBBE IN EGITTO

28 Giacobbe aveva mandato avanti Giuda, da Giuseppe, per avvisarlo di venirgli incontro nella regione di Gosen.
29 Giuseppe fece preparare il suo carro e si recò incontro a suo padre Giacobbe. Quando gli fu dinanzi gli gettò le braccia al collo, lo abbracciò e pianse a lungo.
30 Allora Giacobbe disse a Giuseppe: «Ora posso anche morire, perché ti ho riveduto e so che sei vivo».
31 Poi Giuseppe disse ai fratelli e a tutti i parenti: «Ora io vado dal faraone a dirgli che siete venuti qui dalla terra di Canaan.
32 Gli dirò: Questi uomini sono pastori di greggi. Sono sempre stati allevatori di bestiame e hanno portato con loro pecore, buoi e ogni loro avere.
33 Se poi il faraone vi farà chiamare e vi chiederà qual è il vostro mestiere,
34 voi risponderete: Noi, tuoi servitori, siamo sempre stati pastori fin dalla giovinezza, come i nostri padri, e lo siamo tuttora. Così avrete il permesso di abitare a parte, nella regione di Gosen. Gli Egiziani infatti non vogliono avere nulla a che fare con i pastori, perché pensano che essi li rendano impuri».

CAPITOLO 47

GIACOBBE E' ACCOLTO DAL FARAONE

1 Giuseppe andò dal faraone per informarlo e gli disse: «Maestà, mio padre e i miei fratelli sono giunti qui dalla terra di Canaan con pecore, capre, bovini e tutti i loro averi. Ora si trovano nella regione di Gosen».
2 Aveva preso con sé cinque dei suoi fratelli. Li presentò al faraone
3 che chiese loro:
- Qual è il vostro mestiere?
- Maestà! - essi risposero. - Noi, tuoi servitori, come i nostri padri siamo sempre stati pastori.
4 E aggiunsero:
- La carestia è così grande nella terra di Canaan che non c'è più pascolo per i nostri greggi. Perciò siamo venuti qui e ci siamo fermati nella regione di Gosen. Dacci il permesso di potervi restare.
5 Il faraone disse a Giuseppe:
- Tuo padre e i tuoi fratelli sono venuti qui da te.
6 Hai a tua disposizione l'intero Egitto: falli abitare nella regione migliore! Restino pure in Gosen. E se pensi che fra di essi vi sono uomini competenti, mettili come responsabili del mio bestiame.
7 Poi Giuseppe condusse dal faraone suo padre Giacobbe e glielo presentò. Giacobbe salutò e benedisse il faraone,
8 che gli disse:
- Quanti anni hai?
9 - Da centotrent'anni vivo errando da un paese all'altro, - rispose Giacobbe. - E' stata una vita molto dura, ma a me sembra breve al confronto con quella dei miei padri, vissuti anch'essi come nomadi.
10 Poi, con parole di saluto e di benedizione si congedò dal faraone.
11 Giuseppe eseguì l'ordine del faraone. Fece abitare suo padre e i suoi fratelli in Egitto. Diede loro una proprietà nella regione migliore, quella di Ramses.
12 Si preoccupò anche di fornirli di viveri in proporzione al loro numero.

LA POLITICA AGRARIA DI GIUSEPPE

13 La carestia era ovunque tremenda. Non soltanto in Canaan, ma anche in Egitto si soffriva la fame.
14 Perciò non soltanto da Canaan, ma anche dall'Egitto si veniva a comprare viveri da Giuseppe che si trovò a incassare tutti i soldi di quelle regioni, soldi che egli depositò nel palazzo del faraone.
15 Quando però sia Canaan che l'Egitto ebbero esaurito il loro denaro, gli Egiziani vennero tutti quanti insieme da Giuseppe e gli dissero:
- Dacci da mangiare! Vorresti forse lasciarci morire di fame qui davanti a te, solo perché non abbiamo più soldi?
16 - Se non avete più soldi, cedetemi il vostro bestiame, - rispose Giuseppe, - e io vi darò cibo in cambio.
17 Allora essi portarono a Giuseppe il loro bestiame: cavalli, asini, buoi, pecore, capre. In cambio Giuseppe li rifornì di viveri per tutto quell'anno.
18 Trascorso però quell'anno, gli Egiziani tornarono da Giuseppe e gli dissero: «Non possiamo certo nasconderti le nostre necessità, signore: siamo rimasti senza soldi e senza bestiame. Non ci restano che le nostre braccia e i nostri campi!
19 E tu saresti capace di stare a guardare senza far niente mentre noi moriamo di fame e le nostre terre vanno in rovina? Compera, in cambio di cibo, noi stessi e i nostri terreni: noi con le nostre terre diventeremo schiavi del faraone e tu ci darai della semente. Così non saremo costretti a morire di fame e potremo vivere, e i nostri campi non diventeranno un deserto».
20 La fame era tanto grande che ogni Egiziano vendette il suo podere. Giuseppe li acquistò tutti per conto del faraone e così l'intero territorio diventò proprietà del re d'Egitto.
21 E Giuseppe raccolse i contadini in grossi centri abitati, da un capo all'altro del paese.
22 Soltanto le terre dei sacerdoti non poté comprare, perché essi ricevevano dal faraone un'assegnazione di viveri. Si nutrirono dunque con quei viveri e non furono costretti a vendere i loro terreni.
23 Poi Giuseppe disse agli Egiziani:
- Oggi, per conto del faraone io ho acquistato voi e le vostre terre. Questa è la vostra semente. Andate a seminarla nei campi.
24 Però, al momento del raccolto, un quinto andrà al faraone. Gli altri quattro quinti rimarranno a voi, parte come semente per i campi e parte come cibo per voi, i vostri figli, i vostri nipoti e quanti sono con voi.
25 Essi risposero:
- Tu ci salvi da morte sicura! Se tu, nostro signore, ci aiuti, noi accettiamo di servire il faraone come schiavi.
26 Giuseppe emanò allora un decreto, tuttora in vigore, il quale stabiliva che in tutto l'Egitto la quinta parte del raccolto spetta al faraone. Solo le proprietà dei sacerdoti non furono soggette a questa tassa per il re.

LE ULTIME VOLONTÀ DI GIACOBBE

27 Gli Israeliti rimasero in Egitto, nella regione di Gosen. Vi si stabilirono, ebbero molti figli e divennero numerosi.
28 Giacobbe visse ancora diciassette anni in Egitto e raggiunse così l'età di centoquarantasette anni.
29 Poco prima di morire chiamò suo figlio Giuseppe e gli disse:
- Se mi vuoi bene, devi essere buono e leale verso di me: metti ora la tua mano sotto la mia coscia e promettimi che non mi seppellirai in Egitto.
30 Quando sarò morto dovrai portare il mio corpo fuori d'Egitto e seppellirlo nel sepolcro dei miei padri.
- Farò come hai detto! - rispose Giuseppe.
31 - Giuramelo! - riprese Giacobbe.
E Giuseppe giurò. Allora Giacobbe, a capo del suo letto, si inchinò profondamente.

CAPITOLO 48

GIACOBBE BENEDICE I FIGLI DI GIUSEPPE

1 Qualche tempo dopo fu detto a Giuseppe che suo padre era ammalato. Subito Giuseppe prese con sé i suoi due figli, Manasse ed Efraim, e andò da lui.
2 A Giacobbe fu detto: «Tuo figlio sta arrivando!». A fatica Giacobbe si mise seduto sul letto.
3 Poi disse a Giuseppe: «Il Dio Onnipotente mi apparve a Luz, nella terra di Canaan, e mi benedisse
4 con queste parole: "Io ti darò moltissimi figli e nipoti, ti farò diventare il principio di una moltitudine di popoli. E a loro, dopo di te, darò questo paese in possesso per sempre".
5 «E ora considero come miei, allo stesso modo di Ruben e di Simeone, i due figli che ti sono nati in Egitto, prima del mio arrivo: Manasse ed Efraim.
6 Ma i figli che hai avuto dopo di questi, con i fratelli che verranno in seguito, si spartiranno insieme l'eredità che lascerai loro.
7 «Ricordati di tua madre Rachele, morta mentre dalla Mesopotamia facevo ritorno in Canaan, quando c'era ancora un tratto di strada per arrivare a Efrata, e io l'ho sepolta là lungo la strada che conduce a Efrata, cioè Betlemme».
8 Quando Giacobbe vide i figli di Giuseppe domandò:
- Chi sono?
9 E Giuseppe gli rispose:
- Sono i figli che Dio mi ha dato qui in Egitto.
- Falli venire vicino a me, - disse allora Giacobbe. - Voglio benedirli.
10 Era vecchio e ci vedeva poco: era quasi cieco. Giuseppe fece avvicinare i ragazzi e Giacobbe li baciò e abbracciò.
11 Poi Giacobbe disse a Giuseppe:
- Non avrei mai pensato di rivederti, e invece Dio mi concede addirittura di vedere i tuoi figli!
12 Giuseppe riprese i figli dalle ginocchia di Giacobbe e si inchinò fino a terra.
13 Poi li prese per mano tutti e due: diede a Efraim la destra così che stava a sinistra rispetto a Giacobbe e diede la sinistra a Manasse che si trovò così a destra per Giacobbe; li fece avvicinare a suo padre.
14 Ma Giacobbe incrociò le braccia e appoggiò la sua mano destra sulla testa di Efraim, benché fosse il minore, e quella sinistra sulla testa di Manasse, che era il primogenito.
15 E questa fu la benedizione che diede a Giuseppe:
«Il Dio che i miei padri Abramo e Isacco
hanno sempre servito,
il Dio che mi ha guidato come un pastore
da quando sono nato fino a oggi,
16 l'Angelo, che mi ha liberato da ogni male,
benedica questi ragazzi!
Il mio nome e quello dei miei padri
Abramo e Isacco continui a vivere in loro
e siano l'inizio di un popolo nel paese».
17 Quando Giuseppe vide che suo padre aveva messo la destra sulla testa di Efraim ne fu dispiaciuto. Afferrò la mano di suo padre per spostarla sulla testa di Manasse
18 e disse:
- Ti sbagli, padre mio, è questo il primogenito, e su di lui devi mettere la tua destra!
19 Ma suo padre gli fece resistenza e disse: - Lo so, figlio mio, lo so! Anche i discendenti di Manasse diventeranno un grande popolo! Tuttavia suo fratello minore sarà ancora più grande: i suoi discendenti diventeranno una moltitudine di popoli.
20 Quel giorno dunque li benedisse, con queste parole: «Per il popolo d'Israele voi diventerete un esempio di grande benedizione. Quando si vorrà augurare bene a qualcuno si dirà: Dio ti benedica come Efraim e Manasse».
E così quel giorno Giacobbe diede il primo posto a Efraim davanti a Manasse.
21 Poi Giacobbe disse a Giuseppe: «Ora io sto per morire. Ma Dio sarà con voi e vi farà ritornare nella terra dei vostri padri.
22 A te io do qualcosa in più rispetto ai tuoi fratelli: ti do quella falda di monte che ho strappato agli Amorrei con la mia spada e con il mio arco».

CAPITOLO 49

GIACOBBE BENEDICE I SUOI DODICI FIGLI

1 Giacobbe chiamò i suoi figli:
«Avvicinatevi, - disse. - Voglio annunziarvi quello che accadrà in futuro.
2 Figli di Giacobbe,
raccoglietevi insieme e state attenti.
Ascoltate vostro padre Israele.
3 Ruben, mio primogenito,
tu sei la mia forza,
la primizia della mia virilità!
Sei tanto fiero e tanto forte,
4 ma non avrai il diritto di primogenito!
Impetuoso come l'acqua di un torrente,
sei salito sul mio letto coniugale
hai disonorato il giaciglio di tuo padre.
5-6 Simeone e Levi sono fratelli.
Non voglio partecipare ai loro progetti,
non voglio unirmi alle loro riunioni:
i loro accordi scatenano violenza.
Nella loro rabbia hanno trucidato uomini
e nella loro furia hanno mutilato tori.
7 Maledetta la loro collera perché è violenta,
maledetto il loro furore perché è crudele!
Non avranno un proprio territorio,
li dividerò tra le tribù del mio popolo
8 Giuda: i tuoi fratelli canteranno le tue lodi!
Obbligherai i tuoi nemici a piegar
la schiena.
Anche i tuoi fratelli si inchineranno
dinanzi a te.
9 Giuda, figlio mio, sei come
un giovane leone
che ha ucciso la sua preda e torna
alla sua tana.
Come una leonessa sdraiata e accovacciata:
chi oserà farti alzare?
10 Lo scettro rimarrà nella casa di Giuda,
il bastone di comando non le sarà mai tolto
finché verrà colui al quale appartiene:
a lui saranno sottoposti tutti i popoli.
11 Egli porterà una grande abbondanza:
userà la vite anche per legarvi l'asino
e il vino per lavare le vesti.
12 Il vino ravviverà lo splendore dei suoi occhi
e il latte renderà più bianchi i denti.
13 Zabulon, tu abiterai sulla riva del mare,
là dove le navi trovano un porto.
Il tuo territorio si estenderà sino a Sidone.
14 Issacar è come un asino robusto
gravato dalle due ceste del basto.
15 Ha visto che la regione era amena
e bello l'abitarvi:
ha curvato la schiena per portare il carico
ed è divenuto uno schiavo che paga
il tributo.
16 Dan, tu sarai giudice del tuo popolo!
fra le altre tribù d'Israele.
17 Dan, sarai per i nemici come un serpente
sulla strada,
come una vipera velenosa sul sentiero:
punge il garretto del cavallo
che fa precipitare all'indietro il cavaliere.
18 Io aspetto, o Signore, il tuo aiuto.
19 Gad! Sarà assalito da bande di predoni
ma a sua volta li assalirà.
20 Aser: avrà i cibi più raffinati,
produrrà delizie da re.
21 Neftali: è come una cerva libera e veloce,
madre di graziosi cerbiatti.
22 Giuseppe: è come un ramo ricco di frutti:
cresce vicino a una sorgente
e i suoi grappoli
si distendono sopra il muro.
23 Arcieri lo hanno esasperato e colpito.
Lo hanno perseguitato con le loro frecce.
24 Ma il Dio Potente di Giacobbe l'ha aiutato:
con la sua potenza ha reso saldo il suo arco.
Ha reso corto e veloce il suo braccio,
lui, il pastore, la roccia d'Israele.
25 Il Dio di tuo padre ti ha aiutato
e ti aiuterà ancora;
l'Onnipotente continuerà a benedirti:
ti darà pioggia dal cielo
e acqua dalle sorgenti più profonde.
Renderà prolifiche le tue donne
e feconde le femmine del tuo bestiame.
26 Come le cime dei monti
si alzano al di sopra delle nuvole,
così le benedizioni di tuo padre
sorpassano le benedizioni dei miei padri.
Tu sarai l'erede
della benedizione data a tuo padre.
Giuseppe, tu sei l'eletto
fra tutti i tuoi fratelli.
27 Beniamino: è come un lupo rapace
che al mattino caccia la preda
e ne divide a sera le spoglie».

ULTIME VOLONTÀ DI GIACOBBE

28 Con queste parole Giacobbe benedisse i suoi dodici figli, dai quali discendono le tribù degli Israeliti.
Diede a ognuna una benedizione particolare.
29 Poi disse: «Ora sto per raggiungere i miei antenati. Quando sarò morto dovrete seppellirmi nella tomba dei miei padri, la grotta che si trova nel campo di Efron l'Ittita,
30 è la grotta di Macpela, a est di Mamre nella terra di Canaan. Abramo l'ha comprata da Efron l'lttita, insieme al campo, per farne la tomba di famiglia.
31 Là sono stati sepolti Abramo e Sara, i miei nonni, Isacco e Rebecca, mio padre e mia madre. Io stesso vi ho seppellito Lia, mia moglie.
32 Quella grotta, col campo in cui si trova, fu comprata dagli Ittiti».
33 Quando Giacobbe ebbe finito di dare queste disposizioni si mise sdraiato nel suo letto, poi morì e fu riunito ai suoi padri.

CAPITOLO 50

IL LUTTO PER GIACOBBE

1 Giuseppe si gettò sul corpo di suo padre, lo abbracciò e pianse.
2 Poi ordinò ai medici suoi servi di imbalsamarlo. E i medici fecero come aveva detto.
3 Lavorarono per quaranta giorni: questo infatti è il tempo richiesto per un'imbalsamazione.
Gli Egiziani portarono il lutto per settanta giorni.
4 Terminato il tempo del lutto Giuseppe parlò alle persone della corte del faraone: «Se mi siete amici, - disse, - vi prego di riferire a Sua Maestà queste mie parole:
5 Mio padre mi ha fatto giurare che dopo la sua morte io lo avrei seppellito nella tomba che si era preparata nella terra di Canaan. Ora chiedo di andare là a seppellire mio padre. Poi tornerò qui».
6 «Va' pure a seppellire tuo padre, - gli fece rispondere il faraone, - mantieni il giuramento che gli hai fatto».

I FUNERALI DI GIACOBBE

7 Giuseppe si mise in viaggio per andare a seppellire suo padre. Lo accompagnarono tutti i funzionari del faraone, i dignitari della corte reale e le autorità dell'Egitto:
8 con loro tutta la famiglia di Giuseppe, i suoi fratelli e le persone della famiglia di suo padre. Nella regione di Gosen rimasero solamente i ragazzi, le greggi e gli armenti.
9 Nel corteo c'erano anche carri da guerra e cavalieri: era un corteo veramente maestoso.
10 Quando arrivarono al di là del Giordano, presso l'Aia di Atad, celebrarono solenni e imponenti onoranze funebri. Giuseppe tenne per suo padre un altro lutto di sette giorni.
11 Quando gli abitanti di quel luogo, i Cananei, videro il rito funebre che si svolgeva sull'Aia di Atad, dissero: «Questo è un grave lutto per gli Egiziani».
Così quel luogo, che è al di là del Giordano, fu chiamato Abel-Mizraim (Lutto degli Egiziani).
12 I figli di Giacobbe fecero per lui tutto quello che egli aveva loro comandato:
13 lo trasportarono nella terra di Canaan e lo seppellirono nella grotta di Macpela, di fronte a Mamre, proprio in quella grotta che Abramo aveva comprato, insieme al campo, da Efron l'Ittita per farne la tomba di famiglia.
14 Dopo aver seppellito suo padre, Giuseppe ritornò in Egitto con i suoi fratelli e tutti quelli che l'avevano accompagnato per il funerale.

GIUSEPPE TRANQUILLIZZA I FRATELLI

15 Dopo che il padre era morto, i fratelli di Giuseppe parlarono tra di loro: «Ora Giuseppe potrebbe incominciare a trattarci male, dicevano, vorrà vendicarsi di tutto il male che gli abbiamo fatto».
16 Mandarono quindi qualcuno da Giuseppe per dirgli: «Prima di morire tuo padre ci ha dato quest'ordine:
17 "Dite a Giuseppe: perdona, ti prego, la cattiveria e il peccato dei tuoi fratelli". Ora anche noi ti supplichiamo: perdona a noi, servitori del Dio di tuo padre, il nostro peccato».
Quando gli riferirono queste parole Giuseppe si mise a piangere.
18 Poi i fratelli di Giuseppe andarono personalmente da lui, gli si inchinarono davanti, faccia a terra, e dissero:
- Eccoci tuoi schiavi!
19 Ma Giuseppe rispose loro:
- Non abbiate paura! Io non sono Dio, non posso giudicarvi.
20 Volevate farmi del male, ma come oggi si vede, Dio ha voluto trasformare il male in bene per salvare la vita a un popolo numeroso.
21 Dunque non abbiate paura. Io mi prenderò cura di voi e delle vostre famiglie. Parlò loro in modo molto affettuoso e li incoraggiò.

VECCHIAIA E MORTE DI GIUSEPPE

22 Giuseppe e la famiglia di suo padre rimasero in Egitto. Giuseppe visse centodieci anni.
23 Vide nascere i figli e i nipoti di suo figlio Efraim e adottò i figli di suo nipote Machir, figlio di Manasse.
24 Un giorno Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Io sto per morire. Ma Dio sicuramente vi aiuterà. Vi farà uscire dall'Egitto per condurvi nella terra che ha solennemente promesso ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe».
25 E aggiunse: «Dio si prenderà certo cura di voi. Perciò giuratemi di portare via di qui le mie ossa».
26 Giuseppe morì all'età di centodieci anni. Fu imbalsamato e deposto in un sarcofago, in Egitto.

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